Dall’Ente di Vendola echeggia un solo ordine: “E’ l’ora della campagna elettorale e dei debiti fuori bilancio…”
“Il 5 maggio sarò in Consiglio regionale per discutere sull’emergenza Xylella, ma non mi presterò alla ‘sagra’ dei debiti fuori bilancio di Emiliano, per raccattare qualche voto in più”. Passano i giorni e alla Regione si avvicina sempre più il rompete le righe, eppure il consigliere regionale di Forza Italia, Luigi Mazzei, continua ad attaccare a testa bassa la giunta che negli ultimi cinque anni ha retto l’ente pugliese. “Si moltiplicano – prosegue Mazzei sull’emergenza principale per gli agricoltori pugliesi- le delibere dei debiti fuori bilancio ( quasi venti, diciotto per la precisione, iscritti all’ordine del giorno del Consiglio) ed anche l’altro ieri la Giunta regionale ne ha sfornate altre. Una sfilza di atti per il pagamento delle spese legali per contenziosi della Regione. Spese e sentenze che attendono da tempo la liquidazione o anche recenti, ce ne sono diverse. Come mai proprio ora, sotto le elezioni? Parcelle anche consistenti che avrebbero potuto essere liquidate mesi fa o durante la prossima legislatura, eppure vengono a galla ora. È evidente che si tratti di manovre elettorali e di una strumentalizzazione del Consiglio regionale, che si vorrebbe asservire alle esigenze del segretario regionale del Pd. Personalmente, non ci sto e non mi presterò al soddisfacimento dell’ingordigia del centrosinistra. Mi auguro che i miei colleghi facciano altrettanto –conclude Mazzei- prima di mandare a casa Emiliano e Vendola e restituire fiducia alla Puglia”. Ma in ballo ci sono anche i tagli a sanità, servizi sociali, agricoltura, politiche giovanili, senza intaccare mai, per esempio, la «comunicazione istituzionale». Questa è la Puglia dopo dieci anni con Nichi Vendola alla guida, un Ente in crisi perenne, abbandonata dal governatore che la usa come trampolino verso la leadership nazionale della sinistra grazie a un astuto uso dei media. Non a caso, le risorse destinate al culto della personalità vendoliana, cioè comunicazione istituzionale ed effimero (come Apulia Film Commission o Teatro pubblico pugliese) sono scampate ai tagli del governatore con l’orecchino. Ma anche sui ‘blog’ gli attacchi a Nichi Vendola, che non s’è fatto scrupolo di ordinare ai suoi assessori di darsi da fare in campagna elettorale con mezzi e eprsonale dell’ente regionale, si sprecano: in piena campagna elettorale, con giornali e tv concentrati sui comizi e molto prima della Finanziaria di Tremonti, avendo sfondato il «patto di stabilità» per la terza volta in quattro anni, il Robin Hood alla rovescia ha fatto approvare alla chetichella la delibera numero 658 (lunga ben 43 pagine del Bollettino ufficiale della regione Puglia n. 59 del 31 marzo 2010) che tagliava 283 milioni di euro dal trionfalistico bilancio pre-elettorale approvato a fine 2009. Dopo la rielezione si è aggiunta la chiusura della cassa regionale, con il rischio – tra gli altri – di dover restituire i fondi comunitari. Alle imprese creditrici e aggiudicatarie di incentivi è stata concessa una sorta di «pagherò» che consente di cedere i crediti alle banche. Ai soggetti non imprenditoriali, nemmeno quelli. E nel sociale? La mannaia è stata implacabile, colpendo ovunque. Decimato il fondo a sostegno dei non autosufficienti e nuclei familiari appena istituito, azzerati i fondi per l’occupazione dei disabili (meno 2,5 milioni di euro) e il sostegno ai dislessici (meno 150mila euro), cancellati gli stanziamenti ai Comuni per gli affitti (meno 26 milioni) e come non bastasse ridotti i contributi per libri di testo, asili, università della terza età. Falcidiati il Fondo globale per i servizi socio assistenzali (meno 9,8 milioni), il cofinanziamento del piano socio assistenziale (meno 32 milioni), i programmi per la non autosufficienza e le nuove povertà (meno 13 milioni) e l’integrazione scolastica dei disabili, l’assistenza domiciliare. E non basta: il piano di rientro sanitario prevede di mantenere una ventina di ospedali con 2.200 posti-letto, l’inasprimento dei ticket, il blocco del turn-over per medici e infermieri, il massacro della sanità privata. Se il governo non avesse accettato il piano di rientro sbloccando 500 milioni di euro, Vendola non avrebbe potuto pagare gli stipendi al personale sanitario. Tuttavia, mentre tagliava la sanità, l’uomo nuovo della sinistra italiana trasferiva ‘ex lege’ 8mila dipendenti di cooperative private a società della regione con cui, sotto elezioni, aveva concordato una gigantesca operazione clientelar-elettorale. E che dire della sequela di leggi regionali annullate dalla Corte Costituzionale sui temi maggiormente sentiti dalla propaganda presidenziale, come il nucleare, l’acqua pubblica, le assunzioni in sanità, le energie alternative. Vendola ha addirittura costituito in giudizio la Regione davanti alla Corte in appoggio al ricorso di otto suoi candidati non eletti, mentre fino a qualche giorno fa, dopo aver ‘litigato’ ancora una volta con l’ex magistrato (suo fratello-coltello…) candidato ufficiale del centrosinistra, minacciava di candidarsi lui stesso per la terza volta di seguito….
Francesco De Martino
Pubblicato il 1 Maggio 2015