Primo Piano

Decaro a testa bassa contro il ministro Piantedosi e il centrodestra

Di fatto è scoppiato un caso di "guerra" politico-istituzionale

In queste ultime settimane la città di Bari è balzata all’attenzione delle cronache nazionali per il blitz di arresti (oltre 135) del 26 febbraio scorso, a seguito di un’indagine durata anni e non ancora conclusa sulla criminalità organizzata cittadina e che di riflesso ha lambito anche qualche politico locale ed un’azienda interamente partecipata dal Comune, l’Amtab spa, che – come è noto – è stata affiancata da un amministratore giudiziario. L’Amministrazione comunale, invece, è finora estranea da addebiti e – stante le parole del Procuratore di Bari, Roberto Rossi, – si è sempre distinta, in questi anni, nel contrasto alla criminalità organizzata e comune. Quindi, il sindaco di Bari degli ultimi dieci anni, nonché presidente dell’Anci, Antonio Decaro, non ha nulla da temere né dal prosieguo dell’inchiesta giudiziaria, né tantomeno dall’indagine amministrativa interna al Comune promossa martedì scorso dal ministro degli Interni, prefetto Matteo Piantedosi, che nella sua veste di titolare pro tempore del Viminale, si è limitato ad un atto dovuto, previsto da una legge dello Stato che obbliga il Ministero degli Interni ad un procedimento di indagine, al fine di rassicurare la comunità barese sull’avvenuto rispetto della legalità, attraverso un controllo amministrativo degli atti del Comune di Bari che, anch’esso di riflesso, potrebbe essere stato “vittima” di ingerenze criminali sfuggite involontariamente al controllo dell’Amministrazione cittadina, così – come pare – sia accaduto all’Amtab.  Quindi, siamo in presenza di un controllo straordinario dovuto da parte dello Stato, nella fattispecie rappresentato in questo momento dal ministro Piantedosi, che inspiegabilmente e stranamente si è visto, però, accusato dal sindaco Decaro di aver compiuto un “atto di guerra” nei confronti della Città di Bari. Un’accusa forte che in queste ore sta facendo, a livello nazionale, forse più clamore dell’inchiesta stessa che oltre venti giorni fa ha provocato gli estremi per il controllo. Una reazione scomposta, quella del sindaco Decaro, che – come ha dichiarato un deputato barese di centrodestra, Davide Bellomo, – la replica al Ministero degli Interni del Primo cittadino barese “al provvedimento di accesso ispettivo nei confronti del Comune di Bari assume i toni di un vero e proprio atto intimidatorio”. E ciò è sicuramente un comportamento poco istituzionale da parte di un sindaco di qualsiasi colore politico egli sia, perché – come ha ben chiarito lo stesso Bellomo – “un sindaco che ha davvero a cuore la lotta alla mafia dovrebbe salutare con favore un’indagine che è tesa a verificare se quanto di grave è accaduto nei gangli vitali di un’azienda interamente partecipata dal suo ente, possa aver avuto riflessi e ingerenze (anche) sull’intera attività amministrativa della città”. Infatti, il sindaco Decaro con la sua reazione incomprensibile e scomposta sta prestando il fianco, oltre che ad alimentare dubbi e sospetti da parte di tanti comuni cittadini, ad attacchi politici diretti alla sua persona, come – ad esempio – quello del portavoce di Forza Italia, Raffaele Nevi, che, intervenendo a difesa di due noti parlamentare pugliesi del Gruppo berlusconiano dai recenti attacchi diretti del Sindaco barese, ha candidamente dichiarato: “Mi pare che Decaro stia perdendo la lucidità e mostra di avere forse qualcosa da nascondere, perché  confonde una procedura di  legge  con lo scioglimento del Comune”. Anche se poi ha aggiunto: “capisco che non sia piacevole trovarsi in questa situazione, ma non si azzardi ad attaccare il nostro vicepresidente della commissione antimafia Mauro D’Attis e il nostro viceministro Sisto, che stanno lavorando, con scrupolo e rigore nell’interesse di un territorio, che chiede di fare chiarezza”.  Infatti, il vice ministro barese alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, in un’intervista al Tg 24 di Sky, ha spiegato: “L’inchiesta coinvolge importanti rami dell’amministrazione comunale, si prefigura una gestione delle municipalizzate da parte degli stessi clan che, a quanto si legge (ndr – negli atti) decidevano chi assumere e chi no, anche contro la volontà degli amministratori”. “La responsabilità delle municipalizzate, – ha rilevato Sisto – per deleghe certificate, è a Bari, di appannaggio del Sindaco”, per poi affermare: “In tutti i Comuni d’Italia, anche per molto meno, è stata disposta la commissione di accesso e talvolta lo scioglimento”, precisando: “vedremo quale sarà l’esito, con grande rispetto per la città e per i baresi che hanno il diritto di sapere e fino in fondo, a prescindere dalle appartenenze, che cosa è accaduto nella nostra Città, che cosa è stato fatto della nostra Città, e se chi aveva il compito di vigilare lo ha fatto oppure ha tollerato”. Ancor più grave e clamoroso è il tentativo di Decaro di farsi scudo politico della sua coalizione contro un provvedimento amministrativo che una semplice indagine amministrativa del Ministero a fronte di quanto accaduto. Un errore politico non solo per lui, ma sicuramente per tutta la coalizione che lo sostiene e che così facendo rischia di farsi trascinare in eventuali e (speriamo da cittadini) improbabili responsabilità amministrative di carattere soggettivo in politiche. Infatti, il presidente dei senatori forzisti, Maurizio Gasparri, ha – tra l’altro – prontamente dichiarato: “Stupiscono le reazioni indignate di Decaro e di altri esponenti della sinistra che si ritengono sottratti ad ogni dominio della legge”. Posizione, questa, ricalcata anche dalla capogruppo di Fdi in Commissione Giustizia della Camera, Caterina Varchi, che con una nota ha dichiarato: “Il Pd sta attaccando il governo per un atto ispettivo che punta a verificare il rispetto della legalità in un Comune importante come quello di Bari. Una posizione sconcertante che fa passare ai cittadini un messaggio gravissimo: cioè che di fronte a fatti gravi e al rischio di infiltrazioni della criminalità, lo Stato debba voltarsi dall’altra parte e fare finta di nulla. Una posizione inaccettabile”. Ugualmente pesante l’attacco a Decaro nella sua veste di presidente dell’Anci, dal vice coordinatore del dipartimento Autonomie Locali di Fdi e Sindaco di Lanuvio, che ha affermato: “Far contattare dai funzionali Anci i sindaci membri dell’Associazione per chiedere di sottoscrivere un comunicato di solidarietà per Decaro in qualità di Presidente è gravissimo, oltre che particolarmente penoso. Evidentemente Decaro, dirigente di spicco del Partito Democratico, dimentica le decine di volte in cui autorevoli esponenti del suo partito, a volte sciacalli e a volte garantisti, hanno richiesto l’invio di commissioni d’inchiesta in comuni governati dalle opposizioni. Lascia veramente molto perplessi la reazione scomposta del Sindaco di Bari che, per coprire la mediaticità delle indagini, invoca lo scontro tra Istituzioni”. In definitiva, il Primo cittadino barese questa rischia di essere travolto più dai clamorosi errori di comunicazione che da ciò di cui non è stata finora investita la sua attività politica ed amministrativa. Infatti, – a detta di molti – bene avrebbe fatto, invece, il Primo cittadino barese se, da persona d’onore qual è nella considerazione di tutti, fino a prova contraria, dopo aver avuto notizia da Piantedosi della nomina della Commissione ministeriale di accesso agli atti del Comune, avesse eufemisticamente e semplicemente esclamato: “Che i commissari vengano pure al Comune di Bari: le porte sono aperte e noi sia qui. E siamo sereni!”. In tal modo, sicuramente non ci sarebbe stato alcun “caso Bari” sui cui polemizzare politicamente ed istituzionalmente.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 21 Marzo 2024

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