Cronaca

Cobas/Lp spiega l’assenza in piazza: “Noi non ci saremo!”

Legge sul salario minimo e adeguamento automatico delle retribuzioni al costo della vita

Non c’è solo la vertenza infinita con Natuzzi SpA al Cobas/Lavoro Privato, specie dopo decenni in cui s’è sempre sentito ripetere -a ogni rinnovo di Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro – dai firmatari: “abbiamo ottenuto aumenti soddisfacenti e superiori all’inflazione registrata”. E allora, come mai, dopo decenni di aumenti soddisfacenti e superiori all’inflazione registrata, tutti i più importanti istituti statistici concordano che negli ultimi trent’anni i salari hanno perso potere d’acquisto (non sono aumentati quanto è aumentato il costo della vita), mentre i profitti delle imprese hanno seguito una dinamica opposta. A tal proposito i Cobas/Lp fanno un solo esempio: l’Istat dimostra che nell’ultimo trimestre del 2022 il potere d’acquisto dei lavoratori ha perso il 3,7% mentre i profitti delle imprese sono saliti dell’1,9%. E allora, che fare dinanzi a questa realtà, nascosta dietro proclami e dichiarazioni di facciata? <<Nessuno ha soluzioni certe a portata di mano, ma forse si dovrebbe iniziare col fare un po’ di autocritica circa gli accordi che alcune Organizzazioni Sindacali hanno sottoscritto in passato, tipo l’Accordo del 31.7.1992 tra Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e il Governo preseduto da Giuliano Amato per abolire la Scala mobile. Il risultato è stato che gli aumenti retributivi concessi in modo automatico fino ad allora, poi sono divenuti contrattabili e ogni volta si è dovuto scioperare, attendere e fare qualche “sconticino” alla controparte datoriale per ottenerli>>, chiosano i sindacalisti autonomi Cobas, in grado di fornire le loro proposte. Innanzitutto battersi affinché il Parlamento approvi una Legge e norme che stabiliscano un salario minimo di 10,00 Euro orarie, sotto questa cifra nessun rapporto di lavoro deve essere considerato legale, ne siamo ancora più convinti dopo aver appreso che un addetto di portineria percepiva € 3,64 netti all’ora e la sua retribuzione era conforme a quanto stabilito dal CCNL (non da un ”contratto pirata”, ma sottoscritto dai sindacati confederali). <<Inoltre, riteniamo che gli aumenti del minimo salariale debbano essere automatici e corrispondenti all’incremento dell’inflazione registrato dall’Istat. Ovviamente, poi ci sarà sempre da lottare per rivendicare condizioni di lavoro migliori (alla Natuzzi Spa rivendichiamo da tempo l’assegnazione dei giusti livelli retributivi e riconosciamo che tale istanza sia opportuno contrattarla in azienda), ma è la Legge che deve intervenire per garantire al lavoratore e alla sua famiglia un’esistenza dignitosa, come la Costituzione dispone>>, fanno sapere i sindacalisti autonomi. Inutile dire che Cisl e Uil sono decisamente contrarie a questo genere di soluzioni, mentre la Cgil negli ultimi tempi sembra un po’ convergere in merito. Tuttavia, non è mai stato proposto ai lavoratori una mobilitazione per spingere il Parlamento a legiferare in tal senso. Quindi, verrebbe da chiedersi perché taluni sono così affezionati alla retribuzione minima contrattata e non normata dalla Legge? Forse perché in questo modo riescono a gestire una parte degli aumenti retributivi. Esempi a riguardo: in occasione dell’ultimo rinnovo del CCNL Legno-Arredamento Industria si è perseverato con l’articolo 6, ossia la quota di servizio sindacale a Feneal, Filca e Fillea, di importo pari a 35 Euro che i lavoratori non iscritti hanno versato ad essi, col principio silenzio-assenso. Se, gli aumenti retributivi avvenissero per norma di Legge, Feneal, Filca e Fillea potrebbero mai pretendere che i lavoratori non iscritti a loro versino una parte dei loro aumenti? Ancora un esempio, sempre durante l’ultimo rinnovo contrattuale si decise che 100,00 euro una tantum, sarebbero stati versati non in busta paga ma ad Arco, Fondo di Previdenza integrativa amministrato da FederLegno, Feneal, Filca e Fillea. Ma chi ha deciso di non aderire ad Arco oppure di aderire altri Fondi di Previdenza integrativa ha mai ricevuto questi soldi? A noi risulta di no. Per concludere: <<buona manifestazione ai lavoratori e sindacati che scenderanno in piazza il 21 Aprile (quest’oggi, NdR) ma noi non ci saremo. Non perché non ci piace lottare, ma perché riteniamo che altre debbano essere le lotte convocate dai sindacati: Cobas-Lp continuerà a battersi per una legge sul salario minimo, gli adeguamenti automatici delle retribuzioni all’inflazione e la sottoscrizione del Contratto di II livello con Natuzzi Spa>>.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 21 Aprile 2023

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