Cronaca

Come contrastare le dimissioni per maternità

In questi anni, in Italia, sono aumentate le iniziative che mirano ad evidenziare i vantaggi di un cambiamento nel modo di concepire la realtà lavorativa, specialmente in favore delle donne. E’ necessaria una migliore conciliazione nel mondo del lavoro, una conciliazione che indubbiamente condurrà ad una riduzione dei costi sociali e garantirà la sostenibilità al sistema previdenziale, migliorando la qualità della vita ed il conseguente benessere della società, non solo del singolo individuo. Ammontano a un milione e 500mila euro le risorse messe a disposizione dalla Regione Puglia per far fronte ai servizi di conciliazione vita-lavoro. Tale cifra sarà poi arricchita da ulteriori 50 mila euro da parte degli Enti bilaterali e ordini professionali. I destinatari di tali risorse saranno le lavoratrici e i lavoratori occupati presso le imprese aderenti agli Enti bilaterali e i liberi professionisti iscritti all’Ordine di appartenenza. Le risorse serviranno per integrare il reddito in caso di congedo parentale; in caso di lavoro part-time e per integrare il reddito di coloro che richiederanno il prolungamento dell’astensione per assistere i figli con handicap. “E’ indispensabile trovare nelle spaccature di questa crisi economica, dei punti da cui è possibile ricominciare e ripartire. Le aziende e le imprese hanno altro a cui pensare, come ci hanno espressamente detto, proprio in virtù di questo, è necessario trovare una soluzione che non vada a peggiorare la situazione delle suddette imprese e che, allo stesso tempo, agevoli la condizione delle donne lavoratrici. Bisogna aiutare le donne a conciliare i tempi lavorativi con quelli della maternità. La sfida che abbiamo lanciato – ha proseguito Serenella Molendini, Consigliera regionale di parità – è quella di comprendere che,una maggiore qualità del lavoro ed una maggiore produttività, passa anche attraverso un clima favorevole nel luogo di lavoro”. Importanti i dati raccolti da un questionario elaborato dall’Università del Salento e sottoposto a numerose donne. Nel 2009 erano 666 le donne che hanno consegnato le dimissioni, mentre nel 2010 sono aumentate a 848 per poi passare nel 2011 a 886. La maggior parte di queste, ha addotto tra le motivazioni quella della totale incompatibilità tra lavoro e maternità, mentre un’altra metà ha dichiarato di volersi occupare della prole in maniera esclusiva. La fascia d’età principalmente interessata al fenomeno è quella compresa tra i 25 e i 36 anni. Rilevanti anche i dati circa il territorio più colpito. Bari svetta al primo posto con il 41% di donne dimessesi, al secondo posto Lecce con il 30%, segue Taranto con il 13%, Brindisi con il 9% e Foggia con solo il 7%. “Sono molto stanca di aspettare proclami che conferiscono valore all’intelligenza delle donne, alla loro bravura e competenza, per poi dover prendere atto di una grossolana insensibilità rispetto al tema – ha chiosato l’Assessore al Welfare, Elena Gentile –  Questa crisi non può sempre giustificare una politica dei tagli. Non chiediamo risorse, ma strumenti che ci permettano di coniugare due temi fondamentali e strettamente legati tra loro: il tema del lavoro delle donne e  quello del sostegno alle famiglie e l’esperienza pugliese può essere un buon modello per tutte le altre regioni d’Italia” ha concluso l’Assessore Gentile.
Nicole Cascione


Pubblicato il 3 Febbraio 2012

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