Cultura e Spettacoli

De gravis indignationis rebus (18)

“Forse è inutile dire qui che a mio parere la licealizzazione in corso costituisce un grosso inganno: se l’Università produrrà dei laureati incapaci di lavorare e di ragionare, saranno poi istituzioni di livello superiore a surrogarla: istituzioni inevitabilmente discriminatici (numerus clausus), probabilmente private, e perciò partigiane. Sono, si capisce, uno dei superstiti della scuola di stato e dell’uguaglianza delle opportunità per tutti. Vecchiume, pare. Oggi si venera Mercurio, dio del Mercato e dei mercanti”. Così Argomentò, LamentandoSi, e Scrisse Cesare Segre nel suo ”Per curiosità”. Se l’università italiettina è, per larga parte, diventata un liceo, tanto poco dipende dal fatto che nella secondaria superiore non ci sono più Licei, oggi, in cui, paradossalmente, anche, le scuole professionali sono state, nominalmente, licealizzate; non c’è più la scuola secondaria di primo grado, cioè la scuola media, ammesso che, da quando la demagogia razzistica del politicume cattocomunista o sinistro, in generale, la fece sortire, essa sia, mai, stata scuola; non c’è più la scuola primaria o elementare; e “dulcis in fundo”, vuol vedere, o scommettere, Caro Maestro Cesare Segre, che, “etiam”, la scuola degli infanti è orba di presenza didattica e latita nel più inutile, spregevole, ludico “zecchinare d’oro” ? Sarebbe, “tamen”, oltremodo antipatico, se qualcuno, tra i tanti che non sopportano le mie Motivate, Razionali, non Inattuali Filippiche di Varia Umanità, MI fingesse, a torto, quale noioso mallevadore di una scuola, inguaribilmente, malata di secchionite, di cui siano insani portatori docenti e discenti. Fare Scuola per un Docente; Frequentare una Scuola per un Discente, è un Indicibile Godimento! Ché S’Insegna, Imparando, continuamente; ché S’Impara, Insegnando, continuamente. Ché S’Insegna, non per formare esperti di/in qualcosa da prostituire nel “Mercato”, a cui Segre Accenna; non per formare “mercanti”, a cui Si Riferisce, ancora, Segre, “sed” per Plasmare Uomini e Donne che Pensino, che Sappiano Rispondere di Ciò che Pensano, prima di tutto, a Se Stessi, alla loro Coscienza; che abbiano il Coraggio di Parlare, di Scrivere, di Comunicare, insomma, Ciò che Pensano e che Sappiano Difendere, Salvaguardare il Diritto – Dovere della Inalienabile Libertà di Espressione dall’oppressione, dalla censura di un despota o dall’oligarchia di pochi o molti servi del despota, a qualsiasi livello istituzionale egli o essi esercitino il loro autarchico strapotere; della tracimante ondata di false opinioni canonizzate dai “midia”che giustificano il loro “esserci” per il monopolio, ad essi concesso, di estrapolare dalla massa il criminale “uomo medio”, totalizzato dalla triade ”dio, patria, famiglia”. Ché S’Impara per  poter, realmente, effettualmente, Vivere non quali indossatori di definizioni, che ci dividono, che ci separano, che  ci posizionano gli uni contro gli altri, che fanno gli interessi di quanti dal supporto delle  divisioni traggono la continuità del loro imperare, ma Quali Convinti Appartenenti al Genere Umano, non a un genere sessuale, non a una famiglia, non a uno stato, non a una religione, non a una ideologia, non a un partito. Convinti di Essere, solo, unicamente, esclusivamente, Uomini, Rispettosi, tra l’altro, di tutte le Altre Epifanie di Vita nella Natura. Dimentichi  dei non etici inviti, moniti “Dal libro della Genesi”: ”Dio creò l’uomo a sua immagine; /… /maschio e femmina li creò. /Dio li benedisse e disse loro: /”Siate fecondi e moltiplicatevi, /riempite la terra; /soggiogatela e dominate sui pesci del mare /e sugli uccelli del cielo /e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”. Se l’Insegnare e l’Imparare è Ciò che testé ho Tentato di Disegnare, allora, questi Due Modi di Essere al Mondo, questi due “Status”, non alternativi, sebbene Complementari, non ci deprimeranno di  noia, non ci faranno pesare le ore, che scorreranno, Impegnati nello Studio, non ci  faranno anelare a svaghi, a tempi di spensieratezza, ché saranno Divertimento di Ineguagliabile Spessore, Vivacità. A tal Proposito, Segre nel suo Libro, dianzi da ME Citato, Si Compiace di Rammentare uno Sfizioso Aneddoto. Un giorno il Filologo Leo Spitzer ebbe nel suo Studio la visita di un suo Collega che, soprendendoLo in un’ora insolita a Lavorare, Gli Disse: “Vedo che continui ancora a lavorare”.”No, a godere, a godere”, Gli Ribadì Spitzer. Quale il Commento di Segre al Dialogo Insolito, positivamente, Anomalo, tra Spitzer e il suo Collega ? “Così il  lavoro – divertimento è anche un lavoro forzato. Certo non tutti i colleghi sono preda di codesta frenesia: qui io posso testimoniare solo per me stesso e magari per maria luisa…” (Corti, per Soddisfare la Certa Curiosità dei miei 25 Lettori!). La Frenesia della Curiosità che deve Esaltare Insegnanti e Alunni! Immaginare l’Insegnare e l’Apprendere come un Viaggio nelle epoche storiche e nei vari paesi caratterizzati dai loro Uomini Insigni e da quelli  di improba fama, a cui diedero i Natali, Cercando di Capire perché Siffatte Personalità furono in Vita e sono ”post mortem”, così, intimamente, Legate all’ ”Humus” Naturale e di Cultura Precipua (Lingua, religione, Letteratura, Sviluppo Scientifico e Tecnologico, Economia) Impregnato delle loro zolle. E nei Documenti Letterari e Storici e nei Reperti Archeologici e nei Maestosi Monumenti (Il Partenone Ateniese, i Templi di Paestum, il Colosseo, l’Arco di Tito, la Colonna Traiana in Roma) e nelle Sublimi Opere d’Arte (il David, la Pietà di Michelangelo) dobbiamo limitarci a ciò che appare, al racconto del facile, scontato ovvio, o Essi sono lo Scrigno da cui Possiamo Estrarre la Drammatica, a volte Tragica, Complessità, l’intreccio tra ciò che fu programmato, previsto, razionalizzato e il caso che, ognora, s’incunea, tacito, in “rebus humanis”? Ad esempio, Tucidide nella esposizione della “peste in Atene” ci Mette a parte che fu una pandemia  scoppiata nel 430 a.c., cioè nel secondo anno della guerra del peloponneso, e ci suggerisce, inoltre, che se non ci fosse stata quella calamità, forse, l’esito della guerra sarebbe stato diverso da quello che gli Storici hanno Asseverato. Mentre don Lisander Manzoni, oltre a Rappresentarci con Stile Cinematografico la peste nel ducato di milano del 1630, Sottolinea la cronica, incredibile negligenza delle autorità sanitarie e politiche, italiettine o straniere, che hanno retto nei millenni e nei secoli le sorti delle rassegnate popolazioni italiettine, nel mettere in atto misure atte a prevenire eventi apocalittici. Quante disastrose tracimazioni di fiumi si sarebbero nell’italietta evitate, si eviterebbero, se le autorità italiettine, Seguendo il Consiglio di Machiavelli, si fossero Dedicate, si Dedicassero a Temperare l’alea negativa della fortuna, Tenendo in Ordine gli alvei dei fiumi, quando essi erano, sono senz’acqua nell’avara di piogge calura estiva ? Immaginare l’Insegnare e l’Apprendere come un Immenso Palcoscenico ove si distenda, per considerarlo nella sua ampiezza temporale – sincronica e spaziale – diacronica, il degrado degli umani quotidiani rapporti sociali senza soluzione di continuità dagli incalcolabili millenni sino ai nostri giorni, Recuperando Dati Sperimentali, Importanti per una, pur approssimativa, Formulazione, senza compromessi, aggiustamenti, confusioni, della Verità e della menzogna, del Giusto e dell’ingiusto. Immaginare l’Insegnare e l’Apprendere come l’Attività Mentale d’Eccellenza che, per il suo Agile Funzionamento “pro Hominibus”, deve LiberarSi dai baconiani “idola” e ImpregnarSi di Razionalità in grado di Dipanare un’Analisi Oggettiva, non algida, né pacificatrice, dei Fatti ed “occuparsi – Continua Segre –  di quelle zone della cultura che la civiltà di massa trascura”. Per Concludere: una Scuola che Leghi, indissolubilmente, il Docente e il Discente nei Modi e nei Termini Appassionati, che ho Proposto, Può, Deve Pretendere di CollocarSi come Paradigma Alto sopra le miserabili tendenze sottoculturali, imposte dai “midia”, tanto care agli idioti ingabbiati nella massificazione, utili scranni, di/da sempre, dei reggitori delle sorti dei loro popoli, di/da sempre, a dir poco, i più incompetenti, incapaci. Una Scuola Siffatta, che, tra l’altro, Abitui i suoi Giovani Fruitori alla Riflessione sulla Storia, fiume impetuoso, giammai, interrotto di sangue versato da vittime, non di rado, poi, trasformatesi in carnefici; che Solleciti all’Agire, comunque, non violento, Sublimato dalla Contemplazione, Visione Utopica di un Mondo, finalmente, Reso per Tutti Vivibile, può Pretendere di Elargire “Cento e Lode” ai suoi Studenti agli “esami di maturità o di stato”. Codesti esami furono introdotti nel 1923 dalla Riforma della scuola italiettina, voluta dal Filosofo Giovanni Gentile. A dire il vero, l’ “esame di maturità” s’inseriva nel clima di graduale avvicinamento e di fascistica pacificazione tra il regime mussoliniano e il vaticano, che troverà il definitivo compimento nei “Patti Lateranensi” del 1929. Inoltre, l’esame, di cui sopra, serviva a dare una giustificazione istituzionale e legale alla scuola privata, in gran parte, gestita dai preti e dalle consacrate cattolici, ed esteso alla scuola pubblica, metteva la prima sul medesimo piano d’importanza e di fruibilità legale della seconda. “Tamen”, era un esame che si contestualizzava nell’Aura di Serietà e di Rigore di tutto il “curriculum” scolastico dell’infante, dell’adolescente, del giovane che con l’esame di maturità riceveva il “non obstat” per l’Università. “Non obstat” che si chiariva, ancora prima , da molto lontano: con l’esame di passaggio dalla seconda alla terza elementare e, poi, di ammissione al ginnasio inferiore e, poi, di terzo ginnasio e, poi, di quinto ginnasio;  erano esami, i cui scrutini non si facevano “pro forma”, per varare e dichiarare tutti i candidati “caballeros”,”sed” i promossi e i non ammessi, tanti, venivano, serenamente. Valutati, secondo la non vile Scienza e Coscienza degli Esaminatori. Sto Parlando del Percorso di Studi che, solo, dava accesso a tutte le Facoltà Universitarie, ché in piena temperie sessantottina fiorentino  sullo (della campania, una regione un destino strutturato da una mentalità camorristica non, necessariamente, professionistica), ministro della pubblica distruzione, facilitò a tal punto, sino a renderlo non credibile e non affidabili i voti donati ai candidati da commissioni senza palle o attributi, l’esame di maturità, sìcché, da allora, ha maturato o diplomato masse di corpi senza testa all’assalto della diligenza universitaria italiettina, riciclata per costoro da “Centro di Alti Studi Scientifici e di Ricerca” in un bieco, tristo reclusorio di truffati in possesso di diplomi di laurea dequalificati, inservibili, neanche per aspirare ad un posto di custodi di pubblici cessi, come tutti i diplomi che, dal ’68 del secolo scorso ai nostri giorni, il ministero della pubblica istruzione e dell’università ha fornito, fornisce agli incoscienti non studenti dello stivale. Democristianamente, sullo, in combutta con i suoi amici,  pensò che sarebbe stato meglio, per la conservazione dello “status quo” nell’italietta, sfasciare, dequalificare, destabilizzare la Scuola Gentiliana, già, Intenta ad Assolvere il Compito, dal suo Ideatore AssegnatoLe, di Formare  i Nuovi Dirigenti della nazione che, a scorno delle antiche classi egemoni di essa, annosamente, arrampicate, gelosamente, al potere, rendeva protagonisti i figli della media, piccola borghesia agraria ed, anche, “incredibile dictu”, del proletariato artigiano e agricolo, soprattutto, meridionale. Quindi, la Scuola Gentiliana Permetteva a Tutti l’Inclusione in quell’ascensore sociale, che avrebbe Inserito, finalmente, ai vertici dello stato Giovani Meritevoli da ambiti sociali ed economici esclusi da essi. Il regime democristiano, nonostante la resistenza, sviluppata, tra l’altro, secondo canoni e finalità alfieriane (tutto si risolve con il patibolo per il despota e i suoi cortigiani) e la  Scrittura di una Costituzione, tra le Migliori in Servizio sul Pianeta Terra, non aveva saputo e, finché fu in auge, non seppe annullare il divario sociale, economico tra li nord e il sud; anzi, l’arretratezza sociale ed economica del sud era, fu funzionale allo sviluppo economico e sociale del nord e, mai, dissolse le sacche di inenarrabile povertà che, a macchia di leopardo, il paese intristiva. Per cui, democristianamente, si progettò la simulazione di dare qualcosa a tutti, per non dare niente a nessuno, e quel qualcosa di niuna utilità per tutti. Quel qualcosa fu la scolarizzazione di tutti, ma l’Istruzione, la Cultura, che avrebbe Riscattato le classi popolari dall’oppressione di coloro che la praticarono, la praticano non tanto e non sempre con gli scherani, “sed” con l’uso e il commercio magliaro del “latinorum”; che avrebbe Trasformato la Società con il Ricambio dei detentori del Potere,”nisba” per nessuno, se non per i soliti pochi che avrebbero potuto, potrebbero pemetterseLa, grazie a “tutor” privati, non nella scuola pubblica, ridotta ad essere un diplomificio squallido, ormai , da lunga pezza. Ho Insegnato per anni in diversi Licei del nord; ho fatto parte di diverse commissioni d’esame di stato da nord a sud fino alla sicilia; tutto ciò che riguarda la scuola e l’insegnamento nell’italietta è in una fase di irreversibile decadenza, ovunque, nell’italietta; ma il disfacimento, l’odore di ciò che marcisce da roma in giù  non lo si percepisce da oltre roma in su. Allora, come mai, in controtendenza  alle classifiche  dell’Ocse, che  valutano gli allievi delle scuole del  sud, assolutamente, impreparati in matematica e in italiano, specialmente, sono stati 934 i maturati, i diplomati con lode in puglia, cioè il 2,6% del totale, un record sui 5131 di tutta l’italietta, e 146 in più rispetto all’anno scorso, quando già la puglia aveva conquistato il “lauro” per l’impegno che avrebbero profuso nello Studio  i suoi studenti ? Cento e Lode dovrebbe essere il Simbolo della Perfezione Culturale che Diventa Umana Perfezione nei Docenti e nei Discenti. Se qualcuno MI Dicesse che in una Scuola Pugliese è stato dato Cento e Lode a un Platone Redivivo, Allevato da un Socrate, altrettanto, Redivivo, sarei Pronto a Sottoscrivere siffatta Valutazione, Amministrata in quella Particolare Scuola.  Al di là dell’Esemplarità del Rapporto Maestro – Allievo, che testé ho Celebrato, non ho remore nel Denunciare che la pletora, non solo, di Valutazioni che enfatizzano presunti crani eccellenti ma, anche, di presunte promozioni in massa, è un ignobilissimo falso, di cui la ministra della p.i. dovrebbe occuparsi, mentre la ciurma dei genitori pugliesi dovrebbe svuotare il cantaro delle illusioni, nei riguardi dei loro rampolli, che quel clamoroso falso ha in loro fatto, fraudolentemente, fiorire.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano                   

          


Pubblicato il 6 Settembre 2016

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