Primo Piano

Cittadella della Giustizia: il Sindaco e l’inutile ricorso a Bruxelles

Sempre in primo piano il dramma –il caso di dirlo, date le condizioni degli immobili in cui si esercita la Giustizia- della sede unica dei tribunali di ogni ordine e grado a Bari. Citta’-capoluogo di regione dove, da sempre, i tribunali penale, civile, minorile, contabile e amministrativo sono sparpagliati dappertutto in immobili privati non a norma, inagibili e perfino confiscati. Un nodo che il Comune, competente per legge a decidere, non è riuscito ancora a sciogliere, nonostante una lunga serie di contenziosi cominciati da quando l’Impresa ‘Paolo Pizzarotti’ da Parma, poco piu’ quasi otto anni fa, s’aggiudico’ una ricerca di mercato per scegliere il suolo dove costruire, appunto, la sede unica della Giustizia barese. Ma cosa c’è di nuovo in questa vicenda infinita? Si è tenuta ieri mattina a Bruxelles l’audizione presso la Direzione Generale Mercato Interno e Servizi della Unione Europea per la valutazione preventiva della sussistenza d’una procedura di infrazione nei confronti dello Stato Italiano, per violazione del diritto comunitario in materia di concorrenza, sempre con riferimento alla vicenda Cittadella della Giustizia. Per il Comune di Bari era presente perfino il sindaco Michele Emiliano in persona, col capo dell’Avvocatura comunale Renato Verna e i legali Rosanna Lanza, Aldo Loiodice, Isabella Loiodice e Pasquale Procacci. Al termine dell’audizione il sindaco ha spiegato cos’è accaduto dinanzi alla commissione europea, dopo l’intervento del nutrito ‘pool’ di legali comunali: “I funzionari della Commissione hanno chiesto altri chiarimenti sull’esposto che il Comune di Bari aveva presentato sulle innumerevoli violazioni di regole comunitarie in tema di concorrenza all’interno della procedura di ottemperanza svolta dal Commissario ad acta nella vicenda cosiddetta ‘Cittadella della Giustizia’. Quest anomalie, secondo la nostra prospettazione, sono talmente numerose e gravi –ha continuato Emiliano- da travalicare il caso specifico nel quale si sono verificate e, ove non dovessero essere sanzionate, rischiano di modificare profondamente il diritto degli appalti pubblici nell’ordinamento giuridico italiano ed europeo con conseguenze molto gravi sulla possibilità da parte di tutte le aziende europee di partecipare, a parità di condizioni tra loro, alle gare per la realizzazione di opere pubbliche importanti come i tribunali. Non si tratta di una procedura contenziosa, ma di una verifica che l’Unione Europea fa del rispetto da parte dell’Italia delle normative europee e dei trattati sottoscritti dal nostro Paese. Ove la Direzione Generale Mercato Interno e Servizi della Unione Europea dovesse accogliere l’istanza del Comune di Bari si potrebbe aprire una procedura di infrazione nei confronti dello Stato Italiano chiedendo allo stesso un pronto intervento per garantire la regolarità della vicenda in questione e delle altre di analoga natura”. Insomma, più che a risolvere la faccenda, l’audizione di ieri a Bruxelles della nutrita carovana legale barese sembra servire a rinfocolare altre cause inutili, tanto per opporsi al lodo Pizzarotti. Infatti, con una delibera di giunta approvata a gennaio, Emiliano ha deciso di interporre appello dinanzi alla Commissione Europea di Strasburgo per censurare le sentenze emesse finora nella lunga vertenza sulla sede unica dei tribunali, a Bari. Insomma, Emiliano ha deciso di prendere tempo e opporsi alla costruzione della Cittadella della Giustizia, continuando a dire no al progetto di Cittadella messa in campo ad agosto del 2003 da Pizzarotti. Progetto che, a causa dei ricorsi presentati da sindaco e Giunta con costanza degna di miglior causa, rimpalla da una corte giudicante all’altra, in sede civile e amministrativa in una battaglia sempre più inutile, temeraria e costosa (per i contribuenti baresi) visto che quest’ultimo ricorso alla Corte Europea, più che a bloccare la costruzione della Cittadella, in realtà e’ teso al massimo a ottenere una sanzione della Corte Europea nei confronti dello Stato Italiano. E così, nonostante la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha già dato il via libera alla ditta Pizzarotti, il primo cittadino non demorde e continua sulla strada di un’altra battaglia giudiziaria a spese dei contribuenti.
 
A che serve un altro contenzioso sull’edilizia giudiziaria?
 
Eppure dal 2003 ad oggi, e cioè da quando è stato pubblicata la ricerca di mercato che ha visto prevalere la proposta dell’impresa parmense, sono state una mezza dozzina le pronunce dei giudici (quattro volte del Consiglio di Stato, due volte della Cassazione) che hanno dato ragione a Pizzarotti e hanno condannato il Comune al pagamento delle spese. Ed il bello è che mentre il Sindaco Emiliano e la sua Giunta affidano allo studio legale dell’avvocato Aldo Loiodice l’incarico di redigere quest’altro ricorso ai giudici di Strasburgo (nel provvedimento non ce n’è ancora traccia, ma non ammonterà certo a meno di 45 mila euro, l’anticipo erogato al noto amministrativista barese finito da qualche tempo nella bufera dell’inchiesta della Procura di Bari sulle sentenze pilotate al Tar) i giudici amministrativi hanno delegato a un ‘commissario ad acta’ il compito di concludere l’iter per la realizzazione della cittadella. Il commissario Albrizio, nominato da poco dal Prefetto, avrà tempo altri tre mesi circa per verificare la possibilità di approvare eventuali varianti nelle aree non tipizzate per costruire il nuovo palagiustizia verso il tondo di Carbonara, ma anche di stipulare accordi con l’impresa che ha presentato il progetto per dotare la Città d’una sede unica per l’edilizia giudiziaria. E non saranno certo i giudici europei, che al massimo potranno sanzionare lo Stato Italiano, a intralciare il suo lavoro….
Francesco De Martino
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 8 Giugno 2011

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