Cronaca

“Commissionopoli” d’Italia: altro scandalo sulla città

Torna in auge lo scandalo dei gettoni di presenza delle commissioni consiliari al Comune di Bari, e ancora una volta la nostra città assurge alle cronache nazionali per tanto spreco di pubblico denaro. Come si ricorderà, alcuni anni fa un’altra trasmissione de “La 7” si occupò di questa “gettonopoli” che, su scala nazionale, coinvolse anche, ma soprattutto, Bari. La scorsa domenica sera, sulla seguitissima trasmissione “Non è l’Arena”, condotta da Massimo Giletti, si è tornati su questo punctum dolensriversando ulteriore scandalo sulla Civica Amministrazione barese. I dati riportati dalla grafica nel corso della trasmissione sono stati, per certi versi, imbarazzanti, se rapportati al numero di commissioni consiliari con quelle della città di Bologna. Il periodo preso in esame, da gennaio ad ottobre di quest’anno, ha inequivocabilmente evidenziato una situazione vergognosa rispetto alla felsinea Amministrazione: oltre 1.800 sedute di commissione rispetto alle circa 300 di quelle emiliane. Ospite in studio la Consigliera Irma Melini, futura candidato sindaco che, nonostante la sua raucedine, ha dato la sua versione circa questa spesa pubblica incontrollata. Il numero magico sarebbe “quota 33”, che nulla ha a che vedere con l’età di Gesù Cristo, ma riguarda il numero delle presenze al fine di massimizzare l’importo dei gettoni di presenza, il cui costo è di circa 73 euro lordi. L’inchiesta è stata purtroppo “condita” dalle dichiarazioni di alcuni consiglieri comunali, parte dei quali ha manifestato lassità congiuntivale (da non intendersi in senso oftalmico), adducendo le loro motivazioni. Ma il vero scoop, al di là dei costi per il solo periodo preso in esame, ossia circa 700mila euro, riguarda l’incredibile diniego del Sindaco Decaro a rilasciare alcuna dichiarazione al giornalista de “La7”: possibile che il nostro ineffabile Primo Cittadino, amante delle passerelle mediatiche, abbia rinunciato ad una intervista così importante su una rete nazionale? Cosa può aver giustificato questo suo diniego? Decaro ha però in seguito fornito la sua versione, ovviamente sulla sua pagina di Facebook, in cui molto diplomaticamente (o più pilatescamente) se n’è lavato le mani, in quanto egli non avrebbe alcun potere di influenza sulle Commissioni e sugli organi del Consiglio Comunale. Se, a livello teorico, Decaro potrebbe anche aver ragione, da un punto di vista politico le sue responsabilità potrebbero pesargli come un macigno in quanto, come anche ribadito nel corso della trasmissione, avrebbe potuto richiamare i suoi consiglieri di maggioranza ed invitarli a comportamenti decisamente più sobri, che incidono non poco sulle casse comunali. Sarebbe il caso che qualche suo bravo collaboratore (ovviamente non nel senso manzoniano del termine) lo informi che la scorsa domenica ha fatto una delle più classiche figure barbine della sua carriera politica in ambito nazionale, soprattutto essendo anche Presidente dell’Anci, cosa che è stata rimarcata più volte nel corso degli interventi. Non vorremmo infatti che, essendo Bari fra le città più tartassate d’Italia, con l’IMU e la Tari rincarate oltre ogni dolore (senza dimenticare il “De…caro estinto”, ossia l’aumento del costo dell’elettricità dei lumini cimiteriali), che parte delle tasse dei cittadini baresi serva per coprire questa sbornia accumulatrice di gettoni di presenza a gogò. Dunque la trasmissione di Giletti accende i riflettori sugli scandali baresi, quali per esempio le “plafoniere d’oro” alla Regione e lo scandalo dei gettoni di presenza al Comune: trattasi però di autentiche “quisquilie” rispetto ai mastodontici interessi palazzinari per centinaia e centinaia di milioni di euro che si stanno abbattendo sulla città di Bari. Come più volte scritto nel corso degli anni dal nostro giornale, la città sta per essere stravolta nei suoi assetti sociali ed urbanistici da una miriade di megainfrastrutture spacciate il più delle volte come indispensabili e necessarie per l’intera funzionalità del capoluogo pugliese. Nuove generazioni di palazzinari, che stanno sostituendo le precedenti con alcuni imprenditori legati persino a logge massoniche più o meno coperte, si stanno affacciando prepotentemente nel mondo dell’imprenditoria locale. Sarebbe interessante approfondire con inchieste ad hocquale potrebbe essere il rapporto tra i referenti di queste lobby e i politici locali, e chi potrebbe essere il finanziatore di future campagne elettorali in ambito locale e regionale. Sarà il nuovo filone di inchiesta per il “Dottore Giletti”?

Piero Ferrarese


Pubblicato il 4 Dicembre 2018

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