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“Cittadella, s’indaghi sulla revoca della ricerca di mercato”

 
Ieri a Palazzo di Città le associazioni di categoria di magistrati, giudici e avvocati hanno incontrato il Sindaco di Bari Michele Emiliano per discutere nuovamente della sede unica per l’edilizia giudiziaria, un nodo così attorcigliato che nemmeno la giunta Emiliano-bis, nonostante impegni e promesse, è riuscito a sciogliere. Anzi, dopo gli ultimi ricorsi depositati dinanzi alla Corte Europea di Giustizia proprio del Comune di Bari per presunte irregolarità nelle procedure di gara, quel nodo s’è attorcigliato ancor di più, lasciando che la Giustizia si eserciti in palazzacci che cadono a pezzi o all’interno di vecchi condominii. Ed ora la patata bollente rischia di passare sotto la lente d’ingrandimento della magistratura contabile dopo il deposito d’un dettagliatissimo ricorso, praticamente già pronto, stilato dai componenti della Commissione di Manutenzione della Corte d’Appello. M anche l’avvocato Fabio Cassano, all’epoca consigliere comunale, tre anni or sono tornò sul nodo edilizia giudiziaria dopo la deliberazione adottata dalla Giunta Comunale di revoca della ricerca di mercato riguardante la Sede Unica degli uffici del distretto di Corte di Appello di Bari. Una delibera predisposta dall’ex assessore Cinzia Capano, già esponente di Città Plurale da sempre “pregiudizialmente contraria”, come annotava Cassano, alla Cittadella della Giustizia. Per Cassano, a questo punto, la Procura della Repubblica non può restare assolutamente indifferente: lui, da sempre impegnato invece a favore dell’attuazione del progetto Pizzarotti per la Cittadella della Giustizia, non ha mai avuto peli sulla lingua: “Appare oramai chiaro il disegno politico, e verosimilmente criminoso, di aver privato la città di un’importante iniziativa imprenditoriale portata avanti non dai soliti noti, che il Sindaco ed i suoi fedelissimi hanno impedito potesse essere liberamente valutata dal Consiglio Comunale.Dapprima lo stratagemma di aver commissionato all’Associazione ‘Sviluppo Sostenibile’ un mellifluo progetto Arcipelago della Giustizia, poi la fantomatica idea di improponibili accordi di programma analoghi a quelli sottoscritti a Milano, e infine l’illecita iniziativa del tavolo tecnico con la Regione – idea escogitata con il contributo di Rifondazione Comunista, dell’assessore regionale Barbanente e comunale Abbaticchio e del Capo ripartizione Curcuruto – depongono per la dolosa vulnerazione dei principi del buon andamento e dell’imparzialità amministrativa”, spiegava l’avvocato-consigliere all’inizio del 2008. Ma ora è arrivato per tutti gli operatori della giustizia baresi il momento di accertare i fatti, capire cosa si nasconde dietro proposte fantasma e incontri più o meno segretati fra amministratori e imprenditori nelle stanze al primo piano del Comune: non è più possibile delegare alla Giunta una decisione che spetta per legge al Consiglio Comunale. Per questo Fabio Cassano è ancora oggi arrabbiato: “La Procura della Repubblica deve per l’effetto valutare se, alla luce degli incredibili accadimenti verificatisi, della pretestuosa ulteriore iniziativa volta ad ottenere la revocazione delle recenti statuizioni del Consiglio di Stato, e da ultimo, dell’infondato mutamento del quadro economico, non vi siano gli estremi per ravvisare ipotesi di condotte collusive o di abuso”. Comportamenti rivolti a privilegiare persone, fisiche e giuridiche, fautori di idee progettuali non solo illegittime ma addirittura neppure sottoposto al vaglio della competente Commissione di Manutenzione che ora ha deciso di tornare daccapo in campo, in palese contrasto con i più elementari principi della trasparenza e della continuità dell’azione amministrativa. Sciogliere il nodo edilizia giudiziaria è diventato, insomma, una questione che non riguarda più solo giudici, avvocati e operatori di settore in una Città, questo è certo, squassata da tempo dalla peggiore guerra tra bande per il solito cemento, miliardi e mattoni….
 
Francesco De Martino
 
 
 
 
 
 
 
 


Pubblicato il 31 Gennaio 2012

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