Cultura e Spettacoli

De gravis indignationis rebus (15), motivi di significativa indignazione

 

 

La turchia qualche giorno fa ha corso il rischio di diventare un paese governato da un’autocrazia militare, come l’egitto, ”tamen” per il “golpe militare” fallito s’è trasformata in una teocrazia “in veloci itinere” con a capo un politico (?) che, all’apparenza e non solo, non ha niente dell’islamico invasato; che, comunque, tenta di apparire tale per costringere, plagiandoli, i milioni di islamici turchi a farsi scranno del suo potere, ormai, senza confini, senza limiti verso la più delinquenziale, hitleriana delle dittature. Gli “states”, i paesi della “ue”, l’italietta del putto renzi, prima hanno aspettato il finale della partita tra erdogan e i militari golpisti e, poi, non dismettendo le classiche regole della “realpolitik”, sono, letteralmente, saltati sul carro del vincitore, cioè, di erdogan. Prima di esaminare il rinnovato trasporto di obama e dei suoi sudditi – sodali della “ue” nei riguardi di erdogan, è importante zumare il significato di “realpolitik, in tedesco “politica concreta”, “reale”. Il fondamento, infatti, della “realpolitik” è la “pragmaticità” che, spesso, non è direzionata da Preludi Ideologici ed Etici. Nei rapporti internazionali, nella politica estera la “realpolitik”  ha la sua non nobile epifania nelle scelte che i vari paesi adottano, non facendo riferimento a Principi Etici, appunto, o Universali, ”sed” a questioni, di mera, prosaica praticità. Sarà stato l’ex amico di erdogan, l’iman fathulla gulen, la mente d’oltre atlantico del fallito golpe dei militari turchi; o sarà stato lo stesso erdogan ad “autogolparsi”; o, pur essendo informato del” golpe” in arrivo contro di lui (ipotesi che IO Prediligo), avrà lasciato fare, per, in seguito ad un prevedibile fiasco di esso, dare inizio al suo “golpe” nei confronti delle fragili istituzioni democratiche della turchia, al fine di realizzare la sua, da tempo, agognata repubblica presidenziale, sempre più, islamizzata, è, inequivocabilmente, certo che erdogan è, e lo sarà per molto tempo, ancora, colui che ha determinato una svolta radicale nella struttura istituzionale e politica della turchia: egli è la sua personale dittatura, come luigi xiv di borbone grugniva: ”L’Etat c’est moi!”. Tanto per incominciare: ha sospeso la “Convenzione dei Diritti Umani” nel paese; ha ordinato arresti e destituzioni in tutti i settori (dalla magistratura, all’università, alla scuola, ad esempio) dell’amministrazione e della società civile. Arresti e destituzioni, non in maniera indiscriminata, come alcuni hanno ipotizzato, ché, evidentemente, data la sicura celerità dei provvedimenti cautelari in carcere ed amministrativi, erano già, da tempo, pronte le “liste di proscrizione” nei confronti di coloro che nel loro lavoro e nel loro campo d’azione avevano avuto modo di essere, fortemente, critici nei confronti del “sultano” (ad esempio, molti magistrati s’erano, coraggiosamente, spinti ad indagare sugli affari non proprio leciti di figli e parenti del presidente); ha minacciato la possibilità della reintroduzione della pena di morte per i golpisti. Inoltre, l’hitleriana “messa in mora” della più elementare ponderazione da parte di erdogan che i suoi oppositori, golpisti o meno, erano e sono titolari di Umana Dignità, della quale si doveva, si deve, era, è onesto tener conto nella isterica esaltazione della vittoria su di essi: molti presunti golpisti sono stati ripresi dalle televisioni erdoganiane di stato, a mo’ di ammonimento per tutti coloro che volessero ardire ad una parola contro il dittatore, con volti tumefatti da inqualificabili torture o ammassati, dopo essere stati denudati e ammanettati, in palestre alla bisogna requisite. Tenuissimi il dissenso, le lagnanze dei paesi europei e degli “states”: gli inquilini provvisori dei loro “palazzi”, dopo aver, coralmente, premesso che il “golpe” dei militari in turchia aveva, colpevolmente, provato a destabilizzare un governo, democraticamente, liberamente, eletto, si limitava ad ammonire erdogan di ”star buono se poteva e può” nel minacciare l’erogazione della pena di morte ai golpisti. Il resto: torture, carcerazioni non su mandato della magistratura, esoneri da incarichi pubblici, importanti o meno, bavaglio alla stampa, alla Sovrana Espressione del Pensiero, non veniva, non viene annusato, come male assoluto,”sed” come normale prassi di un capo di governo, di un presidente offeso dalla dirompente fame, libidine di potere di pochi criminali, dai colleghi europei e statunitensi di erdogan, anch’essi, per carità, democraticamente, liberamente, eletti, dalle loro irresponsabili plebi. Ché se, diversamente, avessero essi agito, avrebbero invaso la “privacy” di un “buon padre di famiglia”, come si ritengono e si sono ritenuti, spudoratamente, tutti i più truci despoti, immaginandosi occupati, ognora, nell’essere i guardiani, i  testimoni del “bene comune” e dello “stato”. Ho, poco sopra, Parafrasato, Ironizzando, un celebre aforisma che filippo neri rivolgeva ai bambini che egli curava, sottraendoli alla deriva dei ”cancelli” e di più dure pene, ma, quando coloro che si trovano ad avere nelle  mani i destini dei popoli pontificano di Valori che la Storia, giammai, ha Partorito, sanno in coscienza (anche loro ne hanno una!) che la Democrazia, la Libertà, la Sovranità dei Popoli sono Contestualizzati, Localizzati nell’Utopia, cioè, nel Luogo che non c’E’ e, mai, ci Sarà, come in un altro mio Scritto ho Ribadito. A meno che, cosa del resto impossibile, non Si Riesca ad Inventare un Altro Uomo che Parli, Si Comporti, Si Rapporti agli Altri suoi Simili e alla Natura, Sviluppando il Vissuto di quei Pochi Alieni, Dediti alla Poesia, all’Arte, alla Contemplazione della Bellezza, della Razionalità, nell’Universo Diffusa; che, estranei, sono apparsi al generale umano vegetare in milioni di anni. Democrazia, Governo del “Demos”, del Popolo e dove, mai, nello spazio, nel tempo abbiamo visto un Popolo Accomunato dal Generale Alto Sentire, Cosciente che la Libertà non è Innata, “sed” Conquista quotidiana, di ogni ora, di ogni istante; Liberazione, direttamente, Proporzionale all’Orgoglio della Conquista della Sovranità ? Erdogan farfuglia che è il suo popolo a richiedere la pena di morte ed egli ha il dovere di ubbidire al suo popolo, i cui rappresentanti sono anch’essi favorevoli alla pena di morte da comminare ai golpisti ed egli, essendo un uomo d’onore, non potrà mancare di ubbidire ai rappresentanti del suo popolo. Malafede, egli sa bene, come sanno bene tutti i suoi sodali governanti, più o meno attenti nel moderare i loro appetiti, nel servirsi dell’opacità intellettuale delle masse, che non ha un Popolo Creatore di Idee e di Pensieri, ma un enorme cantaro ove sono ingabbiati ciurme di pance che evacuano da esse, che da esse espellono “stronzate” con cui concimare il sacro patrio suol. “Si parva licet componere magnis”, nel senso che anche nelle situazioni negative possiamo trovare importanti operatori in/di esse, e piccoli “marachellanti” di borgata, quando renzi, sbruffoneggiando, dice ai suoi pavidi oppositori (bersani e cuperlo e speranza, se non fossero apparsi sulla scena del politicume italiettino, avremmo dovuto mandare in giro Diogene col lanternino in cerca della personificazione, della rappresentazione della politica inanità): ”Mi volete cacciare ? Bene, si convochi un congresso e, se siete in grado, vincetelo”, non oppone loro in mala fede un “da fare” retorico ? Conoscendo bene la qualità culturale, umana degli eventuali partecipanti al congresso piddino, fatta di suoi servi che hanno appeso la loro carriera politica ai successi del loro  “boss”, come i rappresentanti del volgo turco in parlamento resteranno a posare il “culo” sulle cadreghe di quella istituzione, finché erdogan vivrà, fisicamente, ché non tutti i tiranni sono morti nel loro letto. Allora, quali le motivazioni che hanno spinto il blocco occidentale, gli “states”, la “ue”, la “nato”, come dire, ancora, gli “states” a santificare erdogan, quale governante, “democraticamente, liberamente, eletto contro il quale nessuno avrebbe dovuto permettersi anche di  immaginare un “golpe”? La preoccupazione di essi è stata, è causata dall’incessante processo di islamizzazione della società turca, in costante oblio del paese laico e occidentale del padre della patria Atartuk; dal graduale avvicinamento di essa al regime del russo vladimir putin in sincronico allontanamento dai paesi, poco sopra, elencati; sempre più, lontana dagli interessi atlantici. Che dire, poi, delle basi “nato” di stanza in turchia, da cui decollano gli aerei, che la “nato”, in nome e per conto degli “states”, invia a produrre bombardamenti chirurgici contro i regimi “canaglia”, sgraditi agli stessi ? Per quanto riguarda l’italietta di renzi e dei suoi compari, “pecunia non olet”, come non puzzava a d’alema, quando, da presidente del consiglio dei ministri, ordinò l’espulsione dall’italietta di abdullah ocalan, il leader del pkk, il partito dei lavoratori del kurdistan, permettendo la sua cattura da parte di emissari del governo turco e la sua condanna a morte che, però, nel 2002 fu commutata in ergastolo. Troppi gli intrecci affaristici tra l’italietta e la turchia, che sarebbero stati compromessi dall’ospitalità italiana, tra l’altro dovuta ad ocalan, in quanto rifugiato politico, all’interno delle “itale sponde”. Pertanto, nonostante gli sviluppi del regime di erdogan, poco confortanti dal punto di vista del mantenimento delle guarentigie democratiche,  renzi ed erdogan hanno, su mandato delle loro lobby industriali e finanziarie, interessi economici di rilevante necessità per interrompere i loro rapporti commerciali. A tanto si aggiunge la “quaestio” strategico – energetica. In turchia dovrà transitare il gasdotto “south stream”, sponsorizzato dai nostri governanti per alleggerire la dipendenza energetica dalla russia. Il progetto è finalizzato a portare, passando dalla turchia, gli idrocarburi del caucaso in italia. Mosca o ankara, dunque ? “Semper, pro pecunia”, coloro che reggeranno le sorti dell’italietta nel breve e nel lungo periodo dovranno scegliere il male minore, ché la russia, morto uno “zar” se ne fa un altro e la turchia non è da meno nel confezionarsi sultani. Chi è, infine, erdogan?  Da piccolo vendeva limonate per le strade, ora si fa mèntore di 81 milioni di turchi e la sua residenza, inaugurata in occasione dell’anniversario della fondazione della repubblica di turchia, costata all’erario turco 615 milioni di dollari, è un edificio 30 volte più spazioso della “casa bianca” e 4 volte più della reggia di versailles. Tali le normali manie di grandezza di un ex poveraccio, generato da padre guardacoste. Il deputato repubblicano Aykan Erdemir aveva spiegato a “The Post Internazionale” come la turchia fosse una nazione costruita su due fondamentali contraddizioni: “Il governo turco include le masse e contemporaneamente esclude le opposizioni; si fonda su valori etici ma anche sul più cinico pragmatismo; si batte per il consolidamento e, allo stesso tempo, per la frammentazione della società. Il prodotto di tutto questo è un nuovo modello culturale, ovvero il modello turco, che possiamo chiamare “Erdoganismo”. Ma, oggi, erdogan, nonostante il suo inespugnabile palazzo presidenziale, frequentato da scherani  armatissimi, è, fortemente, preoccupato per due motivi: uno economico e l’altro politico. La crescita economica, che gli ha permesso di accaparrarsi il consenso delle masse, ha, sensibilmente, conosciuto un evidente rallentamento. Dal New York  Times, Financial Times, Foreign Affaire si apprende che la turchia fa parte delle “fragile fave” ”ovvero le cinque economie emergenti che nascondono debolezze strutturali, insieme a brasile, india, indonesia, sud africa”. Eppure, secondo Vittorio Emanuele Parsi,. erdogan nutre, arrogantemente, l’ambizione di “riproporre ancora una volta l’irrealistico e velleitario progetto di una nuova centralità turca nel Levante”. Dal punto di vista politico, soprattutto della politica internazionale, erdogan è un uomo solo. Angela merkel, per giustificare la sua contrarietà ad ammettere la turchia nella “ue”, ironizzò sul fatto che ankara è un “ponte su due mondi”, ma è nell’impossibilità di poterli avvicinare, in quanto non appartiene ad alcuno dei due mondi, con il rischio di rompere i collegamenti fra i due mondi e di “restare pericolosamente isolato nel mezzo”.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano      


Pubblicato il 26 Luglio 2016

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