Comune, il ‘decalogo’ di Forza Italia vs la tassa di soggiorno
Tra pochi giorni si discute in Aula e il confronto tra le forze politiche si fa sempre più serrato
Sempre vivo a Bari il confronto per l’introduzione d’una tassa di soggiorno che, tra pochi giorni, dovrà passare al vaglio ed essere discussa in Comune, davanti all’assemblea cittadina. E così, in attesa della discussione nell’Aula ‘Enrico Dalfino’, le ragioni del ‘pro’ e ‘contro’ si fronteggiano affondando ancor più i colpi, mentre anche i partiti -nonostante la calura insopportabile …- escono allo scoperto. Anticipando il proprio consenso o meno all’introduzione d’un balzello di cui in città molto probabilmente non c’era bisogno in tempi di crisi e che invece si vorrebbe introdurre a carico di albergatori e operatori turistici che piangono costantemente miseria…a torto o a ragione. Intanto Forza Italia/Bari ha prima discusso e subito dopo dichiarato ufficialmente di essere a fianco degli operatori turistici baresi. Dichiarando chiaro e tondo il propro “no” all’introduzione, appunto, della tassa di soggiorno nel capoluogo in questo momento per fortuna in crescita. Una tassa/balzello fortemente voluta, invece, dall’amministrazione Decaro, mentre il Direttivo forzista incita il centro-destra barese a mobilitarsi. Anzi, meglio, <<….a far fronte comune contro l’ennesimo inasprimento fiscale che il prossimo consiglio comunale si appresta a varare il prossimo 24 luglio>>. E son dieci, secche, chiare e difficilmente controvertibili, le ragioni per contrastare la ‘tourist-tax’ a Bari secondo gli azzurri baresi in quanto, innanzitutto, introduce <<nuovi aggravi e adempimenti burocratici per le imprese turistiche oneste, anche le più piccole>>, aumentando la concorrenza sleale tra strutture ricettive. A vantaggio di quelle abusive, bisogna precisare. In terzo luogo, spiegano ancora i forzisti, la tassa di soggiorno va a colpire senza distinzioni italiani e stranieri che soggiornano a Bari per motivi non turistici (lavoro, assistenza familiare ecc.)e cioè l’ennesimo “balzello medioevale” a carico del turista viaggiatore. Finendo per sottrarre altri 2,5 milioni annui all’economia cittadina per versarli nelle casse comunali. Ma essa rappresenta solo e soltanto un “nuovo onere fiscale”, che disincentiva il turismo e si somma ad altre tasse, tra cui la tassa/addizionale comunale sui biglietti aerei pari a 6,5 euro a passeggero, eliminando un piccolo vantaggio competitivo (…e anche d’immagine per Bari) che sinora non l’applicava. Ma andiamo avanti toccando, per esempio, la tempistica dell’introduzione, ‘scorretta’ per Forza Italia anche dal punto di vista istituzionale, ad appena nove mesi dalla definitiva scadenza dell’amministrazione comunale. E cioè senza tener conto che, così com’è stata concepita, la tassa non è vincolata a specifici investimenti infrastrutturali o a nuovi servizi per il turismo, non prevedendo una corrispondente riduzione del carico fiscale per i baresi. Insomma, il Direttivo di via Argiro rifiuta la <<…rituale litania abusata del “così fan tutti”, giacché su 8mila comuni italiani, solo mille hanno introdotto la tassa di soggiorno>>. E anche per questo sarebbe necessario un approccio diverso, se non diametralmente opposto: meno tasse e più servizi per promuovere la crescita economica. Soprattutto a Bari, dove un governo cittadino illuminato sarebbe già da tempo intervenuto per dire <<basta>> agli sprechi della macchina amministrativa e soprattutto alle troppe società municipalizzate che drenano ogni anno oltre 100 milioni alle casse comunali, in cambio di servizi <<mediocri>> di pulizia, mobilità e manutenzione del verde urbano.
Francesco De Martino
Pubblicato il 20 Luglio 2023