Cronaca

Ciclisti ‘caduti’, i monumenti bianchi

Diventerà il nostro il capoluogo delle bici bianche ‘deposte’? La lista dei ciclisti morti a Bari si allunga, mentre si fa chilometrica quella dei ciclisti mandati all’ospedale. E adesso più che mai si preme per il completamento delle piste ciclabili  di Corso Vittorio Veneto e Corso Mazzini e per la costruzione di nuovi percorsi. Si ritiene che l’aumento delle corsie riservate possa invogliare più gente a smettere l’auto per convertirsi alla bicicletta. E si ritiene pure che la vista di un crescente numero di ciclisti dovrebbe esercitare un effetto benefico su automobilisti irriducibili, gente ostinata e refrattaria al ritorno del più intelligente mezzo di trasporto. Eppure  il più insidioso nemico del pedalatore non si annida dietro un volante, bensì dentro una mentalità diffusa e provincialotta che vuol vedere nella bici un ripiego da poveracci o un capriccio da snobboni. Mentalità da cui viene inquinato anche l’automobilista disciplinato, disposto al massimo a tollerare un mezzo ritenuto anacronistico e d’intralcio a una circolazione sempre più veloce. Chi invece non ha nemmeno questa pazienza, taglia strade, nega precedenze, manda all’inferno o all’ospedale. Così, i ciclisti baresi insorgono ed elevano monumenti ai ‘caduti’ (al momento le bici dipinte di bianche e incatenate al luogo di un incidente mortale sono due : la prima è in Corso Vittorio Veneto all’angolo col Giardino Isabella D’Aragona, la seconda è a metà del ponte di via Respighi, a San Girolamo). E questi spettrali ‘monumenti’ svolgono  in subordine la funzione di monito contro gli sciacalli che a notte spogliano le bici ancorate a pali e transenne. Hanno ragione i ciclisti baresi, per quanto mostrino d’ignorare le tante serpi che nutrono in seno : Troppi ciclisti vanno in contro senso o sui marciapiedi, ignorano semafori e precedenze, a sera viaggiano senza fanalini accesi… Remando contro, i cattivi ciclisti, quelli che salgono in sella controvoglia maledicendo la crisi che li allontana dall’autovettura, danneggiano la causa (sacrosanta) di chi pedala in onestà. Vedremo ancora bici bianche a Bari? Ne abbiamo un po’ tutti abbastanza, con tutto il rispetto per i morti e per chi li piange, di vedere angoli di strada ‘arricchiti’ di lapidi  che commemorano le vittime di incidenti (pedoni inclusi). Parlavamo prima di mentalità. Sarebbe il caso di abbassare l’età media del ciclista, che oggi si attesta intorno ai quarant’anni. Per esempio si potrebbe trovare il modo di premiare quegli alunni che si recano a scuola in bicicletta… Una nuova leva di ciclisti urbani, e tali non solo per diporto, tornerebbe a vantaggio di tutti e dell’ambiente). 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 14 Febbraio 2014

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