Continua imperterrita la battaglia di Anna Dalfino in difesa dei cani
“Perché le altre associazioni non si lamentano allo stesso modo sui contributi?” aveva chiesto l’assessore all’Ambiente Maria Maugeri di fronte all’ultimo, accorato appello di Anna Dalfino, presidente dell’ACA, costretta ancora una volta a reclamare a gran voce contro il Comune affinché quest’ultimo rispettasse l’erogazione dei contributi alla struttura comunale di via dei Fiordalisi, necessari per pagare mensilmente i fornitori di mangime, pena la cessazione del contratto. È infatti da tempo che chiede giustizia a riguardo dei ritardi dei contributi spettanti all’ACA sin dal primo semestre 2013 (di cui ha avuto un piccolo acconto di € 8.000 erogato ad agosto 2013) per la gestione dei 150 cani di proprietà del Comune di Bari, gestiti da un’associazione iscritta all’albo regionale delle Associazioni a protezione animale sin dal 1996, in una struttura comunale: tutto ciò chiarisce, specifica la Dalfino in un comunicato stampa, la totale responsabilità del Comune di Bari. “L’assessore Maugeri, che non merita la delega alla tutela dei diritti degli animali, forse dimentica – precisa subito la Dalfino dopo aver appreso sugli organi di stampa la risposta-domanda della Maugeri agli accorati e disperati appelli dei volontari della sua associazione– che nel corso dei 30 anni di attività sul territorio barese, l’ACA a causa delle continue inadempienze dell’Amministrazione comunale alla legge regionale 12/95, che riguardava interventi per la tutela di animali d’affezione e prevenzione del randagismo, ha tenuto a bada il randagismo, assistendo migliaia di animali del territorio.” Per chi non conosce nel dettaglio la lunga storia dell’ACA, infatti, la Dalfino ricorda e cita a esempio i quasi mille cani dell’ ex Macello comunale di via Oreste 45, di cui 700 furono, per necessità, in quanto di disturbo alla quiete pubblica, trasferiti alla M.A.P.I.A. s.r.l. “Tutto ciò avveniva in quanto il Comune era sprovvisto di strutture comunali, pur avendo la possibilità di crearle, dato che l’ACA aveva vinto un ricorso al TAR Puglia nel 2003, affinché Bari fosse in riga con le grandi città italiane. Ma il Comune ha fatto di tutto per ignorare ciò, facilitando così i soggetti privati (M.A.P.I.A. s.r.l. e Piccolo Zoo di Corato), con convenzioni faraoniche, a spregio della legge regionale 26/2006 secondo la quale il limite massimo di capienza dei rifugi e delle strutture a questi assimilate non può superare le duecento unità di animali, con conseguente spreco di denaro pubblico.” I cani venivano, nel frattempo, abbandonati dietro il cancello della sede dell’ACA, in Via Martinez 1 (che è anche l’abitazione della stessa Anna Dalfino), oggi distrutta dopo che in due anni vi hanno stazionato quasi 70 cani fra adulti e cuccioli, e questo, fa sapere sempre la Dalfino, avveniva perché Bari non aveva ancora un Canile comunale. Il progetto iniziale della Dalfino come presidente dell’ACA era quello di realizzare un canile comunale in cui poter trasferire i 150 cani allocati al Vassallo, così come previsto dalla legge 12/95 e imposto dai giudici del TAR. In assenza di questo canile comunale, l’ACA aveva raggiunto un accordo con il Consorzio ASI per la costruzione di un proprio rifugio, ma la mancanza della firma della Convenzione da parte del Comune (e di Emiliano, nella doppia veste di sindaco e presidente del consorzio ASI) non ha reso possibile la realizzazione di tutto questo. Il Comune ha dunque preferito pagare ad un soggetto privato (la M.A.P.I.A. s.r.l.) che mediante una procedura ad evidenza pubblica è stata individuata come la struttura preposta a custodire i cani fino a quando non sarebbero state pronte le strutture pubbliche, spendendo molto più di quanto non avrebbe fatto firmando la convenzione con l’ACA, con evidente sperpero di denaro pubblico.
“Purtroppo, dato che i tempi si allungavano e la pazienza degli abitanti di via Martinez era arrivata alle stelle, l’ACA cominciò a trasferirli presso la pensione del Vassallo, dove, sempre in attesa di un canile comunale, raggiunsero nel giro di dieci anni (dal 2002 al 2012) il numero di 150 cani. Suddetta pensione costava € 3.000,00 al mese, tutti a carico nostro (quindi € 36.000 annuali): si trattava di soldi che avrebbe dovuto pagare il Comune in quanto proprietario dei cani e per regolamento comunale.” Sono quei € 36.000 annuali che oggi ancora pesano sulle casse dell’ACA e che rappresentano il motivo per cui, di risposta all’interrogativo della Maugeri, l’ACA è oggi l’unica associazione a protestare per l’erogazione dei contributi affinché i cani non rimangano senza cibo, dal momento che i fornitori vogliono essere pagati per tempo, volta per volta. “A questo punto – continua a spiegare la Dalfino – dato che i pagamenti del fitto si accumulavano, il Vassallo dette lo sfratto all’ACA, che per evitare che queste povere bestie fossero, come i 700 cani dell’ex Macello comunale di via Oreste, trasferite alla struttura privata della M.A.P.I.A. s.r.l., preferì trasferirle al canile comunale di via dei Fiordalisi, ancora cantierizzato.” Il canile sanitario e il rifugio ad esso collegato che, a seguito di intese formalizzate con il Comune di Bari, è sotto la responsabilità del Consorzio ASI, sono stati consegnati nel 2013 e, sebbene il canile sia costato al Comune la bellezza di circa 3 milioni di euro, oggi versa in condizioni di assoluto degrado: “Il consiglio da dare all’ancora per poco Assessore delegato alla tutela degli animali – aggiunge la Dalfino – è quello di provvedere, con la massima urgenza, a riparare i gravi danni che essa stessa ha causato, seguendo i consigli di chi ne sa meno di lei, al canile comunale di via dei Fiordalisi, modificando con superficialità la delibera 6082/95, la quale impone una superficie cementata nei recinti per garantire sia la lavabilità e quindi l’igiene dei luoghi, sia la sicurezza agli operatori di settore e agli animali.” Invece il canile tuttora non è stato cementificato, così che il terreno, quando piove, diventa fango, misto a urine ed escrementi, “per cui gli animali si infangano e vivono sempre nel bagnato; in aggiunta a ciò sono stati eliminati anche gli sguinzagliatoi, aree preposte per dare la possibilità agli animali di correre, scavare buche e poi tornare nella loro “casa”, asciutta perché cementata.” Anna Dalfino questa volta va giù duro e si rivolge direttamente al Presidente della Regione Puglia affinché, in nome della legge regionale 12/95 da anni disattesa dall’amministrazione Emiliano, vengano applicati sanzioni e commissariamento per porre fine a questa vergognosa vicenda, i cui responsabili, si augura, “oltre ad essere sanzionati per questi e altri danni, rischiano anche una causa per maltrattamento di animali”.
Lorena Perchiazzi
Pubblicato il 6 Marzo 2014