“Commissioni, incarichi e conflitti di interesse anche nella medicina dello sport”
Un vero e proprio abuso, anzi, un “gravissimo abuso di potere da parte della Giunta Vendola contro la legge sulla Medicina Sportiva”, definisce il consigliere regionale pugliese del Popolo della Libertà Nino Marmo – che è anche Vice-Presidente del Consiglio Regionale- uno degli ultimi provvedimenti adottati dai piani alti del Lungomare Nazario sauro. “Un gravissimo abuso di potere, ai danni del potere legislativo che la Costituzione attribuisce ai Consiglio Regionali, rischia di essere compiuto dal Governo-Vendola su istigazione dell’Assessore Gentile. Essi infatti, invece di attuare quanto previsto dalla Legge Regionale n.18/2013 che liberalizzava, alla stregua di quel che in materia vige in quasi tutte le altre Regioni, la medicina sportiva, e cioè varare entro tre mesi il regolamento attuativo, ne hanno attesi quattro per portare in Giunta una delibera che istituisce l’immancabile Commissione”. Una materia bollente, quella toccata così aspramente da Marmo, a cominciare, per esempio, dalla legge relativa alla semplificazione del rilascio di certificazioni di idoneità all’attività sportiva agonistica. Eppure con questa legge che pareva ‘bipartisan’ si voleva allargare le opportunità di tutela dei cittadini che praticano lo sport, estendendo la facoltà di rilascio delle certificazioni di idoneità ai centri medici privati, diretti da medici specialisti in medicina dello sport, a firma esclusivamente di medici in possesso di relativa specializzazione. Pero’ liberalizzazione non vuol dire deregulation, il percorso che stava seguendo il consiglio regionale in un primo tempo pareva proprio non andare nella direzione giusta. Tanto che il Tar Puglia -sede di Bari- Sezione II, con sentenza n. 880 del 29 maggio scorso, accogliendo il ricorso di un medico specialista in medicina dello sport, difeso dall’avv. Rossella Piazzolla, aveva stabilito che” le delibere regionali n. 2234 e 7513 del 1986 non contengono, né potrebbero contenere, una disciplina della materia derogatoria rispetto alla vigente disciplina nazionale pena la fondatezza del dedotto vizio di incompetenza di cui al 3° motivo di ricorso”. In soldoni, il medico barlettano, che rilasciava certificazioni di idoneità all’attività sportiva agonistica presso il suo esercizio, nell’agosto 2012 era stato invitato dall’ASL Bat “a eliminare ogni e qualsiasi dicitura riportante autorizzazioni ricevute da questo Ufficio … a non emettere certificazioni di idoneità all’attività agonistica (art. 5 nD.M. 18.02.1982) senza il possesso degli specifici requisiti e autorizzazione previste dalla vigente normativa … a revocare tutte le certificazioni impropriamente rilasciate”. Il ricorrente aveva impugnato la richiamata determinazione deducendo una pluralità di profili di illegittimità. La Regione Puglia e l’A.S.L. BAT si erano costituite in giudizio eccependo in via pregiudiziale la tardività dell’impugnazione riferita ai provvedimenti regionali. Insomma, i medici specialisti in medicina dello sport possono rilasciare certificazioni di idoneità all’attività sportiva”.
Ma adesso pesano come macigni le parole di Marmo, che non lesina considerazioni ed epiteti ancora più pesanti. “A confermare l’intento truffaldino di questo, ultimo gravissimo comportamento basta scorrere i nominativi dei componenti della Commissione voluta dalla Giunta regionale, che corrispondono pari pari ai professionisti che questa legge hanno avversato, anche per evidenti conflitti di interesse”. Per l’ex assessore regionale della giunta di centrodestra, la pillola non sarà digerita tanto facilmente, tanto che lui parla come politico e co-firmatario, insieme al Collega Fabiano Amati, di questa legge, “…ma anche soltanto come Consigliere Regionale in quanto tale al quale, nessuno ha il diritto di sfilare la funzione legislativa che esclusivamente gli compete”. Percio’ Marmo diffida formalmente il Governo Regionale, a partire dal Presidente e dall’Assessore al ramo, dal procedere all’attuazione di commissioni e sottocommissioni fin troppo interessate. Ed invita il Presidente del Consiglio ad assumere senza se e senza ma le difese del ruolo del Consiglio stesso, nei cui confronti è in atto un “grave attentato.”
Antonio De Luigi
Pubblicato il 11 Dicembre 2013