Da Auricarro a Bari, i terribili Ungheresi
La frazione di Auricarro dista due chilometri da Palo del Colle; vi abitano circa settecento persone, alloggiate in moderni condomini. In mezzo a tanta architettura da terzo millennio, quasi un intruso (ma dovrebbe essere il contrario), spicca un piccolo tempio cristiano del XIV secolo. Sull’architrave del portone d’ingresso, si può leggere “Ecclesia sola salva” (solo la chiesa si salvò). Insieme a una necropoli e agli avanzi di una rocca, la chiesa del Santissimo Crocifisso, anticamente dedicata a Santa Maria della Croce, è l’unica cosa rimasta in piedi del casale di Auricarro, distrutto nel 1349. Quello di Auricarro fu solo un piccolo fatto d’arme : privo di mura, il piccolo centro abitato non poteva essere difeso dai suoi abitanti, i quali difatti all’arrivo degli assalitori si diedero alla fuga. Tuttavia il contesto bellico al quale appartiene la distruzione di Auricarro è di più largo respiro. Quei devastatori venivano da molto lontano : Luigi d’Angiò, re d’Ungheria, era sceso in Italia per vendicare l’uccisione del fratello Andrea, che aveva sposato Giovanna I d’Angiò, regina di Napoli. Ma era un pretesto dietro cui si celava, e neanche poi tanto, il sogno di sedersi sul trono partenopeo. L’impresa non si presentava proibitiva, stante la disgregazione politica e la decadenza economica del nostro Mezzogiorno, polverizzato in un numero esagerato di baronie in perenne, reciproco contrasto. Nella generale devastazione la Puglia pagò il suo prezzo. Con Auricarro (che non risorse più), furono messe a sacco Grumo, Toritto, Palo, Bitritto, Modugno e Bitonto. Dopo queste devastazioni gli ungheresi puntarono su Bari. A ingrossare le loro file erano bande armate di predoni e fuorilegge provenienti dall’immediato entroterra. Per quanto ben difesa dalla cinta muraria, la città non poteva resistere a lungo. Non restava che patteggiare. Bari era disposta a pagare pur d’essere risparmiata. Riferisce il Petroni che re Luigi si ‘contentava’ di un pedaggio annuo pari a 455 once d’oro (una dozzina di chili). Dopo una consultazione che si può immaginare lunga e sofferta, l’assemblea cittadina si dichiarò disposta a pagare solo la metà, altrimenti avrebbe resistito ad oltranza. Forse stanchi del già lungo assedio, gli Ungheresi accolsero la controproposta. Pochi anni dopo, con Giovinazzo, Molfetta e Trani, Bari veniva ‘ceduta’ a Roberto d’Angiò, Principe di Taranto. Cominciava così il periodo delle signorie baresi. Alla morte di Roberto, nel 1364, successe il Fratello Filippo. Nel 1380 la città passava nelle mani di Iacopo del Balzo. Col figlio del duca d’Andria aveva inizio l’infausta dinastia angioina, che sarebbe durata sino al 1435.
Italo Interesse
Pubblicato il 4 Maggio 2022