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Covid, necessità di chiarezza su Usca e posti letto ospedalieri

La seconda ondata dell’emergenza Covid non richiede soltanto l’aumento dei posti letto negli ospedali pugliesi, ma necessita anche di un potenziamento dell’assistenza territoriale per la gestione domiciliare dei pazienti infetti da Coronavirus e non soggetti ad ospedalizzazione. Infatti, con riguardo a quanto paventato in Puglia la scorsa settimana in merito alla  mancanza di dispositivi di protezione per i medici delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale), i cinque riconfermati consiglieri regionali del M5S (Rosa Barone, Cristian Casili, Grazia Di Bari, Marco Galante e Antonella Laricchia), che nei giorni scorsi avevano chiesto di conoscere per ciascuna Asl pugliese e, quindi, anche per ogni provincia i dettagli sul numero delle Usca attualmente attive e dei medici ad esse in forza, oltre ai compiti svolti da ciascuna Unità ed il numero di interventi finora effettuati da ognuna di esse, non avendo ricevuto ancora alcuna risposta, sono tornati nuovamente alla carica con il Dipartimento salute regionale, affinché quest’ultimo fornisca le informazioni richieste, ma soprattutto perché si provveda  quanto prima a potenziare nella nostra regione  l’assistenza territoriale. “Non  vogliamo – hanno dichiarato i pentastellati pugliese – che si ripetano per le Usca gli stessi errori commessi dalla Regione Puglia nella ‘fase 1’ dell’emergenza, quando si è partiti in ritardo e con bandi cambiati in corsa”. Infatti, ha inoltre sottolineato i cinque consiglieri grillini, “queste Unità hanno bisogno di essere potenziate per dare supporto ai Dipartimenti di prevenzione delle Asl, per effettuare inchieste epidemiologiche e tamponi e supportare la campagna vaccinale anti-influenza”, perché “l’assistenza territoriale è fondamentale per la gestione di questa fase e va potenziata per evitare il collasso delle strutture ospedaliere e del nostro sistema sanitario”. Invece, alle risposte non ancora date ai “5 Stelle” dal Dipartimento salute regionale, sono giunte nel frattempo alcune importanti puntualizzazioni del neo riconfermato governatore pugliese, Michele Emiliano, che parlando a Taranto con alcuni giornalisti, ha precisato di aver “chiesto al ministro Speranza di poter lanciare un piano di recupero dei medici e infermieri italiani in Europa, i quali però giustamente lì guadagnano molto di più” che da noi. Quindi – ha sottolineato Emiliano – bisogna trovare un punto di equilibrio facendo questo piano di rientro, perché per gestire il raddoppio delle terapie intensive abbiamo bisogno non dico del doppio degli anestesisti, ma comunque di un
numero superiori di anestesisti che nel frattempo non si trovano”. Ad esempio, “a Taranto – ha evidenziato il governatore – noi abbiamo una modernissima struttura che però funziona con gli stessi anestesisti e se questi devono badare sia agli interventi ordinari sia alle terapie Covid, è evidente che
la fatica è tanta”. Motivo per cui, ha affermato Emiliano: “Il personale della Sanità pugliese ha tutta la mia solidarietà, perché in questo momento stiamo facendo uno sforzo enorme per tenere insieme il diritto alla salute ordinario e il diritto alla salute Covid”. “Chi sta in televisione e fa i talk show – ha detto il governatore  – forse non si rende conto delle difficoltà di tenere insieme questo grande compito e noi ce lo stiamo caricando sulle spalle. Se lo caricano le Regioni, sia chiaro”. Infatti, il  rieletto Presidente della Regione Puglia ha assicurato: “Questa volta non chiuderemo i reparti ordinari, che continueranno a lavorare, ma il personale è sempre quello, purtroppo”, nonostante le  ulteriori facilitazioni richieste, ma che “invece non ci sono state” per delle ulteriori assunzioni, perché alla fine “non ci sono più medici e infermieri da assumere in Italia”. Però, come ha evidenziato il vice responsabile pugliese di Fratelli d’Italia, Antonio Distaso, il grido d’allarme, in questa seconda ondata Covid, non viene tanto dalla politica, ma dagli stessi operatori sanitari. E tra questi figura anche la primaria di Terapia intensiva del Policlinico di Foggia, Gilda Cinnella, che ha dichiarato che i posti letto aggiuntivi di terapia intensiva non sono mai stati attivati”. Ragion per cui Distaso  si chiede: “Ma allora l’Emiliano che in agosto – in piena campagna elettorale – a cosa si riferiva esattamente”, quando parlava di tali incrementazioni di posti letto? “E perché, – domanda inoltre il vice commissario pugliese del partito di Giorgia Meloni – da agosto a oggi, pur prevedendo una seconda ondata, non li ha mai attivati?” En ancora: “Perchè si sta procedendo ora, in piena emergenza, ad allestire, peraltro a macchia di leopardo, qualche posto di terapia
intensiva in più?” E conclude Distaso: “Oggi, in nuova piena emergenza, ci accorgiamo di una disgraziata e colpevole superficialità e noncuranza. Che si torni, almeno, in questa fase a dare valore alla serietà ed alla sobrietà nei comportamenti e nelle scelte”. E ciò anche perché la campagna elettorale delle regionali è ormai finita esattamente un mese fa, mentre la pandemia da Coronavirus è tutt’altro che terminata.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 20 Ottobre 2020

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