“Continuerò la mia battaglia fino in fondo, perché la morte di Valeria non sia vana”
L’archiviazione delle prime indagini dopo la morte della figlia agente penitenziaria l’anno scorso sono arrivate dalla Procura di Taranto e a Giuseppe Lepore gliel’hanno notificata solo qualche giorno fa. Ma lui continua a chiedere giustizia sulla morte della figliola agente penitenziaria in servizio a San Vittore tra esposti, denunce, archiviazioni e opposizioni. Per capire chi, in camice bianco, ha sbagliato dopo quel maledetto malessere che a Valeria è costata la vita, l’estate dell’anno scorso. Stando alla denuncia dei suoi genitori, la 26enne in vacanza con la famiglia a San Pietro in Bevagna, nel tarantino, nella notte tra l’11 e il 12 luglio 2014, sentì forti dolori al fianco destro e fu prima accompagnata al Pronto Soccorso di Manduria e poi, il giorno dopo, per accertamenti, al reparto di Urologia dell’ospedale di Taranto dove venne sottoposta a un doppio intervento chirurgico: uno per l’asportazione di un calcolo renale, l’altro per l’impianto di un polmone artificiale. Ma le complicazioni arrivarono in sala operatoria quando la ragazza, come ripete la famiglia, fu trasferita nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Bari. Ed è qui che la povera Valeria Lepore, esala l’ultimo respiro il 17 luglio 2014. E ora, dopo più di un anno, papà e mamma Lepore vogliono capire se s’è trattato di improvvise complicazioni o di un maledetto caso di malasanità. E per questo hanno anche incontrato il capo della procura barese.
Allora Giuseppe, cosa ha chiesto al procuratore capo per le indagini?
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Addirittura…e perché mai?, come è arrivato a queste conclusioni?
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Parecchie domande ancora senza risposta, nonostante le archiviazioni degli inquirenti
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Francesco De Martino
Pubblicato il 25 Settembre 2015