Cronaca

Dal linfoma si può guarire, specie con i farmaci a disposizione

Intervista con il dottor Attilio Guarini, noto ematologo in servizio all'Oncologico di Bari

Il delicato e complesso tema dei linfomi è stato al centro di una significativa riunione tra medici, pazienti e caregivers tenutasi a Bari nello scorso fine settimana. Per saperne di più abbiamo intervistato il dottor Attilio Guarini noto ematologo in servizio all’Oncologico di Bari e protagonista alla riunione. La conclusione? E’ che dal linfoma si può guarire specie con i farmaci a disposizione.

Dottor Guarini, quale lo scopo dell’evento?

“Lo scopo principale dell’evento è stato quello di creare e rinnovare un punto di contatto essenziale tra i pazienti, gli ex pazienti, i loro cari e i loro caregivers e non solo i medici, ma tutti coloro che durante le delicate tappe della cura di una malattia come il linfoma si occupano di supportare a 360 gradi chi deve affrontare un’esperienza dura come la diagnosi e la terapia di una malattia oncologica. Inoltre, l’evento ha avuto lo scopo fondamentale di divulgare scientificamente e di sensibilizzare la popolazione e l’opinione pubblica alla cultura del supporto, della qualità della vita dei pazienti e di chi ha già attraversato l’esperienza della cura e della guarigione”.

 

Tecnicamente che cosa è un linfoma?

 

“Tecnicamente il linfoma è una malattia oncologica del sistema immunitario. Nasce cioè dalle cellule che generalmente risiedono negli organi di difesa del nostro organismo come i linfonodi, ma anche che ricircolano continuamente nel nostro sangue e midollo osseo. E questo rende ragione della definizione di queste malattie come “sistemiche” e cioè che non riguardano un solo organo o apparato, ma l’intero organismo, che non è curato pertanto a compartimenti stagni ma nella sua interezza generalmente attraverso strategie di terapia che, sebbene ormai a bersaglio super specifico, devono essere somministrate per via endovenosa e diffondere con efficacia nell’intero organismo”.

 

Oggi è possibile guarire dal linfoma?

 

“Negli ultimi anni, l’ematologia oncologica ha rappresentato un baluardo pionieristico nella cura dei linfomi. Senza presunzione, credo noi ematologi siano tra i pochi privilegiati a poter pronunciare la parola “guarire” in questo campo così tanto temuto dai pazienti, dai loro familiari e dai medici stessi.

Quindi la risposta è Sì, si può curare il linfoma e in molti casi (a seconda del tipo di linfoma …, ne esistono più di 70 tipologie differenti) si può guarire!”

 

Che terapia o medicine esistono e sono efficaci?

 

“L’evoluzione delle terapie in questo campo solo nell’ultimo decennio è stata strabiliante: la chemioterapia classica è progressivamente accompagnata dall’utilizzo di farmaci a bersaglio molecolare, cioè farmaci biologici (come gli anticorpi monoclonali o gli inibitori di piccole molecole del genoma ) in grado di colpire selettivamente le cellule maligne, così come tutti i più recenti approcci di terapia cellulare, l’antica ‘vis sanatrice naturae’ capaci di modificare geneticamente le cellule del sistema immunitario del paziente stesso per dirigerle più efficacemente verso le cellule tumorali. In alcuni casi, i farmaci biologici (al netto dei loro costi elevati) hanno soppiantato la “vecchia” chemioterapia, sulla base della loro indiscutibile efficacia e bassa tossicità.

Siamo nel bel mezzo di un’era in evoluzione rapidissima dal punto di vista delle terapie, come dimostrato dal fatto che molte condizioni di patologia linfomatosa non più curabili fino a pochi mesi fa, oggi (mentre io le parlo) sono diventate candidabili a nuovi efficaci trattamenti”.

 

Quali percentuali di guarigioni sussistono?

 

“Questa è una domanda sempre molto difficile, ma posso dire con certezza che anche i linfomi non hodgkin più comuni come il linfoma diffuso a grandi cellule B ha un tasso globale di remissione completa di malattia dopo il primo trattamento del 60-70%. E man mano che la ricerca delucida i meccanismi biologici di queste malattie , identifica i bersagli più utili per i trattamenti e i sottogruppi di pazienti che possano beneficiare di trattamenti personalizzati, questa percentuale cresce rapidamente”.

 

Ci indichi i sintomi che devono far pensare ad un linfoma?

 

“Il linfoma veniva definito ‘il grande mimo’ perché può simulare patologie di ogni organo ed apparato essendo ‘sistemica’ per definizione. è una malattia che può essere anche molto subdola nelle modalità di presentazione, con febbricola, stanchezza generalizzata o sudorazioni inspiegabili. In altri casi si manifesta, soprattutto nelle forme più aggressive, con il rapido presentarsi di tumefazioni nelle zone ricche di linfonodi come il collo , le ascelle gli i guini, e questo di solito porta i pazienti a rivolgersi al proprio medico per un consulto specialistico”.

 

E’ importante la specializzazione del medico?

 

“Penso di poter dire che oggi la specializzazione è fondamentale dato il livello di conoscenza specifica non solo della malattia ma anche delle combinazioni di strategie di terapia da personalizzare sulla base delle caratteristiche biologiche del linfoma e del paziente stesso. Basti pensare al fatto che nell’ambito della stessa oncoematolgia si assiste ormai a sotto specializzazioni per ambito di patologia, di cui il linfoma ne rappresenta  solo una. Nel dipartimento di Area Medico dell’Oncologico che ho l’onore di dirigere, non esistono più l’ematologa e l’oncologia , ma tante unità, gruppi di lavoro , ‘disease-oriented’ ovvero gruppi di ‘iper-specialisti’ sulle differenti malattie tumorali”.

 

Una volta accertato il linfoma che fare?

 

“Una volta accertato il linfoma è importante indirizzare il paziente in un centro ematologico specializzato nel trattamento di questa patologia e, meglio, in un centro che affianchi alla assistenza di questi pazienti, protocolli di ricerca scientifica sia clinica che traslazionale. Questo è di fondamentale importanza per assicurare al paziente la cura migliore e più conforme alle raccomandazioni scientifiche internazionali”.

 

Che rapporto si instaura tra medico paziente e famiglia del malato?

 

“La relazione tra il medico, il paziente e la sua famiglia è sostanzialmente quella di persone che si alleano per vincere una battaglia. Per quanto la globalizzazione dei trattamenti e della divulgazione social tenda ad appiattire alcuni aspetti (forse più tecnici) della malattia, quello che si instaura tra il paziente, chi lo supporta e chi lo cura è un rapporto di immensa umanità, che ha come obiettivo la cura in fondo ad un percorso personale fatto di condivisione, di scelte spesso complesse ma anche di incredibili legami. Questi stessi – e non solo i farmaci – rappresentano una cura inestimabile e duratura”

Bruno Volpe


Pubblicato il 12 Settembre 2023

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