Consorzi di Bonifica: quale sanatoria?
I conti non tornano: quattrocento milioni di euro è l’ammontare del debito che si è progressivamente creato nei bilanci della Regione Puglia sulla gestione dei Consorzi di Bonifica. Il confronto tra maggioranza e opposizione sulle responsabilità e sulle vie da percorrere per risolvere il problema si fa sempre più serrato. In risposta alle recenti dichiarazioni del presidente della Regione Nichi Vendola, secondo cui la politica deve restar fuori dai Consorzi di Bonifica e, soprattutto, il risanamento economico non deve gravare sulla fiscalità generale, è intervenuto ieri Rocco Palese. “Dopo sei anni di Governo – ha esordito il capo dell’opposizione – Vendola e la sua maggioranza decidono che la soluzione per i Consorzi di Bonifica è quella di fa pagare i debiti agli agricoltori? Hanno avuto sei anni per approvare la riforma dei Consorzi ma non ma non ci sono riusciti per spaccature interne al centro-sinistra e adesso tirano fuori dal cilindro questa vergognosa soluzione e la spacciano pure per rivoluzione?” Ad essere precisi, la cattiva gestione e l’inadeguatezza dei Consorzi, enti voluti da un decreto regio nel 1904 col compito di provvedere alle opere di bonifica e alle infrastrutture dei territori di competenza, è storia ancor più vecchia. L’ex presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, sul finire della sua legislatura, aveva emanato una legge che sospendeva gli agricoltori dall’onere tributario e al contempo obbligava i Consorzi a rivedere i piani di bonifica entro novanta giorni. Accadeva spesso, infatti, che gli agricoltori facessero ricorso ai giudici per l’iniquo pagamento di contributi ai Consorzi a fronte di servizi inesistenti, come nei casi in cui i terreni continuavano ad essere tassati, sebbene fossero stati edificati da tempo. Fu così avviata una riclassificazione delle aree di bonifica che, di fatto, si è tradotta in un concreto e organico riordino solo in Capitanata. Sul resto del territorio hanno continuato a dominare ricorsi e intoppi amministrativi. La Regione, dunque, per ovviare a questa situazione, in forza di una legge nazionale, ha iniziato ad elargire contributi straordinari ai Consorzi per il loro risanamento, cercando di anticipare i finanziamenti solo in uscita, ovvero parallelamente al procedere dei lavori di riordino. Nel 2005 la Giunta Vendola decise di prolungare la sospensione dei contributi (ad eccezione dei due efficienti consorzi foggiani) fino all’approvazione della riforma che avrebbe dovuto livellare i gravi fiscali del passato e avviare una coerente riscrittura delle cartelle esattoriali da parte dei Consorzi. Questa riforma, tuttavia, ad oggi non è ancora stata attuata a causa di scontri interni alla maggioranza che, peraltro, hanno sancito la responsabilità politica della Giunta Vendola. Il mancato accordo, infatti, ha creato un indotto allo sperpero delle risorse: i soldi forniti dalla Regione sono serviti al mero funzionamento delle strutture amministrative degli enti (personale, costi di manutenzione etc.) ma non ad una reale garanzia di servizi. Qual è dunque la soluzione? Secondo la coalizione guidata da Rocco Palese sono necessari degli emendamenti che allarghino le competenze dei Consorzi per aumentare i volumi di guadagno e renderli autosufficienti, delegando loro soprattutto funzioni per le opere pubbliche; ridurre gli organi del consiglio di amministrazione e commisurare la contribuzione con i servizi realmente resi. La seconda questione sulla quale il centro-destra ha puntato il dito riguarda l’intenzione di Vendola di nominare un unico commissario istituzionale. “Siamo sorpresi del fatto che Vendola oggi rimuove gli stessi commissari che lui aveva nominato e ai quali aveva chiesto esattamente gli stessi dati che col disegno di legge dello scorso 18 marzo prevede di chiedere al supercommissario, sulla cui figura peraltro sarebbe bene se la Giunta facesse una verifica di compatibilità costituzionale prima di venire in Consiglio”. Il nodo centrale, tuttavia, resta quello di rimpinguare il deficit: i rappresentanti di cittadini e agricoltori, in attesa di una chiara risoluzione politica, si palleggiano i ruoli e le responsabilità del pagamento.
Lucia De Crescenzio
Pubblicato il 30 Aprile 2011