Cultura e Spettacoli

Come i sette samurai, quel giorno a Modugno

La proclamazione della Repubblica Partenopea provocò la reazione sanfedista. Una delle prime città pugliesi ad essere attaccate dall’Esercito della Santa Fede al comando del cardinale Ruffo, fu Modugno, rea di rientrare fra i municipi che avevano innalzato l’Albero della Libertà, emblema di adesione agli ideali rivoluzionari francesi. Era il 10 marzo 1799 quando un’accozzaglia di quattromila persone si scagliava contro le mura della città difesa da soli 120 uomini. Lo scontro, durato dall’alba al tramonto, si concluse con la vittoria degli assediati. I sanfedisti si ritirarono lasciando sul campo 18 morti. Nessun caduto, invece, tra i difensori. Un trionfo che si spiega valutando tecnicamente l’accaduto. Di quei quattromila uomini, solo cinquecento disponevano di fucili, gli altri essendo armati alla buona, cioè con roncole, spiedi, forconi e randelli. Nessuno aveva la benché minima istruzione militare. Non l’aveva nemmeno lo spietato Francesco Sora che guidava quella marmaglia. Competenze militari l’aveva invece Rocco Capitaneo, ex ufficiale dell’Esercito borbonico incaricato di organizzare la difesa. Da bravo militare il Capitaneo ottimizzò le scarse risorse. Per prima cosa mobilitò tutti i muratori della città per riparare alla meglio le mura, che erano in avanzato stato di rovina, facendo murare tutti gli ingressi tranne uno e facendo elevare parapetti sulle terrazze dei fabbricati esterni per offrire un riparo ai tiratori (lì presero posto trentasei uomini). Capitaneo avrebbe potuto schierare molti più difensori se avesse voluto reclutarli  tra il popolo ma nel timore (ragionevolissimo) di defezioni e tradimenti preferì confiscare  a quest’ultimo ogni arma e contentarsi di pochi e fidati uomini, ancorché inadatti alla guerra, come nobili, artigiani e persino sacerdoti. Una sentinella venne posta di vedetta in cima al campanile della Chiesa Matrice, il punto più alto della città. Modugno non disponeva di artiglieria. La necessità tuttavia aguzza l’ingegno : Un falegname costruì rudimentali cannoncini utilizzando la polvere da sparo che si era potuto ricavare da alcuni mortaretti (e un colpo di questi cannoncini poco mancò che non uccidesse il Sora). La portata di quelle povere armi non superava i 150 passi ma il ben mirato tiro bastò a confondere una massa disordinata e vile e che contava solo sulla superiorità numerica. Anche i sanfedisti disponeva di un cannone e degno di questo nome. Incapaci di usarlo, però, ne ricavarono vantaggio modestissimo : appena sette tiri, sei dei quali volati addirittura oltre la città e uno solo (innocuo) messo a segno… La storia dell’assedio di Modugno un po’ ricorda quella di ‘I sette samurai’, celeberrimo film girato da Akira Kurosawa nel 1954: Un pugno di guerrieri scelti e ben organizzati riesce nell’impresa di difendere un villaggio di inermi contadini da un’orda di briganti.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 10 Marzo 2015

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