Cultura e Spettacoli

Da ‘Bara’ a Bari ne passa di strada

Col nome di Sant’Andrea sono note in Italia tre isole : Una, piccolissima, trova posto nella laguna di Venezia ; le altre due fanno parte del territorio pugliese. Di quest’ultime, la prima emerge a poche centinaia di metri dal lungomare di Gallipoli. Esteso per mezzo metro quadrato, disabitato, questo pianoro che non supera i quattro metri d’altezza conserva un patrimonio unico dal punto di vista naturalistico. L’isola rappresenta, infatti, l’unico sito di nidificazione nel versante ionico/ adriatico d’Italia del gabbiano corso ; è inoltre tappa dei percorsi migratori dell’avifauna e luogo botanico di elevato valore scientifico in quanto ospita specie endemiche. Nel 1866 vi venne eretto un faro, oggi ristrutturato e la cui portata è di venti miglia marine. Nel 1997 l’isola era  stata inserita in un elenco di beni demaniali dei quali veniva disposta la vendita a privati ; nel dicembre 2000, rappresentanti di partiti politici e di associazioni varie chiesero ed ottennero dal tribunale di Lecce la sospensione della vendita. Meno interessante sul piano naturalistico si presenta l’altra isola di Sant’Andrea (vedi immagine), la più grande delle Pedagne, l’arcipelago che contorna l’imboccatura del porto di Brindisi. Questo lembo di terra (oggi collegato alla terraferma da via Torpedinieria Climene) è però ricco di storia : Menzionata da Appiano di Alessandria, Cesare, Plinio il Vecchio e Lucano, l’isola di Sant’Andrea venne fortificata prima dai Normanni, poi da Carlo I d’Angiò, il quale fece erigere una torre cilindrica che in seguito divenne la base per l’edificazione, nel 1481, dell’attuale Castello Alfonsino. La fortezza aragonese venne assalita tre volte dai Veneziani. Ma sia nel 1484, che nel 1528 e nel 1616, la Serenissima non riuscì a mettere piede su Sant’Andrea. Nel XIX secolo divenne sede di un faro e durante la Prima guerra mondiale deposito di mine della Marina Militare. Nel 1934 vi venne costruita la batteria Carlo Pisacane… Il toponimo Sant’Andrea risale al 1059, anno in cui Eustachio, arcivescovo di Oria e Brindisi che aveva la sua residenza a Monopoli, concesse l’isola ai baresi Melo e Teudelmano per costruirvi un monastero in onore dell’apostolo Andrea. Nel 1062 il monastero era già stato già completato e affidato ai benedettini; nel 1579 lo stesso fabbricato si presentava caduto in degrado ; al presente ne restano poche rovine. Prima del 1059 l’isola di Sant’Andrea era chiamata Bara. Nel suo ‘Guida di Brindisi’ (Brindisi, 1910) Pasquale Camassa sostiene che in epoca remotissima i suoi abitanti, di lì in fuga, avrebbero fondato Bari… Un’altra leggenda.

 

Italo Interesse


Pubblicato il 2 Giugno 2022

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