Cronaca

Coldiretti e Unaprol in piazza del Ferrarese, ma con “qualche pecca”

Si è celebrata a Bari per il secondo anno consecutivo la “Giornata nazionale dell’olio extravergine di oliva” organizzata da Coldiretti ed Unaprol, le due maggiori organizzazioni italiane   rispettivamente di categoria (agricoltori) e di settore (produttori olivicoli). L’evento anche quest’anno si è svolto in piazza del Ferrarese, dove sono stati allestiti alcuni gazebo per la presentazione e l’assaggio di oli extra vergine tipici regionali e per posizionare un frantoio mobile con cui si è data dimostrazione del ciclo di lavorazione delle olive e la conseguente estrazione di olio. Però, la novità di questa seconda edizione barese è stata la presenza della “macchina della verità”, un apparecchio per test immediati dell’olio, al fine di svelare difetti o truffe ad un prodotto che nel settore agro-alimentare risulta evidentemente tra i più contraffatti al mondo, oltre che tra i più sfruttati ai fini di speculazioni illegali e frodi commerciali. Infatti, il presidente di Coldiretti-Puglia, Gianni Cantele, ha spiegato “le ragioni per cui quest’anno l’olio pugliese costa di più”, allertando i consumatori circa il rischio di frodi e contraffazioni. “Nel corso dell’ultimo decennio – ha affermato il presidente pugliese di Coldiretti – le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute rapidamente, nonostante la Puglia sia la regione più olivicola d’Europa”. “Gli oli stranieri – ha avvertito Cantele – vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per ‘costruire’ blend con oli regionali”. Infatti, ha aggiunto il presidente di Coldiretti Puglia, “l’aumento costante del consumo di olio di oliva nel mondo ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni, aprendo grandi opportunità al ‘made in Italy’ che deve saper cogliere tale opportunità. E per farlo deve puntare sull’identità, sulla legalità e sulla trasparenza, per recuperare credibilità anche all’estero”. Durante la manifestazione barese sull’extra vergine di oliva di qualità è stato fatto presente che gli oli di importazione vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Per cui l’inganno a consumatori è determinato da una mancanza di trasparenza nell’etichettatura di bottiglie e lattine, nonostante sia obbligatorio per legge, dal 1° luglio 2009(in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009), riportare in etichetta l’origine del prodotto, in questo caso olio. Invece, sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere, in vendita nei supermercati, è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. Infatti,   spesso la scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti sulla retro-etichetta oppure, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre, spesso bottiglie di extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità, rendendo così fortemente ingannevole all’ignaro consumatore l’effettiva origine dell’olio in esse contenuto. Per cui è paradossale che i consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento, per poter scegliere consapevolmente l’olio extra vergine d’oliva. Quindi, il consiglio di Coldiretti ai consumatori è quello di guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, ossia quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane oppure di acquistare l’olio extra vergine direttamente dai produttori o in frantoi o nei mercati di campagna amica, la nota rete di aziende agricole aderenti alla Coldiretti. Comunque, fa presente sempre Coldiretti, se si vuole comperare un buon extravergine italiano bisogna fare attenzione anche al prezzo che non può essere inferiore a 7 –  8 euro al litro, altrimenti non si coprirebbero i costi di produzione. Un richiamo particolare riguarda anche il consumo di olio nei ristoranti dove, secondo Coldiretti,sono fuori legge  3 contenitori di olio su 4, poiché a tavola si usano ancora vecchie oliere che non rispettano l’obbligo del tappo antirabbocco, entrato in vigore quasi 2 anni fa con la legge europea 2013 bis, approvata dal Parlamento e pubblicata sul supplemento n. 83 della Gazzetta Ufficiale 261, che prevede sanzioni che vanno da 1 a 8mila euro e la confisca del prodotto, qualora il contenitore di olio d’oliva servito a tavola non sia in linea con tale disposizione. “Va applicata senza se e senza ma la ‘legge salva-olio’ – ha affermato il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – la n. 9 del 2013 ed è necessaria l’accelerazione dell’iter del disegno di legge che reca le ‘nuove norme in materia di reati agroalimentari’, elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. a supporto dell’attività degli organismi di controllo, che hanno uno strumento in più per contrastare frodi e sofisticazioni”. In ogni caso, hanno rilevato i tecnici delle due Associazioni organizzatrici della giornata nazionale barese dell’extra vergine, un olio di oliva (Evo) di qualità – deve essere profumato all’esame olfattivo e, in particolare, deve avere l’odore dell’erba tagliata, mentre all’esame gustativo deve presentarsi con sentori di amaro e piccante. Invece, gli oli di bassa qualità puzzano di aceto e/o rancido e all’esame gustativo sono grassi e untuosi. Riconoscere gli oli evo di qualità è importante per i consumatori al fine di acquistare un prodotto ricco di sostanze polifenoli che, ossia di antiossidanti fondamentali per combattere i radicali liberi che si sviluppano nel corpo umano e, quindi, per la salute del consumatore. Alla manifestazione nazionale barese di Coldiretti ed Unaprol sull’extra vergine di oliva è stato anche ricordato che in Puglia la Pvl (Produzione lorda vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale Pvl del settore agricolo, pari ad un valore di 600 milioni di Euro. In base a tale dato, il comparto olivicolo ed oleario partecipa alla composizione del Pil (Prodotto interno lordo) regionale per il 3% della ricchezza dell’economia complessiva pugliese. Quindi, quello olivicolo ed oleario in Puglia è un patrimonio di inestimabile valore, che va tutelato dagli agropirati nazionali ed internazionali. Unico neo nella cerimonia di giovedì scorso in piazza del Ferrarese – secondo qualche osservatore – è stata l’iniziativa di effettuare la lavorazione di olive e, quindi, l’estrazione di olio all’aperto, in un luogo centrale della città dove smog e polveri sottili di certo non mancano. E questo non risponde sicuramente agli ordinari canoni di igiene e salubrità per il prodotto ottenuto. Prodotto che, tra l’altro, – stante sempre alle critiche dello stesso osservatore – per essere apprezzato al meglio delle sue caratteristiche organolettiche non dovrebbe neppure essere consumato allo sgorgo della centrifuga di separazione dell’olio dall’acqua  di vegetazione, perché è noto agli esperti del settore che in quella fase l’olio contiene ancora diverse micro impurità che sarebbe preferibile non ingerire insieme all’olio. Anche se, per la verità, – aggiunge il puntiglioso osservatore – trattasi solo di un assaggio. Ma queste, forse, sono sottigliezze solo per addetti ai lavori. E, quindi, trascurabili per i comuni consumatori di olio extra vergine di oliva, ma non certo per chi  da lezioni di qualità per tale prodotto tipico pugliese.    

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Dicembre 2016

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