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Da rudere a centro di accoglienza, anche se è a rischio crollo

Da rudere a centro di accoglienza, anzi albergo diffuso come lo chiamano gli amministratori regionali e comunali baresi da quando il sindaco uscente Emiliano siglava il protocollo d’intesa per l’avvio nero su bianco di un progetto sperimentale di cantiere-scuola per il recupero dell’immobile ex Liceo “Socrate”, a Bari. Un immobile fatiscente e inagibile che, secondo alcune vecchie perizie, sarebbe ancora a rischio crollo, a causa di alcuni pilastri pericolanti. Tutto da verificare, certo, com’è stato chiesto con una missiva indirizzata perfino al rappresentante del Governo a Bari, eppur per l’atto stipulato a fine maggio 2014, lo stesso immobile è stato destinato a struttura di accoglienza per i migranti. L’accordo, sottoscritto dall’ex presidente Vendola, dal direttore generale dell’Istituto Autonomo Case Popolari Sabino Lupelli, dal pro rettore vicario del Politecnico, Loredana Ficarelli, dal vice presidente di Formedil, Ignazio Savino, dal presidente di Ingegneria Senza Frontiera, Claudio Vinci e dal vice presidente dell’associazione “Socrate”, Solomon Taffare, per adesso è rimasto solo sulla carta, ma pare non tenere in alcun conto la situazione di degrado umano e statico dell’ex liceo di via Fanelli. “L’amministrazione comunale – dichiarava raggiante Emiliano impegnatissimo nella sua campagna elettorale – ha tentato di applicare il principio di uguaglianza previsto dall’art 3 della Costituzione, a tutti gli esseri umani. Nel caso dell’ex Socrate, abbiamo prima gestito la fase dell’occupazione abusiva di questo bene dismesso, poi i rapporti tra gli occupanti e il quartiere, infine abbiamo avviato e portato a termine l’iter per consentire la fruizione legale dell’immobile. Siamo dunque partiti da una situazione di illegalità, che trovava giustificazione nello stato di estrema necessità, per poi a tracciare una strada nuova dal punto di vista amministrativo”. Anche gli altri politici ringraziavano i residenti del quartiere per lo spirito di accoglienza dimostrato. “Molta strada c’è ancora davanti, abbiamo fatto la metà del nostro dovere, secondo quanto previsto dalle leggi, dai trattati internazionali e dalla Costituzione. L’ex Socrate diventerà un luogo di seconda accoglienza legale grazie a questo protocollo e questa è una realtà che può cambiare il destino non solo dei migranti, ma anche di chi li accoglie: essere parte di una comunità così rende orgogliosi”, gongolava ancora l’ex magistrato, a braccetto coi ragazzi e ragazze che dalla metà del dicembre 2009 hanno occupato l’ex liceo classico Socrate. La vecchia scuola abbandonata, bisogna a questo punto rammentarlo, era diventata tetto, speranza e riparo per circa un centinaio di rifugiati politici e profughi, di nazionalità eritrea, etiope e sudanese con l’ausilio di un “Comitato di supporto Socrate Occupato” che, come detto, ha sostenuto l’occupazione ponendosi da intermediario nei confronti della popolazione barese e delle istituzioni, Comune e inizialmente anche Provincia di Bari in prima linea. Poi nel 2011 l’ ”Associazione Socrate” formata dagli stessi rifugiati, il comitato di supporto e “Ingegneria Senza Frontiere-Bari” hanno cominciato a collaborare, intraprendendo un processo di auto-recupero della struttura scolastica, di proprietà del Comune di Bari, allora dichiarata inagibile. Negli anni il quartiere ha gradualmente riconosciuto gli immigrati come “vicini di casa”: perfino il bar all’angolo dell’istituto scolastico occupato offriva agli occupanti caffè, cappuccini e cornetti con panifici e salumerie che donavano la merce rimasta negli scaffali. Cinque anni fa la svolta: a Febbraio 2012 è stato presentato al Comune uno studio di fattibilità da parte degli enti preposti, attraverso finanziamenti pubblici mirati, di recupero e ristrutturazione dell’immobile, con la partecipazione degli stessi occupanti dell’immobile. Ma il progetto partito con la firma della convenzione, molto probabilmente, non tiene conto dei problemi strutturali dell’immobile gravi: un ex condominio con una sola via di uscita, già dichiarato inagibile dalla ex Provincia per problemi strutturali quando lo restituì al Comune di Bari, nel lontano 2004. Se n’è accorta, come detto all’inizio, la consigliera comunale Irma Melini che proprio poche settimane fa scritto una missiva direttamente al Prefetto – oltre che a Sindaco e Assessore ai Servizi Sociali – chiedendo di verificare le condizioni in cui vivono i rifugiati. Ma anche, qualche tempo prima, di impartire le direttive per controllare, appunto, agibilità e staticità dell’ex Liceo Classico ora ricovero o residenza per migranti. Un immobile che, anche se nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente, potrebbe ‘collassare’ per colpa dei pilastri erosi.

Francesco De Martino


Pubblicato il 28 Settembre 2017

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