Cultura e Spettacoli

“Come te ribollente di vita”

Maria Marcone avrebbe compiuto 83 anni ad aprile. Si è spenta martedì scorso a Bari, sua città adottiva (era nata a Foggia). Docente, scrittrice tradotta in tutto il mondo, intellettuale militante, donna squisita… cosa scolpirle sulla lapide? Maria Marcone dovrebbe bastare. Per chi la conobbe, per chi la frequentò traendone insegnamenti preziosi fu semplicemente ‘Maria’. Alla causa di un pensiero libero e formativo Maria si consacrò scrivendo molto e vincendo altrettanto, sempre con merito. Ma non staremo adesso a stilare la lista dei tanti libri di successo che questa donna esemplare firmò e dei tantissimi riconoscimenti che le vennero tributati (altri hanno provveduto in tal senso e con maggior tempismo di noi). Se siamo qui a parlare di Maria è perché la sua scomparsa, avvenuta in punta di piedi al termine di un calvario privo di senso, sollecita considerazioni amare e che prescindono dal cordoglio. Da alcuni anni Maria Marcone era uscita di scena, rosicchiata giorno dopo giorno dal suo male. Venendole meno le forze aveva smesso di raccontare e recensire, di prendere parte a convegni e giornate di studi, di collaborare a riviste, di ricevere ex alunni e intellettuali, scrittori emergenti verso cui sempre era prodiga di consigli e sostegno. Ugualmente, nessuno poteva dire di averla dimenticata. Sicché, avantieri, intorno al suo feretro era lecito aspettarsi una folla di figure del mondo della cultura. Invece avantieri a San Ferdinando erano una cinquantina, quasi tutti parenti stretti e amici di famiglia. Sulle dita di una mano sola potevano contarsi i rappresentanti di un popolo di poeti, narratori, drammaturghi, cineasti, studiosi… Sì, i sentimenti non si misurano con i numeri, ma è pure vero che gratitudine e stima vanno testimoniate nei momenti cruciali. A far male mercoledì scorso non era tanto l’assenza di qualche nome celebre – può capitare a tutti di restare tagliati fuori da una notizia –  quanto quella di un popolo (il popolo di cui sopra). Se ne può concludere che in tanti, in troppi, e già da tempo, non avevano più bisogno di Maria. Atteggiamento del tutto sintonico col greve spirito globale che invoglia a consumare (e conseguentemente a dimenticare) piuttosto che a coltivare rapporti umani. Sono cose, queste, che svuotano. Colmiamo allora il vuoto con la parola della stessa Marcone, questa donna generosa e tenace, esuberante e coerente che ebbe la buona sorte di completarsi nella dedizione discreta di suo marito Antonio : “Mare / mi riconosco / tua creatura / come te ribollente di vita / come te irruenta e selvaggia” (da ‘Inno al mare’, tratto da ‘Con le armi della Poesia’, Bastogi 2007).

Italo Interesse


Pubblicato il 17 Gennaio 2014

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