Cultura e Spettacoli

Dante? Ci basta la poesia

Non solo i libri sacri nascondono segreti , anche certa arte – e da sempre – custodisce verità riservate a pochi. Molte cose nascoste all’interno di spartiti, tele e sculture attendono d’essere decifrate. La letteratura non poteva fare eccezione. Si prenda la Divina Commedia. Pare che Dante facesse parte di un ordine iniziatico (i Fedeli d’Amore?). Come ogni iniziato aveva due doveri : celare la Verità e trovare come instradare verso la stessa i meritevoli. Scelse come mezzo quello che più gli era congeniale : la poesia. Per cui, in ultima analisi, la Commedia è ‘anche’ la più alta vetta della poesia (scusate se è poco). All’appassionante tema il regista torinese Louis Nero ha dedicato un film che giovedì scorso è stato presentato all’Armenise. Distribuito da L’Altrofilm, ‘Il mistero di Dante’ è ancora oggi in programmazione al cinema di Carrassi. Nero impiega linguaggi visivi diversi : documentario, animazione, thriller. Il primo è prevalente, il seconda cattura, il terzo naufraga dopo dieci minuti di proiezione. ‘Il mistero di Dante’ prende il via con la riproduzione (confusa e sgradevolmente agitata) di due inviati di un’emittente televisiva che, bendati e sotto scorta, vengono bruscamente condotti attraverso un tortuoso budello sotterraneo alla presenza dei Maestri dei Fedeli d’Amore. E qui, dove dopo la metaforica discesa agli inferi, dovrebbe avere inizio l’intervista, Nero imprime alla sua pellicola una svolta brusca. Spariscono Maestri, giannizzeri e sotterranei (salvo fugaci e improduttive riapparizioni) e il film assume cadenze televisive. Una morra di personalità della cultura riprese in primo piano (tra cui uno sprecato Murray Abram) senza attendere domande espongono teorie circa Dante, la Commedia, gli Ordini segreti, angeli, demoni e Domineddio. Novanta minuti di faccioni e parole. Parole in verità intriganti e che più intriganti sarebbero tornate ove ‘servite’ con modalità diverse (se già sul piccolo schermo avrebbero mostrato la corda dopo un quarto d’ora, figurarsi su quello grande passata la mezz’ora). Di ciò comunque consapevole, Nero prova ad alleggerire l’impatto monolitico e dottorale dell’operazione intervallandola di (assai belle e originali) animazioni dove Dante si muove per Inferno, Purgatorio e Paradiso richiamando lo stile grafico di Gustave Doré e certe suggestioni da lanterna magica. Avesse Nero tagliato la gratuita ouverture-thriller, alleggerito la parata di Rabbini, Gran Maestri, Imam e Cardinali e puntato di più sull’animazione, ‘Il mistero di Dante’ avrebbe preso assai di più. E invece si arena in un assillo di parole intorno a Massoni, Rosacroce, Albigesi ed altre sette ; e meno male ci sono stati risparmiati ufologi e cultori della teoria del complotto. Misterioso o meno, Dante continua a sfuggire. Teniamoci stretto, allora, quello ‘minore’ : il poeta. Se la bellezza è destinata a salvare il mondo, della Divina Commedia può bastare la ‘crosta’ lirica. Chi sappia consumarla in ‘ignorante’ umiltà può depurarsi l’animo dell’inclinazione a danneggiare il prossimo e sé stesso. Risultato che non ci pare lontano da quello indicato dai Maestri, ma col risparmio di asperrimi cammini.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 11 Marzo 2014

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