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“Decaro minaccia di abbandonare la politica… Un collaudato copione propagandistico?”

L'ex Primo cittadino sostiene di non essere "tranquillo" ed anziché denunciare l'accusatore per calunnia, fa ancora una volta la "vittima", incassando la solidarietà del suo successore, Vito Leccese

L’ex sindaco di Bari ora eurodeputato, Antonio Decaro del Pd, in un recente post pubblicato sulla sua pagina di Facebook, si è dichiarato “non tranquillo” e, in certi momenti, di aver voglia di abbandonare la politica e tornare a fare l’ingegnere all’Anas, con la speranza di non essere più calunniato. A fare agitare ultimamente l’ex Primo cittadino barese sono state – come è noto – le dichiarazioni di conferma, davanti ai giudici in un’aula di Tribunale, che un collaboratore di giustizia, Nicola De Santis, ha riferito nuovamente di un presunto incontro, in un bar di Torre a Mare, tra Decaro e Massimo Parisi, fratello del boss di Japigia, Savino. Infatti, la versione del fatto è stata confermata dal pentito De Santis nel corso di uno dei processi scaturiti dall’inchiesta “Codice interno” su presunti rapporti tra alcuni clan baresi ed il mondo politico ed imprenditoriale locale. Decaro, invece, scrive nel suo post: “Un signore che non conosco dice che in un’epoca imprecisata, 14 o 16 anni fa incontrai il fratello del boss della famiglia Parisi. Nella mia città, davanti a tutti. La cosa è così assurda che dovrebbe lasciarmi tranquillo”. Ma così non è. Infatti, l’europarlamentare Dem sottolinea per due volte nel post che tranquillo non è, “perché – a suo dire – stiamo parlando di una questione già archiviata dalla magistratura che all’improvviso rispunta fuori per l’ennesima volta”. Un incontro che l’ex sindaco barese – come è noto – ha sempre negato, ma che il pentito De Santis, dopo averlo riferito tempo fa agli inquirenti, ora lo ha ribadito nel corso di un’udienza in uno dei processi che si stanno svolgendo a Bari a carico degli imputati nell’inchiesta “Codice interno”, avviata tempo fa dalla Dda (Direzione distrettuale antimafia).  Per questo Decaro nel suo post si chiede: “Cos’altro devo fare ancora per allontanare da me la sporcizia di queste calunnie?” E inoltre: “Cosa devo fare ancora per non vedere il mio nome accostato alla mafia? Devo ricordare un’altra volta che quelle persone che si dice io abbia incontrato le ho denunciate, io stesso?”. Per poi aggiungere: “Devo dire un’altra volta che contro queste persone ho chiesto e ottenuto che il Comune di cui ero sindaco, si costituisse parte civile? Devo ricordare che sono sotto scorta da anni?” E, quindi, concludere: “Non sono e non sarò tranquillo finché queste accuse mi continueranno a sporcare come persona e come uomo politico”. Però, su Facebook c’è anche chi (ndr – l’ex consigliere regionale pentastellato di Gravina di Puglia, Mario Conca) con un evidente pizzico di ironia si chiede: “Scusate, ma è sempre quel Decaro che non ricorda di essere andato a casa della sorella di Capriati (ndr – altro noto boss cittadino) a Bari vecchia, come dichiarato a più riprese dal suo mentore Emiliano in TV e a piazza Ferrarese?” E, proseguendo, si chiede anche: “E sempre quel Decaro che non ha mai proferito parola sull’assunzione del cugino omonimo in Amtab?” Per poi passare – continuando nello stesso post – ad altri interrogativi a cui Decaro evidentemente non ha mai risposto o chiarito i fatti. Infatti, si legge inoltre nel post di Conca: “E sempre quel Decaro che non ha detto nulla dell’assunzione della nipote di Sandro Cataldo (ndr – marito di Anita Maurodinoia ed indagato in altre vicende per voto di scambio, etc.) nella municipalizzata Retegas, la figlia del cugino omonimo che sta al vertice di Adisu su indicazione di Emiliano?” E non si fermano qui le curiosità dell’ex pentastellato di Gravina, perché – sempre nello stesso post – Conca domanda ancora: “E sempre quel Decaro che segue la pagina di Tommy il cantante, nipote di Massimo (ndr – Parisi) e figlio del Boss (ndr- di Japigia)?” E per non aggiungere verosimilmente altre domande scomode, ma su cui un politico avrebbe dovuto forse dare risposte da tempo, l’ex pentastellato della Regione Puglia si dichiara pronto a scommettere che “Decaro non sa neppure che il padre del pentito De Santis è dipendente comunale e suo fratello è dipendente Amtab”, ipotizzando ironicamente che l’impegno politico ventennale di Decaro potrebbe avergli “gravemente inficiato la memoria”. Infatti, a questo proposito, c’è già anche chi, parlando dell’ex Primo cittadino barese, lo ha già etichettato come “lo smemorato di Torre a Mare”, a causa dei suoi troppi ricordi non chiariti. Ma lo stesso Conca in un post successivo, commentando il post di Decaro in cui annuncia (o “minaccia”?) di voler abbandonare la politica per ritornare all’Anas, si dichiara d’accordo con lui che i presunti incontri con i parenti dei boss baresi sono “fatti vecchi”, invitandolo a non fare ogni volta “la parte della vittima, dicendo di essere sotto scorta come se mai qualcuno avesse attentato” alla sua vita. Perché – ha rilevato Conca – “chi teme per la propria incolumità non se ne va ad immergersi nelle folle festanti”, ma se ne starebbe rintanato “come facevano i tanti che sono stati comunque ammazzati per mano della mafia”. Per poi far retoricamente presente che sarebbe invece interessante sapere da Decaro il “pensiero sui vari D’Adamo, Pierno, Sandrino, Maurodinoia, Olivieri, Lorusso, Pisicchio, Vulcano, delle orecchiette abusive, dei parcheggi abusivi, dei tanti fatti di Amtab” (ndr – di cui Decaro, sia nei suoi dieci anni da sindaco che nei precedenti dieci, da assessore di Emiliano alla Mobilità ed i Trasporti, ha detenuta la delega e quindi il controllo), nonché “dei concorsi di Retegas, delle case popolari, di cassa prestanza, etc.”. Insomma, su tutti quei personaggi che, in un certo qual modo, si sono relazionati con Decaro da sindaco e che ora sono stati interessati da scandali o inchieste giudiziarie, ma che però – sottolinea lo stesso Conca – “hanno anche connotato il suo operato da amministratore locale” e su cui non ha mai detto nulla, sapendo che nessuno gli avrebbe chiesto conto.  In altri termini, l’ex consigliere regionale del M5S accusa verosimilmente Decaro di recitare un copione molto bene orchestrato, eludendo ogni volta il merito dei temi facendo la parte della vittima. E su ciò non sarebbe, forse, neppure da escludere che a dirigere la regia di simili “commedie” possa essere qualche esperta ed affermata società di marketing politico. A dichiarare solidarietà a Decaro è invece il suo successore a Palazzo di Città, Vito Leccese, che in una nota, tra l’altro, ha affermato: “Chi conosce Antonio come lo conosco io; chi lo ha visto come me in questi anni segnalare alle Forze dell’Ordine ogni più piccolo sospetto di illegalità; chi lo ha visto denunciare gli estorsori, combattere i riti delle famiglie criminali, resta profondamente amareggiato di fronte alla riproposizione per l’ennesima volta di presunti ricordi di un collaboratore di giustizia. Ho visto i fatti che Antonio ha messo in campo e quelli non mentono. Anzi sono la migliore testimonianza di ciò che è stato rispetto alla calunnia”. Per poi concludere dicendo di comprendere “l’amarezza e la sensazione di impotenza che emerge” dalle sue parole dell’ex Primo cittadino e, quindi, di essergli “profondamente vicino come amico”, ma soprattutto come sindaco, perché così facendo sente anche “di interpretare sinceramente i sentimenti dei baresi”. Ma forse i baresi vorrebbero anche avere chiarezza sui tanti fatti eclatanti e sconcertanti che stanno sconvolgendo ed infangando la loro città. Cosa che finora l’ex sindaco Decaro – a detta di tanti – non sembra aver mai fatto, tranne che “recitare ad effetto – sostengono alcuni – un copione” scritto probabilmente da chi è incaricato unicamente di cura il marketing del politico Decaro e, come ovvio che sia, non anche il merito delle questioni e per le quali sarebbero auspicabili doverosi chiarimenti alla collettività amministrata. A cominciare dal fatto che verosimilmente chi sente effettivamente vittima di una calunnia sporge denucia contro il presunto calunniatore, anziché paventare soltanto di voler abbandonare la scena politica. Ma forse anche questo è un altro capitolo di uno stesso copio, perché chi intende realmente uscire di scena dalla vita pubblica lo mette semplicemente in atto, senza “se” e senza “ma”. E, soprattutto, senza annunci. Diversamente trattasi di un’altra “sceneggiata” propagandistica allo stato puro.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 6 Dicembre 2024

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