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Chiuso il centro prevenzione malattie oncologiche: addio numero verde e visite specialistiche

Sanità sempre piu’ povera e raminga in Puglia, privata a poco a poco perfino di quei servizi che parlano di prevenzione e malattie precoci. Da oggi, infatti, la Regione Puglia ha gettato in mezzo alla strada diciotto dipendenti del centro ‘screening’ malattie oncologiche, nonostante dal 2007 in Puglia sia stato attivato questo servizio legato a quei programmi di prevenzione dei tumori al collo dell’utero, alla mammella e al colon retto previsti dal servizio sanitario nazionale come Livelli essenziali di assistenza. I pugliesi da oggi, insomma, dovranno fare a meno, a meno di ripensamenti di assessore alla Salute e direttore generale Ares, di quegli avvisi inviati a tutti gli utenti che garantiscono ‘gratuitamente’ prestazioni di assistenza sanitaria a tutti i cittadini attraverso un sistema di chiamata attiva (invio di lettere d’invito) di persone asintomatiche rientranti nelle fasce d’età più a rischio di tumore. Gravi patologie oncologiche infatti, sono state arrestate sul nascere soprattutto nei tumori per i quali la tempestività risulta essere un alleato importante; questo evidente risultato ha certamente avuto un  impatto positivo non solo sulla salute dei cittadini ma anche sui conti della sanità pubblica pugliese! Inizialmente gestito dall’Asl Ba, nel 2011 il servizio è stato centralizzato a livello regionale -presso l’Ares Puglia su delega dell’assessorato alla salute-, al fine di estenderlo a tutte le altre province della Regione Puglia e garantirne l’uniformità di applicazione sulla base delle linee guida dettate dal ministero della salute. Il CRS che gestisce e coordina il servizio, dopo una prima fase di start up per la quale sono stati investiti fondi e competenze specifiche nel settore, da oggi rimarrà chiuso a causa di un “inconcludente dialogo politico ed istituzionale”, hanno vergato parti sociali e rappresentanti dei lavoratori, ma in realtà rimarrà chiuso perché la Puglia di Vendola e compagni preferisce gettare milioni e milioni di euro per aprire reparti e ospedali fantasma (come accaduto ad Altamura), anziché continuare a investire in servizi utili alla popolazione. Come sempre a pagarne le conseguenze saranno i cittadini pugliesi, quelli ai quali verranno negate prestazioni gratuite che gli spettano di diritto e i dipendenti del centro regionale screening che già da tre anni vivono  una situazione di precariato lavorativo. Chiudere il servizio significa retrocedere culturalmente rispetto alla tematica della prevenzione in un momento storico in cui il legame tra prevenzione e salute è risultato essenziale, ripetono i rappresentanti dei lavoratori, Ma il capo della giunta pugleise Vendola, l’assessora alla Salute Gentile e i dottori Bux e Pomo, dirigenti di agenzie e servizi deputati anch’essi alla tutela della salute, ritengono evidentemente giusto risparmiare chiudendo i centri di prevenzione delle malattie oncologiche…

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 19 Giugno 2014

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