Cronaca

Cresce la febbre del sesso in città, complice il web

Rapite, stuprate, vendute, ridotte in schiavitù, infine costrette a prostituirsi e a garantire al ‘pappa’ anche due/trecento euro al giorno. Donne nigeriane, senegalesi, albanesi, vittime di organizzazioni dedite ad altre attività parallele, compresa la prostituzione che fa però soltanto da cardine ad altri interessi ramificati: in mezzo ci sono, come sempre, l’ immigrazione clandestina e lo spaccio di sostanze stupefacenti. E non c’è operazione anticrimine o attività investigative che tengano: arrestato qualche pesce piccolo, c’è sempre chi li sostituisce, che riprende il turpe traffico di carne umana. I provvedimenti di rimpatrio, adottati ciclicamente sia nei confronti delle prostitute fermate, sia degli immigrati clandestini coinvolti nelle attività di sfruttamento della prostituzione e dello spaccio di droga, servono a poco e a niente. La prostituzione nelle strade cittadine di Bari è un ‘business’ lucroso, come testimoniano le numerose ragazze rumene e di colore che si vendono da 20 a 30 euro, senza interruzione, dalle nove del mattino, fino a notte inoltrata un po’ dappertutto. A rimpolpare il mercimonio, da un bel po’ di tempo, c’è anche Internet coi suoi siti –come dire- specializzati che offrono giovani italiane e straniere con tanto di foto e prestazioni pubblicate in rete. Poi basta telefonare al numero di cellulare bene in vista o mettersi in contatto via chat o mail e il gioco è fatto. Ci si vede negli appartamenti, quasi sempre squallidi monolocali,  sparpagliati in tutta la città, e con una cinquantina di euro il rapporto ‘senzafretta’ è bello e consumato. Ma il sesso a pagamento resiste anche sul lungomare di Bari, fino a San Giorgio, dove dominano nigeriane, albanesi e rumene, fino allo stadio S. Nicola, dove pullulano transessuali e travestiti, ma anche scambisti dai gusti forti. Tutto alla luce del sole, visto che in queste notti d’estate si può davvero tirare fino a tardi, nonostante le luci azzurre di Polizia e Carabinieri che non servono a fermare l’interminabile ‘parking del sesso’ in Città. «L’ attività investigativa non si ferma qui”, diceva Franco Malvano, questore di Bari sette anni fa dopo l’ennesima retata in grande stile per individuare sia le organizzazioni sia i proventi derivati. Un’attività che doveva servire a dare l’esatta dimensione del fenomeno della prostituzione in provincia di Bari, localizzando i punti nevralgici e i collegamenti con altri interessi delle organizzazioni malavitose. Alla Polizia, dunque, il compito d’ individuare le strade sulle quali le «schiave del sesso» sono costrette a vendersi, come le statali 98 e 96 a nord di Bari, la statale 100 verso Taranto ed il litorale che da Bari porta a San Giorgio, a sud. E poi la miriade di appartamenti e locali seminterrati presi in affitto dalle prostitute che in questo periodo pullulano di giovanissime orientali, cinesi e giapponesi, ma anche argentine e brasiliane, tuguri dati in subaffitto alle donne in cambio di canoni esorbitanti. E proprio in questi appartamenti, concentrati nei quartieri Libertà, San Pasquale e Madonnella a Bari, tantissimi baresi, ma anche in trasferta provenienti dalle province a nord e su del capoluogo, spendono una montagna di quattrini che finiscono in buona parte nelle tasche delle organizzazioni criminali che controllano il mercato. E solo in piccola percentuale in quelle delle povere giovani costrette a vendersi, ogni giorno, a turno, per tutto il giorno…

 

Nicola Lopane 


Pubblicato il 23 Novembre 2012

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