Cultura e Spettacoli

Cristina, un sorso d’aria

Oltre che le stagioni dell’amore, come cantava Battiato, esistono quelle  del crimine. Ieri scippi e rapine in banca, oggi femminicidi, truffe ad anziani e furti di rame lungo le strade ferrate. E c’è stato anche un momento in cui ‘andavano’ i rapimenti. Il fenomeno conobbe l’apice negli anni settanta. Si calcola che ad oggi siano stati un seicento in Italia le persone sequestrate a scopo estorsivo. Una percentuale non insignificante di questo piccolo, sfortunatissimo popolo non ha più fatto ritorno a casa. Fu quanto capitò a  Cristina Mazzotti, una diciottenne rapita in Brianza il 30 giugno 1975 e costretta a vivere per oltre due mesi in una specie di sepolcro sotterraneo dove l’aria passava da un tubo di plastica di cinque centimetri di diametro. Il mix di tranquillanti ed eccitanti che le veniva regolarmente somministrato le fu fatale mentre i suoi carcerieri la trasferivano verso altro nascondiglio. Il suo cadavere fu ritrovato nello stesso giorno, il 15 settembre, in cui i rapitori avevano intascato il riscatto… Le tragiche vicissitudini di Cristina hanno ispirato la penna di Paola Ornati, una delle partecipanti ad un Laboratorio di Scrittura per la scena organizzato dal Piccolo Teatro di Milano, rivolto agli studenti, ai dottori e ai dottorandi del corso di Sociologia della Criminalità Organizzata del Professor Nando Dalla Chiesa, dell’Università Statale di Milano. ‘Cinque centimetri d’aria. Storia di Cristina Mazzotti e dei figli rapiti’ è un monologo interamente affidato al corpo e alla voce di Lucia Marinsalta, diretta da Marco Rampoldi (spazio scenico di Marco Rossi), Lo spettacolo è andato in scena  giovedì scorso al Piccolo Teatro Eugenio D’Attoma. Molta buona l’accoglienza della platea barese per questa messinscena scabra che non lascia spazio alla speranza, al colore, alla musica. Distesa su un praticabile alle cui spalle si erge un quadrato nero su cui un sottile segno bianco disegna i contorni della più claustrofobica cella, la Marinsalta dà vita ad una performance dai toni cangianti. ‘5 centimetri d’aria’ si apre con una digressione sul contesto storico in cui s’inserisce il dramma della Mazzotti, poi il racconto entra nello specifico. Una digressione utile in sede di note di regia, ma che in scena torna un po’ didascalica. Limite, questo, accentuato dal tono concitato, polemico e tagliente – secondo un trito modello televisivo oggi assai in voga nelle trasmissioni di denuncia – che Lucia Marinsalta assume. Ma poi quando si entra nel vivo, testo e interpretazione hanno un’impennata e finalmente il lavoro decolla. Con bravura l’interprete s’immerge nel personaggio e diventa Cristina Ora genuflessa, ora inginocchiata o accovacciata – impossibile stare in piedi in quel cubicolo – la Marinsalta  commuove, infonde rabbia e un senso devastante d’impotenza. Al termine, pubblico in piedi ad applaudire. Uno spettacolo che merita di girare nelle scuole, nei centri sociali, persino nelle carceri. – Prossimo e conclusivo appuntamento di stagione al D’Attoma, sabato 21 e domenica 22 aprile con ‘La Sciammerghe’, un testo di Eugenio D’Attoma che vede protagonista Nietta Tempesta.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 17 Aprile 2018

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio