‘Cieco’ e furbo, Scanello da Forlì
Nel 1575 a Venezia veniva stampato un opuscoletto a firma di Cristoforo Scanello, detto il Cieco da Forlì. L’opera, “non meno utile che bella”, dice lo stesso autore e composta “a istantia dei curiosi ingegni”, ha per oggetto una “cronica” della “antiqua regione di Magna Grecia” detta “Giapigia” e divisa in “Terra di Otranto, Terra di Bari et Puglia Piana” di cui si descrivono “città, castelle, contrade e tempij”, non trascurando “le signorie che l’ànno possedute nei tempi antichi”, “le cose più notabili et li homin ‘inlustri tanto in arme quanto in lettere che in esse regioni sono nati”. L’interesse così attento di un forlivese per la nostra terra si spiega col fatto che egli fu un “famoso cantimbanco”. Scriveva Traiano Boccalini nel 1612 che egli fu un “verseggiatore estemporaneo di prodigiosa abilità, nonché un tenace divulgatore e cantore di versi altrui e suoi dinanzi alle folle, nelle pubbliche piazze, accompagnato forse dal suono della lira o della cetra”. In sostanza, era un uomo di spettacolo che appassionava il pubblico alternando canzoni a facezie, improvvisazioni, frecciate, barzellette…. L’equivalente, grosso modo, d’un odierno cabarettista. Artista girovago, lo Scanello viaggiò per tutta l’Italia. Uomo curioso, attento e anche astuto come vedremo, raccolse a proposito delle città visitate notizie, racconti e altre “meraviglie del Bel Paese per segnalarle ai suoi abitatori che talvolta camminano fra le medesime a occhi chiusi”. L’opera che riguarda la nostra regione è però ben poco originale, segnala in ‘Puglia Mitica’ (Levante, Bari 2012) Angelo Russi, il quale accusa il Cieco di “plagiare di continuo” la ‘Descrittione’ dell’Alberti facendovi qua e là delle aggiunte dovute per lo più a informazioni ricavate direttamente sul posto, ma talvolta anche inventate di sana pianta per venire incontro al gusto del pubblico o per ricambiare adeguatamente l’ospitalità ricevuta. Anche un altro studioso, il Pepe, demolisce l’opera di Scanello, confermando la scarsa considerazione che questa Cronica incontrò a suo tempo e in seguito presso gli addetti ai lavori. Solo in determinate aree, come il barese, il materano e il salentino, l’opera di Scanello, bugiarda ai limiti della ruffianeria, raccolse consensi. Esemplari da questo punto di vista le cronache relative a San Severo e Andrano. In definitiva il Cieco da Forlì fu un furbacchione. In cambio di doni (non escluso qualche sacchetto di zecchini) e ospitalità generosa, non esitò a integrare i ricavi forse non consistenti della sua attività di cantimbanco ‘limando’ la Storia perché, quasi un lavoro di sartoria, venissero sminuiti limiti ed esaltati pregi relativamente a città e signori lontane dalla gloria. Troppo poco credibile per meritarsi un posto di poeta presso qualche corte, ripiegò sul più redditizio ruolo di artigiano della micro storia a domicilio.
Italo Interesse
Pubblicato il 28 Settembre 2013