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Cittadella della Giustizia, serve un appalto pubblico per affidare i lavori e…si torna dal giudice

Cittadella della Giustizia, punto a capo. “Si tratta di un appalto pubblico di lavori anche quando comporta un impegno a locare l’opera”. E servirà in ogni caso un appalto pubblico, per l’affidamento dei lavori. La Corte europea di giustizia dell’Unione europea ha così dato ragione al Comune di Bari sulla Cittadella della giustizia nel contenzioso con l’impresa Pizzarotti da Parma. Accolta, dunque, la tesi dell’amministrazione comunale di Bari guidata dall’ex magistrato Emiliano e dal direttore generale Vito Leccese, dal momento che a Palazzo di Città hanno sempre contestato la legittimità della ricerca di mercato effettuata nel 2003 dalla giunta di Cagno Abbrescia e della nomina del commissario ‘ad acta’ per la costruzione della Cittadella. Sarebbe una violazione della normativa europea sugli appalti pubblici, in estrema sintesi, il punto debole del percorso seguito dalla giunta di centrodestra nel pensiero delle toghe di Strasburgo. Le quali, bloccando la costruzione della sede unica della Giustizia a Bari, hanno dato ragione al Comune perchè per aggiudicare un’opera cosi importante era necessario fare una gara pubblica con tutti i crismi della legge e non una semplice ricerca di mercato. Ora la palla passerà al Consiglio di Stato, cioè al massimo organo della giustizia amministrativa, che dovrà mettere la parola fine indicando al Comune, o meglio al commissario ad acta, Giuseppe Albenzio, la strada da seguire sulla vicenda. “E’ una vittoria della democrazia. Avevamo ragione noi”  è stato ieri il primo commento del neosindaco Antonio Decaro, in conferenza stampa con l’avvocatura comunale, mentre torna prepotentemente in primo piano l’individuazione in citta’ di altri luoghi per fare una sede unica della giustizia. Sarà l’ultima parola nella storia infinita della sede unica dei tribunali baresi sparpagliati tra Libertà, Japigia e Murat? La Corte si è pronunciata in tal senso, e a questo punto per il Comune ci sarebbe la possibilità di ottenere un cospicuo risarcimento, ma intanto bisognerà vedere che decidono i giudici di palazzo Spada, anche perché l’obiettivo dell’esecutivo cittadino negli ultimi dieci anni era stato, sostanzialmente, però, un altro: spingere il Consiglio di Stato a rivedere la sentenza del 2007 e fermare la procedura di costruzione della Cittadella. Chissà cosa farà adesso l’assessorato all’edilizia giudiziaria fortemente voluto da Decaro, pronto come ha già detto lui davanti a microfoni e giornalisti a gettare “…le basi per la realizzazione di un polo della giustizia per risolvere definitivamente il problema”. Sulla possibilita’ di un trasferimento degli uffici giudiziari baresi in una struttura come l’ex ospedale ‘Bonomo’ (annunciata mesi fa dall’ex sindaco Michele Emiliano), Decaro ha detto che ”ci sono immobili disponibili, per esempio le caserme, ma c’e’ bisogno di ristrutturarli e soprattutto c’e’ bisogno dei soldi per la ristrutturazione. Incontreremo la commissione di Manutenzione del Tribunale in riunioni operative per decidere insieme quale strada percorrere”.  Decaro ha sottolineato ”l’urgenza di lavori di consolidamento statico del palazzo di via Nazariantz, perche’ qui – ha detto – c’e’ gente che lavora ed e’ giusto che lo faccia in sicurezza”. L’idea che Decaro ha di edilizia giudiziaria barese e’ – ha spiegato – ”un polo della giustizia integrato, come in altre parti d’Italia, dove tenere tutto dentro e i palazzi pubblici che si liberano possono diventare la sede del Comune, dal momento che ci sono molti assessorati sparsi in fitto in tutta la citta’ per i quali spendiamo 3 milioni di euro all’anno. Nella fase transitoria – ha concluso il sindaco – dobbiamo trovare altre soluzioni perche’ non e’ sostenibile la situazione di avere per esempio gli archivi al San Paolo o il tribunale dei minori in una struttura inagibile”. Per finire, va detto che l’affidamento del progetto della Cittadella alla ditta di Parma non avrebbe rispettato le regole di procedura e di trasparenza previste dalle norme europee sugli appalti, ma per arrivare a questa conclusione –praticamente non ancora definitiva…- ci sono voluti undici anni di controversie legali con una montagna di soldi spesi in pareri, giudici e avvocati. Sempre a spese del contribuente barese….

 

Francesco De Martino


Pubblicato il 11 Luglio 2014

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