Conclusa l’indagine della Commissione ministeriale. Ora toccherà al Prefetto esprimersi
Dopo sei mesi, il lavoro di verifica amministrativa è terminato con la consegna all'Autorità di governo di una corposa relazione, in base alla quale deciderà il da farsi
L’ispezione ministeriale sugli atti del Comune di Bari, iniziata sei mesi fa, è ufficialmente terminata. Infatti, la commissione, composta da Claudio Sammartino, prefetto in quiescenza; Antonio Giannelli, (nominato qualche giorno fa prefetto di Cremona) e Pio Giuseppe Stola, maggiore dello Scico della Guardia di finanza, nominata dal Viminale il 22 marzo scorso, a poche settimane dall’operazione della Dda di Bari denominata “Codice interno”, ha terminato il suo lavoro di verifica consegnando al prefetto, Francesco Russo, un corposo faldone contenente i documenti esaminati ed i verbali di una trentina di audizioni effettuate, unitamente ad una relazione analitica del lavoro svolto e della valutazione conclusiva sull’attività d’indagine messa in essere. L’operazione investigativa della Direzione distrettuale antimafia che lo scorso 26 febbraio aveva portato all’arresto di 136 persone (tra cui l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e della moglie Maria Carmen Lorusso, all’epoca consigliera comunale a Bari), è stata – come si ricorderà – la vicenda che ha portato il ministero degli Interni ad accendere doverosamente i riflettori sul Comune capoluogo della Puglia, proprio a seguito dei fatti giudiziari rivelati dall’inchiesta citata. Fatti che avevano portato il Viminale alla nomina di una speciale Commissione d’accesso agli atti, come prevede la legge antimafia del 1991, quando ci sono ragionevoli sospetti sull’esistenza di intrecci tra imprenditoria, politica e criminalità organizzata, con fenomeni di voto di scambio politico mafioso, che possono inquinare e condizionare l’attività dell’ente. Infatti, l’inchiesta “Codice interno” aveva portato anche alla nomina da parte della Procura barese, in affiancamento al Cda, di un amministratore giudiziario all’Amtab, ossia all’Azienda barese del trasporto pubblico urbano, partecipata interamente dal Comune, per presunte infiltrazioni mafiose, in particolare nella gestione delle assunzioni. Nei sei mesi di lavoro (inizialmente era tre e successivamente estesi a sei, come termine concesso per le verifiche) la Commissione ministeriale ha esaminato il voluminoso fascicolo dell’inchiesta giudiziaria, acquisendo documenti ed ascoltando alcuni i vertici politici ed amministrativi del Comune di Bati, all’epoca guidato dal sindaco Antonio Decaro (ora europarlamentare), il cui capo di Gabinetto era l’attuale neo Primo cittadino, Vito Leccese, anch’egli ascoltato dai commissari ministeriali, oltre al Procuratore di Bari, Roberto Rossi, ed altre personalità ritenute utili all’indagine amministrativa. Quindi, ora si è in attesa di conoscere gli esiti di detta ispezione ministeriale, contenuti nella relazione finale che è già stata consegnata al Prefetto di Bari e che, a sua volta, dovrà trarre le conclusioni e formulare una sua proposta al ministero dell’Interno in base a quanto riscontrato (o non riscontrato) nell’attività amministrativa comunale dalla commissione d’accesso agli atti. Il prefetto Russo, infatti, avrà 45 giorni di tempo per far conoscere le sue conclusioni al ministero degli Interni e, quindi, al governo. Nel caso dalla relazione dei commissari non risulterà nulla di rilevante ai fini della normativa antimafia, in base alla quale il ministro Matteo Piantedosi a marzo scorso ha inviato la Commissione d’accesso agli atti, allora sarà lo stesso Prefetto ha chiudere la pratica, disponendone l’archiviazione ed inviando una semplice informativa al ministero. Diversamente sarà sempre il Prefetto a rimettere l’intero carteggio a Roma ed a chiedere al Ministero i provvedimenti necessari. Tra le misure previste dalla legge, in caso fossero stati ravvisati condizionamenti da parte della criminalità sull’attività dei Comune, figura lo scioglimento dell’Assemblea cittadina ed il conseguente commissariamento dell’ente anche nel caso in cui gli Organi politici in carica non siano più gli stessi del periodo oggetto d’osservazione. Un eventuale scioglimento del Consiglio comunale dovrà essere disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, entro tre mesi dalla trasmissione della relazione prefettizia. Insomma, i baresi per sapere l’esito finale del lavoro effettuato in sei mesi dalla Commissione ministeriale di accesso agli atti del Comune dovranno attendere ancora.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 25 Settembre 2024