Cronaca

Count-down natalizio a Bari, ma non se ne accorge nessuno

Il count-down natalizio scorre con lentezza sbadigliosa. Natale 2012 fa meno notizia dell’ancor più vicina e pretesa fine del mondo. Se già pochissimo si parla di settimane bianche e viaggetti di Capodanno, ancora meno di dice di alberi, addobbi e presepi. La parola ‘Natale’ che ancora fino a qualche anno fa già a settembre si cominciava a sussurrare e che in un crescendo lento a fine ottobre si era fatta suono rotondo, destinato a evolvere in grido gioioso dall’Immacolata in giù, ebbene quella parola bellissima oggi è la grande assente. Latita nei discorsi della gente, soprattutto latita nei cuori. Non esiste perciò ragione di meraviglia se per strada, cioè nelle vetrine dei negozi, il Natale è assente in ‘odore’ prim’ancora che in segni. Forse qualcosa si comincerà a percepire dopo sabato 8, comunque sarà non più che ‘qualcosa’. Non aspettiamoci una folla di alberi addobbati e presepi in mezzo a stelle, Bambinelli, candele e tappeti rossi. Ci contenteremo di cenni, piccole testimonianze, cosette un po’ gettate qui e là poiché – in fondo – Natale è come la mamma, poiché tradizione, speranza e superstizione sono dure a morire. A farcelo pensare, avantieri, è stata una passeggiata per le vie del dentro. Nelle vetrine degli esercizi commerciali, si fa mostra, e con successo, dell’arte dell’esposizione, ma l’esposizione è fredda, non anticipa nulla, è figlia di niente. In una parola, non trasmette il senso del Tempo, né quello della Storia. Trasmette piuttosto stanchezza. Stanchezza di un pensiero economico obsoleto (produrre più di ieri, consumare meno di domani), stanchezza del fingere che il Natale è business di copertura a quello vero e che succede alla Befana. Alla truffa dei Saldi vedremo le vetrine cambiare pelle, smettere l’abito elegante e voltarsi come bancarelle dove la merce viene quasi gettata in faccia piuttosto che suggerita con garbo discreto. Per cui, dinanzi alla prospettiva di un male maggiore, accettiamo di buon grado quello minore, e attuale, di esposizioni algide, ma quanto meno alleggerite – per ora – di un sentimento falso. Non mancano le idee ai vetrinisti baresi. In mezzo a trovate non proprio originali, gestite però con gusto soft, spiccano colpi d’ala dove la fantasia sembra imprimere al prodotto un naturale salto di qualità. Gustosa la trovata di far spuntare i manichini da scatole di cartone sberciate e malandate ad arte. Non meno efficace il mettere in vetrina, accanto a maglioni di grande fattura, un antico marchingegno domestico per cardare la lana. Il mettere in vetrina oggetti che nulla hanno a che vedere con le cose in offerta, comincia a divenire tendenza. Infilati in mezzo a capi di raffinata biancheria intima, borse in pelle e scarpe abbiamo visto vecchie bici arrugginite modello anni cinquanta, apparecchi radio altrettanto vetusti, manciate di castagne… Però che tristezza vedere i titolari fermi sulla soglia dell’esercizio ad osservare lo stanco passeggio e, dentro, i commessi inattivi.

Italo Interesse 

 


Pubblicato il 1 Dicembre 2012

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