Cultura e Spettacoli

De gravis indignationis rebus (9), motivi di significativa indignazione

Devo, purtroppo, Ritornare o Riprendere un Discorso, che, già, parecchie volte ho Sviluppato, sulla vita da nababbi che i calciatori (l’umanità più imbecille che possa far mostra di sé, attraverso il tubo catodico: i corpi, ché così fan tutti, vandalizzati da mostruosi tatuaggi; i crani, medesimamente, ché così fan tutti, a mo’ di galli cedroni, di giorno, di galline, di notte) italiani e non, conducono, raccattando tutte, o quasi, le risorse economiche che dai botteghini degli stadi, dagli  “sponsor”, dagli editori televisivi arrivano nel mondo del calcio o alle società calcistiche. Pertanto, MI Scuso con i miei 25 Lettori, ”sed” Sento il Dovere di InterrogarMI e di Sollecitare, sia pure invano, i Pochi o i Molti, che avranno la Ventura di Leggere questo mio Scritto, se non sia il caso di Mettere in Discussione tutto il “sistema calcio”, ché hanno tracimato ogni misura di decente sopportazione gli episodi di sabato sera, terminata la finale di “Coppa Italia” tra milan e juventus, con inermi avventori di un bar accoltellati da inferociti, se non in preda a fumi di alcol e droghe, da esaltati frequentatori delle curve, per loro mitiche, del milanese stadio, al Grande Meazza dedicato. Mazze, coltelli e ogni altro “giocattolo” per offendere, per uccidere, perfino, sono il “kit” di molti giovani “curvari”, cresciuti a nutella e “curva sud o nord” dalla alpi alla trinacria, dagli attori, diciamo, degli incontri calcistici (per i quali una vittoria o una sconfitta in una partita o in torneo valgono, in guadagno o in perdita, vagonate di euro) eccitati, inviperiti, esaltati ad usare la violenza, all’odio vicendevole tra pari d’età (a un dipresso, gioco da sfaccendati che non Studiano e non Lavorano), divisi dai colori delle squadre di calcio, per le quali fingono di tifare. Sì, ché la “squadra del cuore” è solo una escusa  per esternare, in mancanza di Riferimenti Valoriali, la più vile, la più ingiustificata, umana (non belluina: l’istintualità delle belve le costringe ad uccidere per sopravvivere tra le insidie dell’”habitat” che loro è dato in sorte) istintualità non  Teleologizzata ad Essere Trasformata in Energia Costruttrice di Solidali Progetti Mirati al Bene Comune. I privilegiati, fortunati giovani bulli, in mutande sui terreni di gioco, ricevono gratificazioni in denaro contante che permette loro, dal momento che non conducono  sobrie, morigerate esistenze da atleti, di distruggere macchine, che non hanno mercato per le borse di piccola e media cilindrata, dato l’alto costo di esse; di possedere barche da emiri; di vagabondare di notte da un locale “di tendenza” all’altro; di possedere abitazioni accessoriate di ogni ben di dio, spesso dai ladri liberate di esso, senza eccessivo cordoglio da parte loro. Se morto un papa, essi bofonchiano, se ne fa un altro, derubati di un gioiello, lo surroghiamo presto con un altro, tanto ci sono i babbei che, in un modo o nell’altro, onorano i nostri lauti ingaggi. Mentre i “curvari”, dentro e fuori gli stadi, si appigliano a una sconfitta o a una vittoria della squadra di calcio, a cui da infanti si sono, irrazionalmente, legati, come ad una fede, per esplodere, da vulcani alla sommità dei quali sia saltato il tappo che incarcerava la ribollente lava, micidiali bordate di cacca sottoculturale frammista a non simbolici ”souvenir”, per far male, a dir poco. E i  kevin di turno (basta il nome per predire il destino di qualche pargolo di lombi proletari o piccolo – borghesi, mentre  il figlio dell’agnelli, presidente della “fca”, non ha il nome preso a prestito da un “vip” di successo, ma si chiama “oceano”, quasi a volergli proporgli o imporgli la vastità del mare, come modello augurale, ché la onori con la Vastità della Cultura e della Competenze professionali), provvisoriamente, incensurati, ma dalla vita, ognora, protesa alla censura sociale e di polizia, si macchiano di delitti che meritano anni di carcere. E icardi, pelotiano dell’”inter”, codesti idioti, sostanzialmente, irride con un gesto che equivale a un icastico ombrello. Infatti, in una foto, pubblicata dal “Corriere.it”, si vede il putto argentino, posizionato di fronte al Lettore della pagina, che pone il dito indice della mano sulla tempia destra a voler, inequivocabilmente, ribadire che, grazie alla scempiaggine, alla stoltezza di milioni di patiti del “calcio” (nella cui organizzazione si sono infiltrate mafie nazionali e internazionali che, attraverso calciatori corrotti truccano le partite di qualsiasi campionato e di qualsiasi categoria o livello, per incassare barcate di euro dalla scommesse clandestine. E’ di questi giorni la notizia che nel campionato italiano di serie”b” di qualche anno fa molte partite erano state falsate nel risultato)  e dei violenti “ultras”, che ad esso fanno da cassa di risonanza, egli utilizza “Instagram” per illustrare la costosa preziosità dei doni, gioielli che concede a se stesso e alla moglie. Tra l’altro, ha magnificato, con/sul medesimo mezzo di comunicazione, i dettagli di uno “smartfhone” da 20mila euro (all’incirca la mia pensione annuale di ex Docente di Liceo, mai rivalutata da monti, da letta, da renzi) in ceramica e titanio, con rifiniture in pelle di vitello fatte a mano e la custodia firmata da un famoso stilista francese. Ancora, il conterraneo di bergoglio, ad appiano gentile, “location” degli allenamenti interisti, aveva sentito l’infantile bisogno di esibire  un orologio da 40mila euro, convinto, da “minus habens, che la felicità del graziato dalla fortuna, essendo di pubblica rilevanza, debba essere ostentata, nonostante uno sguardo sul mondo ci rimembri che ci sono in esso, purtroppo, povertà inenarrabili, fatiche da schiavi non, adeguatamente, remunerate, tragedie, ogni giorno, su tutte le zolle del pianeta Terra. E sì, non importa se sarò raggiunto dalle rampogne dei “radical chic”, cirenei o buoni samaritani da salotto,”sed” tavecchio, il presidente della “federazione gioco calcio”, aveva ragione, quando, con il suo linguaggio, solitamente, colorito, aveva denunciato le esose pretese mercenarie di giovani, “trasportatori di palle” da una parte all’altra dei campi di calcio, ieri, mangiatori di banane nei loro paesi, affamati dalla corruzione delle classi al potere di essi;  ieri, sguazzanti nella “favelas” prosperose di miseria, di umano degrado, che, appena, approdati nel vecchio continente; che, appena, si sono visti riempiti di denaro, facilmente, guadagnato, immeritatamente, hanno avuto, hanno l’ardire di mostrare “la puzza al naso” degli arricchiti nei confronti di masse umane, “cotidie”, indaffarate nel contare i centesimi per tentare di far seguire a un frugale pranzo una cena di pari qualità. Mentre sono Impegnato nello Stendere il presente Scritto, MI  Figuro la celeberrima Sequenza di un altrettanto celeberrimo Film di Federico Fellini “I vitelloni”. Ebbene, in Essa Si Vede Alberto Sordi, l’ Interprete di uno dei “vitelloni” (giovani nulla facenti che trascorrevano  le loro giornate al bar, comunque, senza lavorare) che, nel superare su un piccolo mezzo di trasporto un nugolo di Lavoratori in Sciopero, certo di essere al sicuro,  ad essi si rivolge, gridando: ”Lavoratoriiii!”, opponendo loro, “statim”,  il braccio a mo’ di ombrello. La sfortuna vuole che il camioncino, sul quale il “vitellone”(Sordi) aveva lanciato i suoi strali ingiuriosi agli Scioperanti, subisce un’avaria; è, quindi, costretto a fermarsi, sì che viene raggiunto dalle “incazzate” Maestranze e l’irridente omuncolo di esse subisce la meritata punizione a suon di sonori ceffoni. Se il dito indice di icardi, posizionato sulla sua tempia destra, come sopra ho raccontato, ha qualche analogia con l’ombrello del “vitellone” (Sordi), dobbiamo, forse, concludere che icardi meriterebbe una camionata di calci in culo ? Noo! Niente violenza, ma è arrivato il momento di creare il deserto intorno a codeste squallide sanguisughe, a codesti insaziabili accaparratori, rastrellatori (calciatori e cosiddetti tecnici) di denaro pubblico che potrebbe avere ben Altre e più Elevate, Generose Destinazioni: Rivificare, Riqualificare i vivai dei preadolescenti, degli adolescenti, dei giovani, togliendo, il più possibile, tanti di loro dalla “strada”, sottraendoli dalla frequentazione di cattive compagnie; costruzione di strutture sportive (stadi, centri sportivi) o ristrutturando quelle già in uso, della cui fatiscenza dovremmo vergognarci. Come creare il deserto intorno al “calcio”e ai negrieri che, in spirito mercenario (per un euro, si fa per dire, in più, si vendono e si accasano in altre società e si prostituiscono vestendo nuove divise. Quale guida tecnica ed etica degli azzurri potrà considerarsi conti, se nel pieno dell’avventura europea ha abbandonato la “nazionale”, per  provare in inghilterra la pappacotta di un ladrone russo, più succulenta di quella, pur di un certo riguardo economico, che gli elargiva il rozzo tavecchio ?) lo producono? E’ semplice: disertare in massa gli stadi; con il telecomando cambiare canale, quando si trasmette una partita di calcio in uno stadio italiettino o in uno stadio posto in capo al mondo; cambiare, ancora, canale, quando si trasmettono quei ridicoli “talk show”, in cui uno stuolo di sfaccendati si affannano nel parlare, seriamente, “de minimis”; non frequentare più quei luoghi di avvilimento intellettuale, detti “bar dello sport”, ove tutte le ovvietà, comprese quelle sul mondo del “calcio”, dei frali di spirito sono elevate alla dignità di accese discussioni. Il sonno della Ragione delle masse in, quasi, un secolo di esistenza del “sistema calcio” nel mondo ha prodotto in serie gli odierni mostri, accumunati dal medesimo universale “look” (Ripeto, fatto di criniere da uccelli domestici commestibili; di tatuaggi, a mo’ di condannati nei bracci della morte degli “states”. Sorrentino, il portiere del palermo, in una intervista post partita si presentò davanti alle telecamere in canottiera, esibendo braccia, collo, spalle, completamente, coperte da sghignazzi colorati) e da un idioletto che, pur in lingue diverse, ha la medesima sostanza comunicativa, cioè il niente,. Il Risveglio di Essa Dovrà, necessariamente, Liberarci da così allegri spacconi, dai piedi, magari, buoni, ma, per Dirla, con Seneca, “poveri nella loro ricchezza, che è la più grave forma di povertà”; da automi che mettono in attività la mente, unicamente, quando essa è costretta a dare “imput” ai piedi dalla  loro libidine di denaro, senza il quale essi stessi si giudicherebbero per quello che sono, cioè ammassi di carne, di ossa, di muscoli. “Ma quale utilità avremo ”,  MI Opporrete Voi, o miei 25 Lettori, se non potremo più Ricreare  i nostri attimi esistenziali, intristiti da preoccupazioni le più angustianti, con il diletto che ci ha, sempre, procurato una partita vista in uno stadio o, comodamente, seduti davanti al televisore ? Anche le distrazioni non possono non essere Razionali, Operose o Operative, Salutari per la nostra Comune Felicità e IO Mi Auguro che Sappiate disprezzare un mondo corrotto e corruttibile, quello del “calcio” e dintorni, violento in quanto l’agonismo, a volte criminale, che ispira i gesti, non sempre tecnici, dei protagonisti in/di esso, ha come fine non la Vittoria, Ornata di Lauro, degli Atleti Gareggianti nelle Olimpiadi della Grecia Classica, ma il denaro. La vittoria, quindi, oggi, non rare volte aiutata dal “doping”, non per Dare Completezza alla Vita, Portando lo Spirito al più alto grado di Perfezione; non per Portare a Compimento l’Opera di una Vita Nobilitata, ché Permeata di Rinunce e Sacrifici, virilmente, Sopportati, Tollerati.

Pietro Aretino, già detto Avena Gaetano    


Pubblicato il 31 Maggio 2016

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