Cronaca

Decaro a confronto col Ministro Orlando: via al progetto ‘Casermette’…sarà la volta buona?

Il sindaco Antonio Decaro ha incontrato ieri mattina il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando assieme ai vertici dell’amministrazione di via Arenula con cui ha affrontato  il tema ormai non più rinviabile della   sede unica degli uffici giudiziari a Bari. Si tratta, in buona sostanza, di trovare la sede dei tribunali civili, penali e amministrativi in immobili sicuri e adeguati ad ospitare una funzione così importante come quella della giustizia. Il sindaco ha presentato l’idea progettuale del “ Polo della Giustizia” da allocare su aree dismesse dal Ministero della Difesa, in particolare nelle ex Casermette alla periferia sud della Città, ed ora nella disponibilità dell’Agenzia del Demanio, nel quartiere Carrassi. L’idea progetto, già condivisa all’unanimità dalla Commissione di Manutenzione riunitasi presso la Corte d’Appello il 16 dicembre scorso, prevede l’utilizzo del sedime, per oltre 14 ettari, delle ex caserme “Milano e “Capozzi” . L’area potrebbe ospitare tutti gli uffici giudiziari sia del civile che del penale con un intervento di trasformazione edilizia in partenariato con i privati attraverso lo strumento del “contratto di disponibilità”. “Ho registrato apprezzamento – ha commentato Decaro al termine dell’incontro – da parte del Ministero per l’ipotesi di soluzione condivisa in sede locale con i vertici degli uffici giudiziari, con il Prefetto e con la disponibilità dell’Agenzia del Demanio. Nei prossimi giorni convocherò un incontro tecnico, cui parteciperanno i rappresentanti del Ministero della Giustizia e dell’Agenzia del Demanio, per cominciare a definire i dettagli operativi. Così come ho più volte dichiarato, anche se la Legge di Stabilità prevede che dal 1 settembre prossimo la competenza sull’edilizia giudiziaria non sarà più dei Comuni, resterò a disposizione per individuare la migliore soluzione possibile, nel rispetto dei principi di trasparenza ed efficacia dell’azione amministrativa, affinché si possa dare agli operatori della giustizia una nuova sede all’altezza dell’esigenze delle funzioni che si svolgono e degna di una città che da qualche giorno è diventata erogatrice di servizi su scala metropolitana. Subito dopo l’incontro di Bari – conclude Decaro – fisseremo la data della prima conferenza dei servizi con il Ministero della Giustizia e il Ministero delle Infrastrutture per avviare lo studio di fattibilità del progetto”. Sarà davvero la volta buona per la sede unica della Giustizia a Bari, dopo vent’anni di proposte e idee balzane dei vari sindaci succeduti a Palazzo di Città? Per esempio, prima di arrivare a quest’ultima soluzione dell’area militare di Carrassi, l’amministrazione Emiliano e Sannicandro aveva pensato all’allargamento di via Nazariantz, specificando che era un suggerimento dell’INAIL, proprietario del fatiscente e illegittimo palazzo ove è ospitata la giustizia penale. Eppure egli sa che la sede del penale è provvisoria, che non si possono fare varianti (e l’assessore regionale Barbanente lo ha già diffidato all’ex Sindaco Emiliano in proposito) perché non si possono sottrarre ai residenti le aree per servizi! E ciò nonostante, si voleva, a spese del Comune, allargare una strada per fare un favore all’INAIL? Poi c’era il progetto del secondo Palazzo di via della Carboneria, quello solo progettato e bocciato per due volte dal Consiglio Superiore dei LL.PP. Quello che conteneva il progetto di un’aula bunker del costo di 50 miliardi (quando in Italia il prezzo medio era di 15 miliardi). Ma il Comune di Bari ha riproposto l’utilizzo di parte della ex Manifattura dei Tabacchi (un’altra parte è dell’Università e un’altra è adibita a mercato) senza considerare minimamente che gli edifici sono vincolati, sono totalmente insufficienti, la ristrutturazione costerà una barca di soldi anche perché occorre applicare le norme antisismiche, aggraverà la vivibilità di un rione già penalizzato dal caos viario.

E’ evidente che Sannicandro crede di poter ancora creare confusione tra i cittadini e i giornali che dei cittadini dovrebbero essere l’eco principale. Certo è che, per ragioni oscure e indecifrabili, Emiliano e il suo ex assessore all’Urbanistica Raffaele Sannicandro non hanno mai voluto una “sede unica” per la giustizia, molto probabilmente, separando le sedi giudiziarie e rifiutando, appunto, quella “sede unica” voluta da avvocati e magistrati, ma anche da tutti i funzionari e impiegati dell’amministrazione giudiziaria e dal Ministero della Giustizia.

 

Antonio De Luigi


Pubblicato il 10 Gennaio 2015

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