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Decaro e Lacarra restano “renziani”, per ora

 

Per ora, sia il segretario del Pd pugliese, Marco Lacarra, sia il sindaco di Bari e della Città metropolitana nonché presidente dell’Anci, Antonio Decaro, continuano ancora a dichiararsi “renziani” e come tali all’interno del Pd sono schierati conto la candidatura, ormai ufficiale, del governatore pugliese, Michele Emiliano, alla segreteria del partito. Infatti, il sindaco Decaro ha dichiarato di stare con Matteo Renzi già il giorno dopo la partecipazione di Emiliano alla trasmissione televisiva “In ½ ora” di Rai 3, condotta da Lucia Annunziata, dove il presidente della Regione Puglia già preannunciò la propria disponibilità a candidarsi contro l’ex premier, per la guida del Pd. Lacarra, invece, pur continuando a mantenere un certo riserbo e, quindi, a non rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale sulla sua posizione all’interno del partito e, in particolare, sulla fazione con cui è schierato nella partita in corso nel Pd nazionale, lunedì scorso in Direzione ha votato a favore dell’ordine del giorno presentato dalla maggioranza interna che fa capo a Renzi. Vale a dire, a sostegno della linea del segretario uscente che prevede la celebrazione del congresso nel giro di qualche mese, prescindendo dal fatto se il Parlamento avrà o meno deciso su una nuova legge elettorale omogenea par Camera e Senato. E, quindi, in rotta con quanto chiede la minoranza dem e con essa anche il governatore pugliese, Emiliano. In altri termini, il segretario pugliese Lacarra pur non professatosi ancora “renziano”, come ha fatto Decaro qualche settimana fa, si è comunque confermato ancora “renziano”, ma per “facta concludentia”. Ossia con una manifestazione tacita di assenso alla linea di Renzi, però desumibile dal suo comportamento di voto in Direzione nazionale. Non che ciò significhi molto ai fini della futura conta congressuale, ma è pur sempre, ad oggi, un’indicazione su come si è posizionato Lacarra nella battaglia intrapresa da Emiliano nei confronti dell’ex premier. Infatti, c’è rilevare che il voto dello scorso lunedì di Lacarra in Direzione non era affatto determinante ai fini dell’approvazione o respingimento dell’ordine del giorno della maggioranza renziana, tanto che alcuni componenti facenti capo al ministro della Giustizia, Andrea Orlando, si sono astenuti ed una larghissima fetta di quelli che costituiscono la minoranza interna al Pd hanno addirittura disertato il voto, come pure molti della stessa maggioranza  non si sono presentati all’urna, dando evidentemente per scontato l’esito della consultazione. Esito prevedibilmente scontato anche per la minoranza, visto che ha financo rinunciato a mettere in votazione una propria mozione che avrebbe impegnato il partito a sostenere il governo Gentiloni fino alla scadenza naturale della legislatura. Però, l’attuale permanenza di Decaro e, soprattutto, di Lacarra nell’area renziana non assicura affatto che questi non possano cambiare casacca nel Pd in corso d’opera. Infatti, il confronto interno tra la maggioranza che attualmente sostiene Renzi e la minoranza contestatrice del segretario, tra cui figura anche il pugliese Emiliano, è appena agli inizi. Per cui, se non ci sarà la paventata scissione (minacciata, ma probabilmente non attuata), non è detto che fino alla fine il contendente unico di Renzi potrà essere Emiliano. Perciò, in caso di disaccordo, come sembra, tra le varie anime interne al Pd, la scelta del segretario avverrà con le ormai note primarie, dove al primo turno verosimilmente nessuno degli aspiranti segretari raggiungerà la maggioranza assoluta dei voti e la partita decisiva sarà quindi quella del secondo turno, quando la conta dovrà avvenire tra i due concorrenti più suffragati al primo turno. Ed è qui che la partita si farà decisiva, ma anche interessante, per la vittoria finale. Infatti, ciò che sarà decisivo capire, soprattutto per i renziani pugliesi come Decaro e Lacarra, se Emiliano potrà essere della partita contro Renzi al secondo turno delle primarie oppure no. Infatti, nell’ipotesi che il governatore pugliese non sia il concorrente diretto di Renzi e che dovrà limitarsi solo a dar manforte al rappresentante anti renziano più supportato al primo turno, allora per Decaro e Lacarra non ci sarà sicuramente alcun imbarazzo nel sostenere Renzi anche al secondo turno delle primarie. Se invece, come appare probabile, lo sfidante unico dell’ex premier anche al ballottaggio dovesse essere Emiliano, allora il “gioco” per segretario del Pd pugliese, Lacarra, ma anche per il Primo cittadino barese, Decaro, si complicherà notevolmente, perché a quel punto la loro “partita” diventerebbe parecchio ingarbugliata, qualora dovessero decidere di schierarsi nello scontro diretto tra Emiliano e Renzi per la guida del Pd. Perciò, l’attuale permanenza di Lacarra e Decaro nel fronte renziano è presumibilmente dovuta al fatto che in ballo ci sarebbe la speranza di una loro possibile candidatura alle prossime elezioni politiche. Obiettivo, questo, che potrebbe per loro essere facile da raggiungere, qualora a gestire le candidature fosse Renzi nella veste di riconfermato segretario di Largo del Nazzareno. Dunque, verosimilmente l’obiettivo di Lacarra e Decaro è quello di ottenere il ruolo di capolista in uno dei collegi pugliesi previsti dall’attuale legge elettorale (l’Italicum) che, essendo una candidatura bloccata, vale a dire senza voto di preferenza,  garantirebbe loro lo scranno a Montecitorio senza alcuno sforzo. Diversamente, in caso di vittoria di Emiliano od altro esponente del Pd non renziano, tale meta sarebbe per loro al momento una pura chimera. Quindi, è probabile che Lacarra e Decaro continuino a stare sul “carro buoi” di Renzi non tanto per convinzione, bensì per convenienza. Per cui, nei prossimi mesi la loro effettiva permanenza sul predetto “carro” sarà garantita non tanto da ciò che dichiarano, ma in fin dei conti da ciò che concretamente nei loro rispettivi ruoli politici saranno capaci di dimostrare in Puglia a supporto della riconferma a segretario del Pd  del giovin “bardo fiorentino”.  “Sceriffo” Emiliano permettendo.       

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 15 Febbraio 2017

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