Dagli al giornalista!
Una collega di un quotidiano cittadino è stata rinviata a giudizio per la fuga di notizie relativa all’affaire Tarantini. Siamo alle solite, dove finisce il dovere di cronaca, dove ha inizio l’abuso? Pronta la levata di scudi in difesa della giornalista. In una nota congiunta, Assostampa, Ordine Giornalisti Puglia e comitato di redazione della testata coinvolta hanno invocato il diritto dei cittadini ad essere sollecitamente informati in ordine a fatti che influiscono sul pubblico orientamento. Messa così, quella cronista potrebbe invocare un senso ‘ristretto’ dello stato di necessità come invocato dall’art. 54 del C.P. Non sarebbe perciò punibile essendosi trovata nelle condizioni di dover salvare “… altri dal pericolo attuale di un danno grave…”. Se per ‘altri’ s’intende la pubblica opinione e se si riconosce come grave il fatto di lasciare la stessa pubblica opinione nell’incertezza in ordine alla bassezza morale di un altissimo rappresentante dello Stato, ebbene i conti tornano. Abbiamo tirato per i capelli il Codice Penale, lo riconosciamo, è sempre però il caso di stemperare le cose, specie quando di mezzo sono i problemi che nascono da un mestiere difficile e insidioso come il nostro. Ci accusano di essere faziosi, bugiardi, venduti… Ci accusano anche per partito preso. E’ vero, talora si eccede, si abusa, si fa contento il potente di turno per tornaconto, tuttavia esiste categoria di lavoratori dai magistrati ai necrofori che sia esente da colpe, senza scheletri nell’armadio, refrattaria all’ansia del Giudizio? Gli errori dei giornalisti, come nel calcio quelli dei portieri, sono ‘plateali’, facilmente documentabili, per cui di essi resta memoria indelebile ; ciò fa di noi lavoratori più vulnerabili che impiegati dello Stato o lavoratori della campagna. E’ così. La notizia non è mai materiale freddo, spesso scotta. E il pubblico, forse anche perché educato male, esige sole notizie incandescenti, gestire le quali è rischioso, ci si può far male. E’ il caso di ricordare quanti giornalisti in Italia e nel mondo sono stati ammazzati dalla fine dell’ultima guerra ad oggi? La situazione in cui si trova la nostra collega è figlia di un clima che sollecita più facilmente modalità ai limiti della prudenza che non un approccio cauto. Abbiamo contribuito a mettere in moto un meccanismo perverso che risucchia e tritura i suoi manovratori. Forse è il caso di fermarsi, di fermare questo mostro, di tornare ad un’informazione meno invasiva, affatto precipitosa, nemica delle frasi fatte, sdegnosa verso il malcostume dei panni lerci sventolati in piazza, che non indulga nei toni da vaiassa oggi così in voga tra personaggi pubblici. Chiediamo troppo? Anche nel sogno bisogna essere ambiziosi.
Italo Interesse
Pubblicato il 9 Ottobre 2014