Da Mercadante al Cillarese, forme opposte di ritorno alla natura
La Puglia è piena di casi di rinaturalizzazione, spontanea o indotta. I casi più eclatanti sono a Brindisi e a Cassano
Per rinaturalizzazione s’intendono due cose: il processo spontaneo con cui la natura si riappropria di aree antropizzate e poi lasciate in abbandono oppure l’intervento dell’uomo volto a favorire nei tempi più brevi il fenomeno di cui prima in presenza di scempi ambientali. La Puglia è piena di esempio dell’uno e dell’altro fenomeno. Prendiamo in considerazione i due casi più eclatanti. Estesa tra il territorio di Cassano delle Murge e quello di Altamura, ai margini del Parco dell’Alta Murgia si estende per 1300 ettari la Foresta Mercadante. Questo prezioso polmone verde è al 90% artificiale. Fu messa a dimora nella prima metà del Novecento per contrastare i danni della deforestazione avvenuta nel secondo Ottocento, quando per alimentare la nascente industria pugliese non ci si fece scrupolo di abbattere chilometri quadrati di foresta da cui ricavare legna da ardere e carbone vegetale. Il suolo, divenuto spoglio particolarmente sulle alture di Cassano, non offrendo resistenza all’acqua, lasciava che questa fluisse senza ostacoli sino a fondovalle. A causa di ciò Bari fu a più riprese allagata (la città patì tre devastanti inondazioni nel 1905, nel 1915 e nel 1926). La graduale crescita del nuovo manto forestale e la costruzione di Canali Derivatori rese il capoluogo invulnerabile a queste insidie. Quello di Cassano è il classico esempio di rinaturalizzazione indotta. Veniamo al caso opposto, quello del ritorno spontaneo della natura. Alla periferia nordovest di Brindisi sino agli anni settanta esisteva un’area paludosa, poi bonificata con la costruzione di un bacino idrico esteso cento ettari e destinato a fornire acqua alle industrie della vicina zona industriale (la profondità dell’invaso raggiunge i tre metri). Nel giro di pochi anni, nella totale assenza d’intervento umano, un fitto agglomerato di conifere vasto settanta ettari ha avvolto il perimetro dello specchio d’acqua dando vita a quella che oggi è l’Oasi di protezione faunistica del Cillarese. L’area così chiamata e che comprende sia il Bosco che il Lago di Cillarese è divenuta nel tempo habitat per varie specie di uccelli acquatici stanziali e non. In particolare l’area del Cillarese offre importanti possibilità di svernamento e nidificazione a numerose specie migratorie, come aironi, cicogne e gru. Popolano l’Oasi anche rapaci, anfibi, rettili e mammiferi (volpi, lepri, faine, ricci, cinghiali). L’importanza assunta da questa zona umida è divenuta tale che al presente è in corso una procedura per il riconoscimento dello status di Parco Urbano, messa in essere dal comune di Brindisi dopo importanti lavori di riqualificazione (vedi immagine). Quanto al nome, quel ‘Cillarese’ viene dal nome dell’omonimo corso d’acqua che alimenta l’invaso e le cui acque reflue sono scaricate per mezzo di un canale, omonimo, nel Seno di Ponente del porto.
Italo Interesse
Pubblicato il 13 Maggio 2023