Cronaca

Decaro come il marchese del Grillo: “Io sono io e voi non siete ….”

 lI progetto della riqualificazione di via Sparano, da sempre considerata il “salotto buono” della città, sta suscitando un enorme vespaio di polemiche. La storica strada, fulcro del commercio barese, elegante via nella quale hanno fatto acquisti intere generazioni di baresi, dal prossimo autunno sarà oggetto di una vera e propria “rivoluzione copernicana”, e sarà stravolta, ma forse non migliorata come temono migliaia di cittadini già riuniti in comitato ed agguerriti , nei suoi assetti sociali, commerciali ed urbanistici. Un progetto dal costo milionario – oltre 4 milioni e 600mila euro – a firma di una nota architetto romana, la 53enne  Guendalina Salimei,  che sarebbe legata secondo i beni informati  da un rapporto amicale con i figli di una ex assessora comunale della giunta Emiliano . Un’idea innovativa ,stando alle intenzioni della progettista, per proiettare Bari in una dimensione ultramoderna. Un’opera futuristica, ma a detti di molti fredda e non coinvolgente, che forse questa città provinciale non è ancora in grado di apprezzare? Può darsi,fatto sta che  i baresi sono affezionati a questi luoghi di storia cittadina  come i romani ai sampietrini. Ma al di là della bontà del progetto, delle opinioni sul nuovo look e sul suo futuro impatto visivo,(“cimiteriale” secondo il giudizio di non pochi cittadini), il cuore della protesta, o della” rivolta” civile , riguarda  anche l’estirpazione delle venti quattro palme attualmente allocate in grossi blocchi di pietra e marmo, che fungono  anche da panchine ,  anch’esse destinate al completo smantellamento . L’estirpazione delle palme, che oggi costituiscono una fonte di riparo e refrigerio negli assolati pomeriggi estivi,nel progetto dell’architetta Salimei  permetterà al cittadino ed al visitatore il tanto decantato effetto “cannocchiale”, che consentirà di vedere  , su un asse visivo sgombro da vistose suppellettili, tutta la lunghezza di via Sparano, da corso Vittorio Emanuele fino alla stazione. Questo strabiliante effetto ottico , si afferma con una punta di facile ironia, sarà particolarmente apprezzato dalle forze dell’ordine,  che riusciranno  a vedere con una certa  facilità sin da lontano tutta l’illecita attività dello spaccio di droga da parte di pusher extracomunitari che da anni vendono stupefacenti in piazza Umberto.Premessa la suddetta, sorprendente peculiarità del progetto, addirittura risolutiva di scottanti problemi di ordine pubblico, va detto che alle vibranti  proteste dei cittadini circa l’annunciato e imminente restyling, il sindaco Antonio Decaro ha risposto concedendo ” ai rivoltosi “, per ora, bontà sua, solo la possibilità di scegliere il colore della pavimentazione dei futuri salotti tematici, ed altre quisquilie di poco conto. Un contentino, insomma, che i sudditi baresi dovrebbero accettare supinamente , chinando il capo davanti alle decisioni piovute dall’alto, senza lamentarsi o pretendere di discuterle. Forse che con le “poche ” tasse che pagano,  questi pecoroni  vogliono pure dire la loro  accampando  diritti? La cosa, in alto,  è giudicata intollerabile. E poi, a detta del sindaco il progetto non può subire variazioni significative in quanto è stato visionato da Soprintendenza e Ministero dei Beni culturali. Ci perdoni il primo cittadino, ma se la Soprintendenza è la stessa occhiuta istituzione che ha permesso e consentito quella “grande schifezza” del grosso e lungo tubo metallico che sfregia, da più di un anno, il retro del teatro Piccinni, ci permetta allora  di nutrire seri dubbi sulla professionalità di qualche funzionario dell’autorevole Ufficio. Sull’ignobile realizzazione, che deturpa uno degli edifici più antichi di Bari, e che grida vendetta nei confronti della storia urbanistica della città, esiste una sorta di segreto di Stato; non si riesce ,infatti,a sapere chi lo ha realizzato,quali sono stati i costi, le presunte colpe a livello istituzionale dei vari dipendenti e funzionari, e se un giorno sarà finalmente rimosso l’orrendo serpentone metallico.  La cosa più curiosa è che in seguito all’interessamento alla predetta vicenda del nostro giornale,unico nel panorama d’informazione locale,e pure di  un consigliere comunale di opposizione,  il sindaco Decaro, che come tutti  sanno è di professione ingegnere , non ha proferito una sola sillaba sulla stolta realizzazione, installata proprio alle spalle di” casa sua”, ovvero Palazzo di Città. Tornando all’espianto delle palme da via Sparano,è d’obbligo un quesito: è possibile conoscere la loro futura allocazione? Dove queste piante, considerate “patrimonio vegetale”, saranno reimpiantate?  Oltre un ventennio fa il costo di questi grossi arbusti,  e la realizzazione dei succitati contenitori, comportò un esborso di denaro non indifferente, stimabile intorno alle  centinaia di migliaia di euro provenienti da denaro dei contribuenti, naturalmente. Siamo, quindi, di fronte ad un  classico caso di dispendio di pubblico denaro, con   soldi  gettati alle ortiche,  tanto da ipotizzare un possibile danno erariale, meritevole dell’attenzione della Corte dei Conti? Un interrogativo pertinente? Forse.  C’è un altro aspetto della vicenda di non poco conto: in autunno, una volta avviati i lavori che si protrarranno per circa un anno e mezzo, quale sarà la sorte lavorativa ed economica dei commercianti di questa prestigiosa strada? Per loro sono previste agevolazioni fiscali in grado di bilanciare i possibili mancati introiti? La realizzazione del parcheggio di piazza Cesare Battisti, come si ricorderà, mise seriamente in ginocchio per anni i commercianti della zona; l’augurio è che non si ripeta una simile catastrofe.

 

Piero  Ferrarese


Pubblicato il 24 Maggio 2016

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