Con Emiliano in campo, Decaro non ha più… scampo
Ora, a Bari, di consiglieri comunali di maggioranza (e del Pd in particolare) che si dichiarano ancora “renziani”, e quindi fedelissimi del sindaco Antonio Decaro più che del governatore pugliese Michele Emiliano, non si trovano neppure con il lanternino dopo l’esito del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, in cui l’affermazione del “No” alla riforma Renzi-Boschi è stata nettissima non soltanto a livello nazionale, ed in particolare al Sud, ma anche nel capoluogo pugliese, dove il Primo cittadino e neo-presidente dell’Anci, per l’appunto il renziano Decaro, non è riuscito a far vincere il “Sì” neppure nel suo “feudo” elettorale della ex frazione barese di Torre a Mare, dove i seggi per il referendum erano appena 5 in tutto. Infatti, ultimamente a Palazzo di Città i malumori nelle fila della maggioranza di centrosinistra che sostiene Decaro nell’aula “Dalfino” sono aumentati esponenzialmente e, tra questi, sono molti quelli che sperano a breve in un effettivo cambio di passo del sindaco nella gestione politica ed amministrativa della Città, “in quanto – a dire di qualcuno di essi – il malcontento dei baresi si tocca ormai con mano per i servizi comunali essenziali, come l’igiene ed il trasporto pubblico urbano, oltre che per talune disfunzioni nella macchina amministrativa ed in altri servizi minori”. “E questo in una città – ricorda sempre uno di questi esponenti di maggioranza – dove imposte e tasse locali sono tra le più esose d’Italia”. Però, il sindaco Decaro in questo periodo evidentemente ha ben altro a cui pensare, dopo la cogente sconfitta del “Sì” anche a Bari, dove probabilmente pensava, insieme al segretario del Pd pugliese Marco Lacarra, di fare il pieno dei “Sì” al referendum almeno nel capoluogo, per dimostrare a Renzi, ma soprattutto all’intero Pd, di avere un vasto seguito politico e personale, a prescindere dai suoi “padrini” politico-elettorali iniziali, l’ex senatore Alberto Tedesco prima ed il governatore Emiliano dopo. Un’affermazione del “Sì” che avrebbe quindi potuto legittimare Decaro come leader del Pd pugliese al pari di Emiliano, oltre che affrancarlo definitivamente dalla tesi di coloro che, nonostante le tappe della sua rapidissima carriera politica (assessore, capogruppo regionale, parlamentare, sindaco e presidente dell’Anci), lo hanno sempre considerato la “protesi politica di qualcuno” e giammai una figura politica autonoma. Ma così non è stato ed ora Decaro, forse per la prima volta nella sua esperienza politica, si trova ad fronte un bivio la cui biforcazione è formata da strade al momento cieche per le sue ambizioni politiche immediate. Infatti, sembrerebbe che la parabola ascendente “decariana” abbia improvvisamente cambiato verso con l’esito del referendum costituzionale e per il giovane Primo cittadino barese il tempo del possibile doppio gioco all’interno del Pd pare terminato definitivamente, in quanto il contesto politico nazionale del suo partito si sta talmente complicando, per cui a breve non sarà più praticabile il gioco di avere “un piede in due scarpe”, come è stato per Decaro fino a prima del referendum del 4 dicembre scorso, quando nel Pd si professava “renziano doc” a Roma e “renziano di Emiliano” in Puglia. E questo doppiogiochismo gli ha consentito in precedenza di utilizzare sempre “due forni” per la progressione della propria carriera politica. Infatti, prima, grazie ai forni “Tedesco-Emiliano” divenne assessore comunale e consigliere regionale e, poi, grazie ai forni “Emiliano-D’Alema” divenne parlamentare con il listino bloccato nel 2013, in virtù della deroga a candidarsi alle primarie per la Camera, ottenuta dall’allora segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Ed, ultimamente, grazie ai forni “Emiliano-Renzi” è divenuto sindaco nel 2014 e presidente dell’Anci nel 2016. Un dualismo che ora, a causa della discesa in campo nazionale nel Pd del governatore pugliese Emiliano, non dovrebbe essere più possibile praticare da Decaro, che al prossimo congresso nazionale del partito (ma probabilmente ancor prima, già dalle prossime riunioni della Direzione nazionale) potrebbe essere costretto a chiarire con chi si schiera realmente all’interno del Pd e senza, per altro, poter avanzare altre pretese di sorta. Infatti, se Decaro deciderà di rimanere con Renzi, alla luce del risultato prodotto a Bari al recente referendum, difficilmente potrà avere il lasciapassare per un ritorno immediato su un seggio parlamentare alle prossime politiche. Anzi, in caso di tale scelta la sua posizione a livello locale rischierebbe di compromettersi perché, avendo Emiliano a Bari il controllo vero del partito, la situazione al Comune diverrebbe per il persistente renziano Decaro ben presto insostenibile e, di conseguenza, rischierebbe di perdere anche quella poltrona. Per cui la sua scelta al prossimo congresso, con Emiliano in campo nazionale nel Pd, sarebbe quasi obbligata e non potrebbe che essere quella di passare anche formalmente sul “carro” nazionale (o corrente politica di prossima costituzione) del governatore pugliese. E qui, anche se neppure Emiliano, per ovvie ragioni di opportunità politica, potrà assicurargli un ritorno immediato a Roma da parlamentare, quantomeno potrà contare su una certa tranquillità al Comune di Bari, dove a calibrare i giochi interni alla maggioranza interverrebbe sicuramente il “Gladiatore”, come è già avvenuto recentemente con il “caso” delle dimissioni irrevocabili, ma poi sconfessate, del presidente del consiglio comunale Pasquale Di Rella (Pd). In definitiva, il “dualismo” politico (che alcuni, però, definiscono “doppio faccismo”) di Decaro all’interno del Pd è ormai al tramonto. Ed anche se, come ha scritto subito dopo l’esito del referendum costituzionale Peppino Caldarola su un noto quotidiano, Decaro il “Triangolo (ndr- Renzi-Emiliano-D’Alema) non lo ha considerato”, d’ora in avanti nel partito per lui sicuramente “Tertium non datur”. E, tra Renzi ed Emiliano, il Primo cittadino barese non ha proprio più scampo, se quest’ultimo scenderà in campo. Come difatti è già.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 13 Dicembre 2016