Cultura e Spettacoli

Corna di cervo, la gloria del primitivo

E’ ben noto che la Grotta Dei Cervi (Porto Badisco, a poca distanza da Otranto) è così chiamata per certe suggestive pitture risalenti al sesto millennio avanti cristo. In esse sono riprodotti uomini armati di arco che insidiano cervi dai ben sviluppati ‘palchi’ (le corna). Ciò significa una cosa sola : una volta i cervi erano di casa in Puglia. Ora, questa specie – che solo in tempi relativamente recenti si è rifugiata in aree montuose o impervie per fuggire la persecuzione venatoria – ama le aree pianeggianti e a bassa altitudine, ricoperte da boschi con radure o aree di boscaglia poco fitta. Se ne deduce che l’aspetto della penisola salentina, ottomila anni fa, doveva essere radicalmente diverso tra corsi d’acqua e vasto manto forestale, habitat di una fausta vasta e variegatissima. Ideali condizioni di sopravvivenza per piccole e primitive comunità di cacciatori. La lepre, come il fagiano, rappresentava la preda più comune dei nostri progenitori. Il cervo, quella più ambita. A fare la differenza non erano solo quei duecento di chili di carne (che, affumicata, diventava una provvidenziale riserva di cibo per i giorni di neve, pioggia o nebbia). Agli occhi di uomini dal pensiero rudimentale, quelle imponenti ramificazioni che amplificano l’aspetto di un animale già grande, potente e naturalmente maestoso nella corsa e nel salto, assumevano un valore con cui quello delle zanne di un cinghiale o della pelle di una serpe non potevano competere. Catturare un cervo maschio significava mettere le mani su un sicuro oggetto magico : il palco. E più esso si diramava, maggiore era il potere ad esso attribuito. Il possesso di un grande palco doveva assicurare ai suoi possessori carisma nei confronti dei gruppi rivali. Di qui l’importanza di catturare cervi. Soffermandosi unicamente sulla cattura di questa specie anziché d’altre anche più insidiose come orsi o linci, le pitture della grotta di Porto Badisco confermano la superiorità del cervo agli occhi degli ultimi cavernicoli di Puglia. Qualcosa di più di una ricca fonte di cibo : un’entità spirituale davanti a cui inchinarsi ad uccisione avvenuta. Rito che proseguiva asportando il palco e cingendosene il capo tra rauchi strilli di vittoria ; il trofeo veniva infine ostentato all’ingresso della spelonca come segno di forza e di scongiuro quasi una maschera apotropaica. E quanta fatica per procurarsi quell’emblema di valore. Le immagini della grotta di Porto Badisco ritraggono più uomini in azione, segno che la caccia al cervo era lavoro di squadra. Il che segnala nei nostri più remoti avi una notevole capacità di osservare, riflettere e pianificare.

Italo Interesse


Pubblicato il 15 Maggio 2013

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