Primo Piano

Dalla pineta al piano delle periferie, quante promesse mancate…

Nel 2014 il Demanio trasferì al Comune le aree da riqualificare, ma c'è ancora parecchio da fare

Sempre peggio nelle zone della città che non siano pieno centro o aree limitrofe: il quartiere San Pasquale, interessato da anni ai programmi integrati per la riqualificazione delle periferie (Pirp/case popolari San Marcello) ancora una volta si ricorda dello stato di completo abbandono in cui è stato relegato. L’ultimo, grave episodio l’ha denunciato Giovanni Romito, consigliere del II Municipio, con le piogge dei giorni scorsi che, causa caditoie intasate per la mancata manutenzione, ha ristagnato. Provocando, inutile dirlo, allagamenti, cattivi odori e aumento di zanzare e insetti. <<La situazione per i residenti è insopportabile!>>, rimarca Romito, pure lui alla ricerca di responsabili tra Comune di Bari ed Acquedotto Pugliese. La passata amministrazione comunale, nonostante le solite, continue rassicurazioni e promesse, non ha mai avviato a conclusione i lavori previsti dal Piano di cui sopra, per cui il consigliere del Municipio, come anticipato in campagna elettorale, vorrebbe almeno lui mantenere i suoi impegni. E perciò attivare <<…tutte le iniziative possibili al fine di porre fine a una situazione che rende invivibile un quartiere già afflitto da notevoli problematiche abitative, di viabilità e igiene pubblica>>. E allora, Piano di recupero delle periferie, tutto fermo – …o quasi – a una decina d’anni fa, quando si concluse la procedura di trasferimento a titolo gratuito di ben undici beni dell’Agenzia del Demanio al Comune di Bari grazie alla procedura prevista dal federalismo demaniale. Tra i beni trasferiti c’erano aree all’interno dello stesso Piano a San Marcello, porzioni di viabilità tra cui via Alberotanza da via Fanelli a via Alcide de Gasperi, a Carbonara, alcune aree interne a Punta Perotti e viabilità limitrofa, ma anche il parcheggio interno al mercato ortofrutticolo all’ingrosso MOI e la Pineta di San Francesco. La procedura, espletata secondo l’art. 56 bis del D.L. n. 69/2013, permise all’amministrazione Decaro di avviare i progetti di riqualificazione urbana e valorizzazione dei beni acquisiti, per restituirne la fruizione ai cittadini. “Ora potremo finalmente procedere con attività che ci permetteranno di sbloccare procedimenti importanti: siamo pronti per la pubblicazione del bando utile ad affidare le strutture presenti nella Pineta di San Francesco alle associazioni che proporranno attività sociali e ricreative e, grazie all’acquisizione delle strade site nell’area del Pirp/San Marcello, potremo avviare il progetto riqualificazione urbana. Il trasferimento dei tratti di viabilità ci consentiranno una più compiuta gestione, viste le difficoltà che l’amministrazione incontra ogni qualvolta deve prevedere attività di manutenzione sulle tante strade che ancora non sono di proprietà comunale. In un’ottica di razionalizzazione e gestione integrata del patrimonio pubblico – spiegava l’allora assessore al Patrimonio Enzo Brandi – stiamo operando, anche con la collaborazione dei cittadini, una ricognizioni delle aree da gestire”. Ed infatti all’inizio del 2014 attorno al tavolo s’erano seduti tecnici e assessori per discutere di opere e interventi, dal Pirp a Villa Giustiniani con la ripresa, appunto, del Pirp di San Marcello e di Japigia. <<Subito dopo l’estate – garantiva a luglio 2014 il primo cittadino col piglio della campagna elettorale conclusa da poco – partiranno i lavori per la costruzione degli edifici di edilizia privata e di trentasei alloggi di edilizia residenziale pubblica. Sempre a Japigia sperimenteremo il sistema di “social housing” che consiste nella realizzazione di ventuno alloggi pubblici da destinare a soggetti deboli, mentre tutti gli edifici realizzati all’interno del Pirp saranno realizzati coi nuovi criteri di efficientamento energetico>>. In prospettiva, dunque, il Piano doveva dotare il quartiere San Pasquale di servizi, infrastrutture e verde, aumentandone la capacità di attrazione, mentre ad oggi – seppur presenti poli di eccellenza come il Campus Universitario – rimane degrado, carenza di servizi e urbanizzazioni e la sopravvenuta “interclusione” di un’enorme area a verde che doveva essere adibito a verde di quartiere e che, invece, verrà occupata dagli edifici della sede unica della giustizia. Per quello che, con falso pudore, l’Agenzia del Demanio ha chiamato “parco della giustizia”.

Francesco De Martino


Pubblicato il 12 Settembre 2024

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