Decaro, beneficiato dalla “lotteria Emiliano”, vorrebbe bloccare le estrazioni ma cede il posto al suo capo staff
Il Pd verso Vito Leccese per la candidatura a sindaco, ma Laforgia non molla e il M5S ribadisce il suo "no" alle primarie e il "sì" alla discontinuità di guida della coalizione
In vista dell’assemblea cittadina del Pd prevista per domani anche l’assessore dem barese Pietro Petruzzelli ha ritirato ufficialmente la sua candidatura a sindaco di Bari per il centrosinistra per non intralciare la candidatura unica di Vito Leccese, capo di Gabinetto del sindaco di Bari uscente, Antonio Decaro (Pd). Quindi, dopo il passo indietro del deputato Marco Lacarra e di un altro dell’assessore dem, Paola Romano, anche quello che sembrava essere il più irriducibile a mettersi da parte (ha raccolto ultimamente circa 5mila firme a sostegno della sua candidatura), l’assessore all’Ambiente e Sport Petruzzelli per l’appunto, ha mollato la presa della candidatura a sindaco, lasciandosi evidentemente convincere da Decaro e dallo stesso Leccese, verosimilmente in cambio di una contropartita personale nella futura amministrazione, qualora vincesse il centrosinistra a guida Leccese. Petruzzelli, infatti, anche nel 2014 – come si ricorderà – nel Pd ambiva alla candidatura a sindaco, ma poi la ritirò in extremis per lasciare in piedi alle primarie solo quella di Decaro contro il civico Giacomo Olivieri, ottenendo in cambio da Decaro rassicurazioni sul suo futuro politico in giunta, come di fatto è poi avvenuto. Petruzzelli, ha motivato la sua decisione in una conferenza stampa tenuta nel suo quartiere, il Libertà, dove ha detto: “Non è un passo indietro il mio io, ci ho provato seriamente, però il ceto politico ha deciso diversamente”. “Ha deciso – ha proseguito Petruzzelli – di non puntare su di me nonostante avessi un gran consenso tra i cittadini, tutti i sondaggi mi davano in testa, avevo raccolto oltre 5mila firme, ma il ceto politico ha detto di no. Ma la colpa non è del ceto politico ma mia che non sono riuscito a convincerli”. L’assessore della giunta Decaro non ha però particolarizzato chi sono gli esponenti di tale “ceto politico” del Pd, barese o nazionale, che lui non è riuscito a convincere, limitandosi solo ad affermare: “Credo che il Pd, come tutti i partiti, stia perdendo la funzione di cinghia di trasmissione tra cittadini e i decisori e su questo bisogna lavorare”. E’ chiaro, però, che tra i componenti del ceto politico indicato da Petruzzelli vi è sicuramente il principale sponsor della candidatura a sindaco di Leccese, ovvero il sindaco Decaro. Infatti, a perorare con forza la candidatura a sindaco del suo capo di Gabinetto è proprio Decaro che, da quando si è accorto di non riuscire a spuntare l’abolizione del limite dei due mandati consecutivi dal Parlamento, anziché dedicarsi unicamente al suo futuro politico di candidato alle prossime elezioni europee, sta puntando a come poter piazzare un esponente di sua stretta fiducia sulla poltrona che sta per lasciare. Infatti, il prescelto da Decaro per la candidatura a sindaco del centrosinistra non è né un autentico esponente dem, né uno dei suoi assessori (come accadde con Michele Emiliano nel 2014), bensì il capo del suo staff personale al Comune ed alla Città metropolitana, ossia Leccese. In altri termini, Decaro dopo essere stato il beneficiario della “lotteria Emiliano” sia nel 2014 che nel 2019, alla fine dei suoi due mandati, da presidente dell’Anci ha tentato di bloccare le “estrazioni”, chiedendo con insistenza, nell’ultimo anno e mezzo, a Governo e Parlamento l’abolizione del limite dei due mandati consecutivi per i sindaci dei Comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti. Infatti, l’ultima richiesta di Decaro in tal senso è – come abbiamo riferito in altro precedente nostro servizio – della scorsa settimana, quando ha inviato una lettera a tutti i parlamentari, per invitarli ad estendere la possibilità di terzo mandato consecutivo anche ai sindaci dei Comuni con più di 15mila abitanti (e quindi anche a lui) in sede di conversione in legge del decreto approvato qualche giorno prima dal governo Meloni, che- come è noto – ha innalzato da due a tre i mandati per i sindaci dei Comuni con popolazione tra 5 e 15mila abitanti e soppresso ogni limite per i Primi cittadini dei centri inferiori ai 5mila abitanti. Pertanto, venuta meno recentemente anche
quest’ultima speranza, Decaro – a detta di molti – sta puntando con forza sulla candidatura a sindaco del suo capo di Gabinetto, con il fine evidente di potersi garantire in futuro la possibilità di continuare ad avere “le mani in pasta” al Comune di Bari anche quando non sarà più sindaco. Prospettiva, questa, che di certo non onora i principi più elementari di democrazia e rinnovamento ed alternanza delle classi dirigenti politica di una città e di una nazione effettivamente libere dai condizionamenti determinati dalle incrostazioni di potere che, primo o poi, finiscono – come la storia passata del nostro Paese insegna – per compromettere gli equilibri di una società realmente matura democraticamente. Perciò, il rischio paventato dall’assessore Petruzzelli. in conferenza stampa, sulla “cinghia di trasmissione” tra partiti e cittadini che non sarebbe più funzionante o addirittura rotta, a Bari ha sicuramente un nome e si chiama – a detta di alcuni ben informati – “sistema Decaro”. Ovvero un “sistema di potere” fondato sulla continuità non solo politica della gestione delle istituzioni, ma principalmente personale o diretta, attraverso persone di stretta fiducia. “Usque tandem?”
Giuseppe Palella
.
Pubblicato il 7 Febbraio 2024