Cronaca

Contro le liste d’attesa, più esami da privati convenzionati

Si moltiplicano le proposte per limitare i danni alla salute dei cittadini pugliesi per colpa delle liste d’attesa. Ora è la volta del capogruppo del Movimento5Stelle in Consiglio regionale, Marco Galante, che ha inviato una nota alle Aziende sanitarie locali pugliesi, con la quale chiede di “avere informazioni in merito alle economie di scala, ripartite per singole branche specialistiche, che si sono determinate nel 2021 e nei primi due trimestri del 2022 e alle verifiche sull’appropriatezza delle prestazioni sanitarie erogate nelle strutture pubbliche ed in quelle private accreditate”. Insomma, per intervenire in maniera efficace sulle liste d’attesa – ha spiegato ancora Galante – è necessario introdurre nuovi modelli organizzativi, anche sperimentali, e incrementare l’offerta di prestazioni sanitarie, anche attraverso l’ampliamento del numero delle prestazioni ambulatoriali che le singole Asl acquisteranno dalle strutture ambulatoriali private accreditate. L’acquisto di ulteriori prestazioni sanitarie rispetto a quelle già contrattualizzate prevede l’utilizzo anche delle economie aziendali che si determinano in ogni Asl, cioè delle risorse provenienti dal mancato utilizzo dei budget oggetto di convenzione con gli erogatori privati. Intanto guardando i dati del monitoraggio del Ministero della Salute, emerge che la Puglia ha recuperato il 27% dei ricoveri chirurgici e il 46% della specialistica ambulatoriale programmati nel piano per le liste d’attesa. Il problema è che le liste di attesa non solo post covid, ma anche precovid, richiedono molto di più di quanto programmato, per essere davvero abbattute. Se i nostri amministratori pensano che le liste di attesa spariranno nel giro di sei mesi con la cancellazione del limite agli straordinari e alle prestazioni aggiuntive -come ha assicurato l’assessore pugliese alla sanità Rocco palese – si fa un errore di valutazione del problema, mostrando un approccio riduttivo ad una questione complessa, che non tiene  in nessun conto delle condizioni nelle quali i medici già oggi lavorano a causa della carenza cronica di personale e nessuna volontà di ripensare il sistema. Che è poi per molti addetti ai lavori all’interno del pianeta sanità in Puglia il nodo della questione. Nel 2009 la sanità privata accreditata in Puglia aveva un fatturato globale di 320 milioni, oggi siamo a 280 dopo 14 anni, e nel frattempo sono cambiati gli ammalati, i bisogni di salute, le tecnologie. Io spero che nel primo incontro con il nuovo Governo la Regione Puglia e tutte le regioni del sud facciano valere le ragioni di una disparità di trattamento nella ripartizione dei   fondi e faccia e proponga una volta per tutte di rivedere il fondo di riparto nazionale al fine di una più equa distribuzione delle risorse tra regioni del Nord e del Sud, la cancellazione dei tetti di spesa che permetterebbe al privato accreditato di offrire più prestazioni di quelle che i tetti limitano favorendo così la mobilità passiva e di allargare il numero delle specializzazioni incentivando quelle che non vuole fare più nessuno. Tutto questo senza considerare la carenza di medici nel servizio pubblico, molti dei quali si stanno dimettendo per turni di lavoro massacranti e disorganizzazione che mette a rischio sicurezza per operatori e assistiti.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 5 Novembre 2022

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