Cultura e Spettacoli

Civiltà dei due mari

In ‘De situ Japigiae’ il Galateo ritiene che già prima della guerra di Troia (1300-1200 a.C.) in Puglia fiorivano città popolose. Ciò spinge Michele Viterbo ad affermare che quando giunsero sulle nostre coste, i primi coloni greci  incontrarono da Metaponto al golfo tarantino un tipo di civiltà “senz’altro superiore”. Chi erano costoro? Non coloni calcidesi e corinzi, così esperti nelle arti della navigazione e dei traffici e che già si erano installati in Sicilia o nel Tirreno contendendo a Fenici ed Etruschi gli approdi migliori, prosegue Viterbo in ‘Gente del Sud’, bensì  “rozzi coloni provenienti dalle coste acaiche del Peloponneso, del tutto estranei alla vita nazionale greca e parlanti dialetti dorici. E si sa bene che i Dori e altre stirpi semibarbare che non avevano subito l’influsso della civiltà egea e su cui anzi pesava la colpa di aver contribuito a spegnere la luce di Micene avevano segnato un regresso di parecchi secoli nelle zone da loro occupate nel passato”. Forse bene accolti, questi coloni si integrarono senza sforzo nel nuovo contesto sociale . “La pacifica convivenza fra coloni dorici e popolazione indigena portò ad una graduale e giovevole fusione con pieno rispetto dei caratteri originari”, conclude lo storico barese. Ma allora è esatto, relativamente alla nostra regione, parlare di civiltà magno-greca? Osserva il Beloch che “l’innesto sul tronco italico della cultura ellenica determinò d’allora innanzi, e non poteva non determinare, il mancato sviluppo d’una cultura nostra indipendente”. Tuttavia l’ibridazione sociale che ebbe luogo nel tarantino toglie molto alla radice greca… Lo splendore di Taranto in particolare si può spiegare come l’evoluzione, circoscritta e insolitamente rapida, di una nuova etnia e che fu madre di costumi originali, fieri e pieni di originalità. Per una di quelle singolari combinazioni non ignote alle scienze sociali e biologiche, due popoli differenti trovarono il modo di completarsi ed evolvere. Gente dorica grossolana ma volitiva incontrò sul tratto di costa che dalla città dei due mari declina verso la Calabria tutt’altra gente, un popolo versato nell’arte ceramica e decorativa, un popolo amante del bello e pago di sé, perciò affatto ambizioso, privo della necessaria ‘cattiveria’ per emergere e imporsi o anche solo difendersi da confinanti bellicosi o invasori in genere. Fra le due etnie fu come amore a prima vista. L’una non aspettava che l’altra, entrambe percepivano, accomunate da un senso fatale della predestinazione. Il caso-Taranto, in definitiva, è anomalo nel quadro culturale della Magna Grecia nel quale può entrare solo tirandolo per i capelli. Perché non parlare a proposito di questa città di Civiltà dei Due Mari?

Italo Interesse

 


Pubblicato il 9 Maggio 2014

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