Cultura e Spettacoli

De gravis indignationis rebus (5), motivi di significativa indignazione

01 aprile 2016 ore 6.31 in georgia è stata eseguita la condanna a morte di un 41enne, Joshua Bishop con una iniezione letale. Bishop era stato condannato nel 1996 per aver ucciso un uomo, Leverett Morrison nel 1994. Insieme a un complice aveva tentato di rubare le chiavi dell’auto della vittima che aveva opposto resistenza. I miei 25 Lettori non si offenderanno, Sapendo Essi Far di Conto, se IO Rilevo che Joshua ha trascorso 20 anni nella sua cella, prima di essere, legalmente, abbattuto.

09 aprile 2016

E’ morto per cause naturali all’età di 78 anni, dopo averne trascorso 37 e mezzo nel braccio della morte in texas. Jack Harry Smith era stato condannato alla pena capitale nel 1978 per l’omicidio di un cassiere di un supermercato. Arrestato per la prima volta nel 1955 per diverse rapine, condannato all’ergastolo per una rapina nel 1957, era stato posto in libertà condizionale nel 1977. Alle sue spalle anche un tentativo di evasione nel 1963. Durante i 37 anni e mezzo, trascorsi da Smith nel braccio della morte, in texas sono stati giustiziati 537 detenuti. Da anni era debilitato e la settimana scorsa il dipartimento di giustizia ne aveva disposto il trasferimento dal carcere in una clinica, dove è morto.

Da un Articolo di Roberto Festa sul “Fatto Quotidiano”  del 30 aprile 2014, Apprendiamo che in oklahoma, terzo stato “usa” molto “diligente” nel fa eseguire le pene capitali comminate ai condannati, Clayton D. Lockett, un Afro – americano di 38 anni, in carcere per aver ucciso una ragazza, seppellendola viva nel 1999,  dopo avere ricevuto l’iniezione letale nel carcere di ”mcalester”, si è svegliato dopo l’iniezione, ha cominciato ad agitarsi, pronunciando alcune parole. Il medico presente sulla scena dell’omicidio di stato in corso (negli “states” sulle schede personali dei singoli condannati a morte, la cui pena è stata eseguita, è, sadicamente, precisata la causa della morte di essi, cioè, “per omicidio”. Lo stato, o i manutengoli di esso, è, perfettamente, consapevole che mettere a morte un uomo, quale che sia stata la terribilità del reato, da lui prodotto, è, senza fallo, un “omicidio”), ha sospeso l’esecuzione di Lockett che è, comunque, morto per infarto. I testimoni presenti, tra cui l’avvocato di Lockett, hanno aggiunto gli aggettivi ”raccapricciante, insopportabile” all’orrore, a cui hanno assistito. Per un altro condannato che doveva morire nella medesima serata, lo stesso medico ha rimandato l’uccisone ad altra data. Nei bracci della morte delle carceri statunitensi, “sed” Riteniamo che non debba essere troppo diverso nelle carceri dei paesi forcaioli (in giappone, ad onta delle “proskinesis”, genuflessioni, dell’uno nei riguardi di un altro uno che, non sempre, è sul medesimo livello sociale, politico, economico, culturale del primo, rituali di falsa gentilezza d’animo, i condannati a morte non sanno quando verranno giustiziati. Il giorno prima dell’esecuzione della pena un secondino mostra loro un cartellino rosso, come quello che gli arbitri di “calcio” mostrano agli esclusi dalla partita, simbolo, segno della volontà del potere di escluderli dalla “partita della Vita”), i condannati a morte vivono una vita in attesa del boia. A tal proposito, Clyde Smith, di anni 26, rinchiuso nel braccio della morte di huntsville (u.s.a) da 8 anni, ha così Scritto a Carlo Molinari, Fondatore dell’Associazione “Ami.Ca (Amici dei Carcerati, che Si Occupa, soprattutto, di Corrispondere con Creature detenute): ”La vita qui nel braccio della morte è sempre in cambiamento, ma è rimasta piena di negatività e violenza, ed è molto facile perdere ogni speranza… sapendo che la morte è tutt’intorno, e nel braccio della morte è vicina nel modo più crudele”. I parenti, che ancora ha il povero Clyde (i suoi genitori sono stati uccisi, quando egli era piccolo; non ha fratelli e sorelle. Sin da ragazzino è stato mandato a lavorare, se voleva mangiare. Ci sono centinaia di Clyde nei ricchissimi “states”!), hanno accettato la sua sorte come una fatalità, non come un’ingiustizia e verso di lui mostrano una rassegnazione che rasenta l’indifferenza. Non possiede altro che la Solitudine! E, come una fatalità i ragazzi che, senza lavorare o studiare, da mane a sera, occupano gli scalini del “Teatro Traetta” in bitonto o bighellonano nei quartieri di napoli, sempre più degradata, considerano (i genitori con loro concordano) il carcere l’incontrovertibile sbocco di ciò che la società, di essi disinteressandosi, in combutta con i suoi reggitori centrali e periferici (provvidi, unicamente, di sbirri, manette, cancelli), sempre più autocratici,  ha loro permesso di seminare. Il questore di napoli li ha definiti rifiuti; un assessoricchio dell’attuale amministrazione comunale di bitonto (di cui evito i dati anagrafici, ché mettere alla gogna siffatto individuo, sarebbe come santificarlo davanti a una opinione pubblica, ugualmente, cambronnata di pregiudizi nei confronti di una Giovane, se non Adolescente, Umanità, nata già in catene) li ha definiti “sterco”.

04 giugno 2015

Lester Bower, all’età di 67anni è stato soppresso con un’iniezione letale, dopo essere stato ospite per 31 anni in una cella del braccio della morte di un carcere texano. Abbiamo detto ”in una cella”, in Verità, dovremmo definirla “capsula” di 2 metri per 3 metri con sciacquone a vista accanto a letto. In codesta ”location”  Lester Bower ha vissuto per 23 ore al giorno il suo calvario (durato, quasi, il tempo di una pena all’ergastolo), avendo diritto a un’ora di ricreazione al giorno, senza, però, poter scegliere quando. Infatti, la decisione sul “quando” potesse uscire dalla sua “tomba” era, dalla direzione del carcere, affidata ai “superiori” (nel gergo dei detenuti). Per cui i ristretti in simili “umani” ambienti, oltre a vivere, aspettando la morte, vivono nella continua attesa di poter respirare un po’ di aria non mefitica. Eppure, nessuno si accorge o a nessuno interessa che il Dolore, la Sofferenza Inaudita Cambia coloro che commisero delitti di un’atrocità, altrettanto, inaudita, anche se gran parte degli addetti ai lavori giudiziari e carcerari credono, seriamente, che gli innocenti nei bracci della morte degli u.s.a siano oltre il 13% dei condannati. “Si tratta di gente, Ribadisce un cappellano, il reverendo Pickett, che non si può permettere un buon avvocato, le minoranze, i poveri, chi è ignorante, chi si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Giustiziamo gente innocente in Texas”. Cambiano, Maturano i “ morituri” o i “morti che camminano”! (Secondo il macabro rituale dell’esecuzione capitale, un “superiore” etichetta in codesto impietoso modo i condannati, accompagnandoli in corteo all’ultimo respiro). Eddie Johnson (minorenne quando commise il reato) nutre la paradossale soddisfazione di riconoscere che ”Vivere qui mi ha fatto crescere, molto. Sono andato a scuola otto anni. Ci andavo ancora quando sono venuto nel braccio della morte… Adesso non mi firmo più ”Ej guerriero”. Sono maturato al punto che non m’importa più cosa pensano “loro”. So nel profondo che non sono un animale. Sono un essere umano come tutti gli altri. Ora uso il titolo di “Sir”, Signore, davanti al mio nome, perché mi sento di valere”. John Paul Penry, invece, è arrivato tre volte a un passo dall’iniezione letale, annullata perché ritenuto, mentalmente, ritardato. A un giornalista, che lo ha intervistato, così rimembra i quattro rinvii dell’appuntamento con la sua morte: ”Mi ricordo quando hanno fissato l’esecuzione e ho avuto paura. Sono arrivato a tre ore dall’esecuzione. Finora, ho avuto 4 date fissate e la quarta è stata la più terribile. La mia testa è ancora sottosopra quando ci penso. Ancora adesso”. Diamo, di nuovo, la Parola al reverendo Pickett: ”Sono stato cappellano della “camera della morte” fino all’agosto del 1995… Ho incontrato nei “bracci della morte” molti condannati mentalmente ritardati. Non avevano idea di cosa ci facessero in essi. Io spiegavo: ‘faremo questo e quello, e a mezzanotte morirai’. ‘Ok, ma dopo  posso tornare nella mia cella?’. Non erano abbastanza intelligenti per capire che venivano uccisi”. Tanta “civiltà” giuridica ché negli “states” solo negli anni ’60 del secolo scorso è stata abolita l’ ”apartheid” (A tal proposito, Rimarchiamo che la più parte dei condannati a morte sono Afro – americani), mentre essa solo nel 1973 fu dichiarata ”crimine internazionale” da una convenzione delle “nazioni unite” ed entrata in vigore nel 1976. Nonostante il pronunciamento dell’ ”assemblea generale delle nazioni unite”, in sudafrica, solo dopo la liberazione di Nelson Mandela, avvenuta nel 1990, dopo 27 anni  di carcere (per aver Egli  rinnegato i ‘crimini’ da lui commessi) e la successiva sua elezione a “capo dello stato”, fu decretata la fine “legale” dell’ “apartheid”, ma una nuova era per i neri e i meticci non iniziò, giammai. Pregiudizi annosi, incrostazioni sottoculturali non si possono cancellare con un decreto legge dalle menti bacate e dall’inconscio degli abitanti dell’occidente (una meschina, ladrona minoranza, specie di olandesi, per molto tempo è stata egemone  in sudafrica) che contiene sacche interminate di razzismo, sia pure, in esso rimosso, “sed” , ognora, risorgente, sia pure, sotto mentite spoglie. Si parla tanto di “Rispetto dei Diritti Umani”, la cui mancanza si suole, ipocritamente, vedere nelle altrui “case”, non nella “nostra”. Ad esempio, a quante blaterazioni si dà bergoglio, “tamen”, proprio la sua chiesa ha dimostrato e dimostra una, eticamente, sanzionabile lentezza nel recitare: “mea culpa, mea maxima culpa”  dei suoi proditorii attentati ai Diritti, agli Averi, alla Libertà, alla Cultura, all’Identità dei Singoli e dei Popoli. Vedi le numerose “crociate”: dell’averle invocate, organizzate, giammai, s’è emendata; vedi la cancellazione della “condanna” a Galilei, avvenuta il 30 ottobre del 1992, cioè, dopo ben 359 anni, 4 mesi, 9 giorni, lo Scienziato Pisano tornò ad essere un “figlio legittimo della chiesa”. Ma la chiesa cattolica, mai, ha chiesto scusa all’umanità di averla privata, facendoLo arrostire, di un grande Filosofo, Poeta, Commediografo: Giordano Bruno. Tanta “civiltà” giuridica ché negli “states” non nel lontano dal 2005 la “corte suprema” ha dichiarato incostituzionale l’esecuzione dei detenuti che commisero il reato quando erano ancora minorenni, mentre nel  2002 aveva reso illegale giustiziare i malati mentali. Se solo avesse potuto, potesse Levare il suo Sguardo sui misfatti umani nel Mondo, il Mahatma Gandhi Si Sarebbe Reso, Si renderebbe Conto della tragica inanità delle sue Battaglie e della sua Morte. Egli che a chi Gli chiedeva come sarebbero state le galere dell’ ”India” libera, così Precisava: ”Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare degli ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati. Nessuno commette crimini per divertimento. E’ un segno di disturbo mentale. Le cause di una particolare malattia vanno indagate e rimosse”. All’incommensurabile sviluppo tecnologico, non ha fatto seguito il Progresso Etico degli uomini e delle relazioni tra essi che potesse, possa governare, l’altrettanto, incommensurabile capacità della “tecne” di ”saper fare e fare con abilità” il male ad essi, tra essi. Pertanto, ancora, in ogni uomo risiede l’alea di diventare un carnefice e, contestualmente, l’eventualità di diventare vittima o di ribaltare il suo “status”: da quello di vittima a quello di carnefice e viceversa. Quando l’artefice del crimine, del reato più indicibile oltrepassa la soglia di un carcere, inevitabilmente, da carnefice diventa vittima di una sistema durissimo, attraverso il quale si esplica non la vendetta della Società, Intesa come Comunità di Uomini Associati per Finalità di Mutuo Soccorso, Collaborazione, Solidarietà, che nella Storia non è, mai, Esistita e non Esisterà, finché gli uomini saranno quelli che in Essa sono apparsi, per determinaLa come l’ ininterrotto fiume di sangue; finché il famelico familismo, in cui continueranno ad essere allevati,  li renderà disponibili a perpetrare tutto il male possibile o rassegnati alle più umilianti, sofferte prevaricazioni. Attraverso le carceri, le pubbliche esecuzioni capitali (ché di monito siano a tutti), la pubblicità dei processi, si palesò. si palesa la vendetta delle mafie, delle logge massoniche (oggi le chiamiamo così, ieri si nomavano, diversamente, ma la ragione della loro ”socievolezza” è, era la medesima) che reagirono, reagiscono con  spietata, cruenta risolutezza, Asserisce Michel Foucault, nel punire il singolo o i singoli che ardirono, ardiscono di appropriarsi, disobbedendo alle regole, leggi, che esse elaborarono, elaborano, promulgarono, promulgano, autocraticamente, di uno “ius”, cioè, di un privilegio, che fu, è, inappellabilmente, il loro: quello di uccidere, di rubare, di operare grassazioni. Finché l’uomo, che testé abbiamo Connotato, abiterà il Pianeta, inascoltati rimarranno gli Appelli di Voltaire (Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione); di Dostoevskij (Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue carceri); di Brecht (La condizione di un popolo si capisce dalle condizioni delle sue prigioni).  Tanto fu, è stato, o cari mammini e papine piccolo-borghesi che, ad ogni notizia di un fatto cosiddetto “delinquenziale”, non sapete far altro, per esorcizzare il dimenarsi della vittima col carnefice prevalente su di essa, in voi coesistente, che immaginare carceri senza chiavi, dal vento disperse, “gettate via” della vostra miserabile umanità, ove i vostri “freudiani ego”, oggettivati, possano essere collocati, “ad aeternum”, a languire, ché di “egidio” complici, novelle  monache o novelli monaci di monza.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano   

 

 


Pubblicato il 19 Aprile 2016

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