Cronaca

Città metropolitane, ma servono davvero?

Il disegno di legge per l’istituzione delle Città metropolitane, in via di approvazione, potrebbe essere stravolto dagli emendamenti che eleverebbero da 10 a 18 il numero delle grandi aree urbane interessate dal nuovo istituto. Infatti, consentendo di cambiare veste alle aree le cui Province abbiano oltre un milione di abitanti (Bergamo con 1 milione e 94 mila; Salerno con 1 milione e 93 mano: in Francia sono la (sicuramente Palermo, Messina e Catania e potenzialmente anche Cagliari e Trieste) il numero delle Città metropolitane italiane quasi si raddoppierebbe rispetto alle 10 città previste inizialmente dal ddl presentato dal ministro Graziano Delrio. Un assurdo crearne 18 per l’Upi (Unione delle province italiane) che, attraverso il suo presidente nazionale, Antonio Saitta, ha
Comuni, come Marsiglia; in Inghilterra solo Londra è città ricordato che in tutto il resto dell’Unione europea sono presenti appena 20 Città metropolitane. Infatti, in ogni altro Stato europeo le grandi città elevate al rango di metropoli si contano sulle dita di una. In Francia c’è ne sono due: Parigi e la grande Lione; in Austria c’e’ solo Vienna; in Olanda lo sono Amsterdam e Rotterdam; in Spagna sono due: Barcellona e Madrid; solo la Germania è lo Stato della Ue che ne ha di più e sono 5: Berlino e Amburgo, che però sono “città-Stato”, e Monaco, Stoccarda e Francoforte, che sono solo metropoli.  “Il problema vero – ha dichiarato il presidente dell’Upi Saitta – é che per definire quali fossero le aree realmente destinate a diventare metropolitane non si è scelto alcun criterio, come se si potesse lasciare al caso una decisione così importante e non fosse, invece, importante considerare anche le peculiarità socio-economiche e produttive di ogni territorio”. E, continuando, Saitta ha spiegato: “Così il Governo ha ritenuto che fossero uguali Milano, con 3.075 milioni di abitanti e Reggio Calabria, che di abitanti ne ha 550 mila; Torino con 315 Comuni e Bologna che invece di Comuni ne ha solo 60; Napoli, con 2.609 abitanti per chilometro quadrato e Venezia che di abitanti per chilometro quadrato ne ha appena 344; Genova, con i suoi 1.838 chilometri quadrati di
territorio, con Firenze che arriva a quasi il doppio con 3.514 chilometri; Bari, che
ha il 44% degli abitanti nella sua cintura, e Roma, che ha il 70% degli abitanti concentrati nella città. Adesso, siccome evidentemente si sono accorti che delle 10 scelte al massimo 3 possono davvero essere considerate Città metropolitane, per non scontentare nessuno, invece di rivedere l’elenco e restringere la lista, hanno deciso di ampliarla”. Quindi, il presidente nazionale dell’Upi, che è anche presidente della Provincia di Torino, si chiede: “Verrebbe da dire, e allora perché non rendere Città metropolitane tutte e 107 province ?” E poi, continuando nel ragionamento, Saitta conclude con un altro interrogativo: “Ma con questa legge non si doveva semplificare il sistema di amministrazione locale?” Ed invece, paradossalmente, “A fare quello che oggi fanno le 107 Province – sostiene sempre lo stesso Saitta – sarebbero 18 Città metropolitane, 107 Province di secondo livello, oltre 8000 comuni, 370 Unioni di Comuni, 20 Regioni, oltre 450 Società ed agenzie regionali”. Se così fosse, sarebbe un vero controsenso sul quale i politici questa volta, però, non potrebbero avere proprio alcun alibi con cui giustificarsi con i contribuenti, che in tal modo si ritroverebbero con un’ulteriore proliferazione della burocrazia, anziché di una sua semplificazione. E dalla classe politica italiana, come è noto, ci si può aspettare di tutto ed in particolar modo del contrario di ciò che afferma.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 7 Dicembre 2013

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