Cultura e Spettacoli

Dall’astragalo al dado

Una volta per strada i nostri bambini giocavano alle cinque pietre, un gioco di destrezza consistente nel lanciare in alto uno o più di questi sassolini e riafferrarli al volo dopo avere con la stessa mano raccolto quelli rimasti a terra (il gioco si sviluppa per gradi, detti ‘passi’ di difficoltà crescente ; vince chi per primo raggiunge l’ultimo ‘passo’). Tale gioco, la cui pratica precede la nascita di Cristo, nasce come involuzione di un rituale di origine ancora più remota. Già nell’età del ferro gli sciamani usavano interrogare il futuro studiando la posizione assunta da un certo numero di astragali fatti cadere a terra (gli astragali sono piccolissimi ossi del tratto terminale della zampa degli ovini e dalla forma grossolanamente cubica). Poi, per motivi che non è dato sapere, quel metodo di divinazione cadde in disuso. Così, montagne di astragali con cui si erano misurate generazioni di indovini rimasero a dormire dentro sacchetti, ciotole e cassepanche. A seconda di chi li risvegliò dal loro sonno, gli astragali mutarono funzione. I bambini arricchirono il gesto dell’indovino (del quale gesto non ancora si era persa memoria) creandovi attorno regole di lancio legate alla destrezza. In molte necropoli precristiane, anche pugliesi, spesso nelle sepolture dei bambini sono stati rinvenuti astragali conservati dentro piccoli vasi. Quanto questo gioco fosse diffuso in era romana lo documentano un mosaico di Pompei e una statua (vedi immagine). Con l’andare del tempo i bambini impararono a sostituire gli astragali con piccoli ciottoli arrotondati : si guadagnava in velocità. Ma, una volta esaurita la funzione divinatoria, gli astragali vennero riscoperti anche dagli adulti. Sfruttando il fatto che essi presentano una forma vagamente cubica, fu possibile assegnare ad ogni faccia un valore numerico. Di qui la nascita del prototipo del dado e del relativo gioco. Successivamente, si passò a materiali diversi, come avorio e metallo, che consentivano di ricavare esaedri regolari. La modifica fu imposta dal fatto che i giocatori più abili (e disonesti), sfruttando l’irregolarità degli astragali, avevano imparato a ‘pilotarne’ il lancio. Ciò non toglie che pure con l’avvento dei dadi, i soliti furbastri trovarono come truccarli, ad esempio inserendo un peso metallico al loro interno e fortemente decentrato, oppure arrotondando solo alcuni dei sedici bordi o degli otto angoli. Le scommesse sui dadi fu oggetto di molte leggi di Roma. Una di queste stabiliva che nessuna causa poteva essere intentata da una persona che avesse permesso quel gioco d’azzardo nella sua casa anche se era stata imbrogliata o assalita.

 

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 24 Gennaio 2019

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