Cristoforo Scanello, il ‘cantimbanco’
Detto anche il Cieco da Forlì, Cristoforo Scanello fu una singolare figura di letterato della seconda metà del Cinquecento. Singolare perché qui si parla di un ‘divulgatore da strada’, un umanista ambulante, un poeta e un ‘fine dicitore’ che intratteneva la gente nelle piazze raccontando ciò che aveva imparato girando l’Italia (ipovedente com’era, però, poteva solo riferire ciò che gli veniva raccontato nei luoghi che visitava). Traiano Boccalini, che scriveva di lui nel 1612, lo definì “famoso cantimbanco, verseggiatore estemporaneo di prodigiosa abilità, nonché un tenace divulgatore e cantore di versi altrui e suoi dinanzi alle folle, nelle pubbliche piazze, accompagnato forse dal suono della lira o della cetra”. A suo modo era un uomo di spettacolo che appassionava il pubblico alternando canzoni a facezie, improvvisazioni, frecciate, barzellette…. L’equivalente, grosso modo, d’un odierno cabarettista. Artista girovago, lo Scanello viaggiò per tutta l’Italia. Uomo curioso, attento e anche astuto come vedremo, raccolse a proposito delle città visitate notizie, racconti e altre “meraviglie del Bel Paese per segnalarle ai suoi abitatori che talvolta camminano fra le medesime a occhi chiusi” (ancora il Boccalini). Scrisse numerose opere, tra cui una ‘Cronaca e descrizione della Magna Grecia, overo Giapigia divisa in tre parti, cioè di Terra di Otranto, Terra di Bari et Puglia Piana’. In quest’opera, stampata a Venezia nel 1575, si descrivono “città, castelle, contrade e tempij”, non trascurando “le signorie che l’ànno possedute nei tempi antichi”, “le cose più notabili et li homin ‘inlustri tanto in arme quanto in lettere che in esse regioni sono nati”. La cronaca pugliese di Scanello è però opera tutt’affatto originale. Il Cieco da Forlì attinge impunemente da altri autori, aggiungendo qua e là informazioni ricavate direttamente sul posto, quando non inventate di sana pianta per compiacere il pubblico o signori di cui voleva ricambiare l’ospitalità ricevuta. Uno studioso, il Pepe, demolisce l’opera di Scanello, confermando la scarsa considerazione che questa Cronaca incontrò a suo tempo e in seguito presso gli addetti ai lavori. Se il livello delle altre opere non si discosta da quello della cronaca pugliese, in definitiva il Cieco da Forlì fu un opportunista, un furbacchione. In cambio di doni (non escluso qualche sacchetto di zecchini) e ospitalità generosa, non esitò a integrare i ricavi forse non consistenti della sua attività di cantimbanco – le volte che si esibiva per strada guadagnando ‘a cappello’ – ‘limando’ la Storia là dove c’era da sminuire limiti ed esaltare pregi relativamente a città e signori lontani dalla gloria. Troppo poco credibile per meritarsi un posto di poeta presso qualche corte, Cristoforo Scanello ripiegò sul più redditizio ruolo di ‘ritoccatore’ della micro storia.
Italo Interesse
Pubblicato il 27 Luglio 2018