Davanti alla stele la rabbia impotente
Anche oggi si daranno convegno in contrada Vallata, un lembo del territorio di Gioia dove, sparuti, sopravvivono i resti di uno dei grandi boschi che ancora ricoprivano la Murgia alla fine dell’Ottocento. Lo fanno da anni, avendo come punto di riferimento una stele che ricorda un fatto di sangue. Lì, esattamente 155 anni fa, insieme a quasi tutti i suoi ultimi fedeli cadeva il Sergente Romano, comandante di una piccola formazione di Insorti entrata in conflitto con sessanta cavalleggeri del Saluzzo integrati da un’altra cinquantina di elementi fra Regi Carabinieri e militi della Guardia Nazionale. Anche oggi la morte di Pasquale Romano e dei suoi uomini sarà ricordata in un tripudio di bandiere borboniche, qualcuno vestirà la tradizionale cappa di lana nera che costituiva la divisa dei cosiddetti briganti, mentre un piccolo complesso bandistico eseguirà l’inno dello scomparso Regno Duo-Siciliano. Chi sono costoro? Sbrigativamente si dà loro del ‘neo borbonici’. Non esiste definizione più impropria. Nessuno fra quei signori sogna un Mezzogiorno restituito agli ultimi eredi dei Borbone. E più in generale non esistono fra loro nostalgici delle teste coronate. Allora chi sono? E’ un non-popolo. Vogliamo parlare di una congerie di nostalgici di non si sa che, di potenziali ribelli? Ancora i conti non tornano. Forse – a modo loro – sono nuovi meridionalisti. Di sicuro li accomuna la stizza : Di quale Italia parleremmo oggi se, invece d’essere ‘piemontesizzata’, la nuova nazione avesse preso vita nelle forme di una confederazione di regni? E poi ci sono le bugie della storia che a distanza d’oltre un secolo e mezzo bruciano ancora. Certo, il Regno di Francesco II non era il paradiso, come del resto non erano il paradiso il regno di Vittorio Emanuele II o il granducato di Toscana. Ma nemmeno era l’inferno poliziesco e di miseria descritto – e con premura – da penne, anche d’oltralpe, spesso prevenute, quando non manovrate. L’Italia è rimasta un’espressione geografica, un’espressione amministrativa. Di fatto continuano ad esistere più Italie, una delle quali, la più vasta, quella che ci riguarda, continua a vivere un ritardo obiettivo verso le aree settentrionali del Belpaese. E brucia sentir parlare a nord dei meridionali negli stessi termini in cui i libri di scuola parlavano dei sudditi di Francesco II, questa massa d’ignoranti, indolenti, lagnosi, furbi, opportunisti… Un popolo senza il quale un’altra Italia, quella ‘buona’ si capisce, spiccherebbe il volo ed ora contenderebbe il primato in Europa persino alla Germania. Insomma, un complesso di cose che è difficile asciugare in due parole. E ancora più arduo si fa classificare questi ‘insoddisfatti’. Perciò trova una sua giustificazione anche il ricordo, oggi, del ‘sacrificio’ del Sergente Romano e dei suoi uomini in quel di Vallata, 155 anni fa. Un modo, anche ambiguo se vogliamo, di manifestare una scontentezza legittima, una rabbia impotente. Neo Borbonici?… Mah.
Italo Interesse
Pubblicato il 5 Gennaio 2018