Decaro non ufficializza, ma lavora sotto traccia per la candidatura a governatore

In attesa che la Corte costituzionale si pronunci sul ricorso presentato dal governo Meloni contro la legge della Regione Campania che consente al governatore uscente, Vincenzo De Luca, di potersi ricandidare per un eventuale terzo mandato consecutivo e che, se fosse dichiarata legittima dalla Consulta, anche in Puglia spianerebbe quasi sicuramente la strada ad una legge regionale analoga, per consentire anche a Michele Emiliano di ripresentarsi candidato presidente per la terza volta, l’eurodeputato barese Antonio Decaro del Pd, pur non avendo ancora dichiarato ufficialmente la disponibilità alla candidatura a presidente della Regione, sta comunque lavorando sotto traccia per correre alle prossime elezioni alla carica di governatore della Puglia. Insomma, a “Mister preferenze” del Pd, alle europee dello scorso anno, l’elezione al Parlamento di Bruxelles e l’incarico a presidente della Commissione permanente all’Ambiente di detta Assemblea evidentemente non fanno per lui e, comunque, fare l’eurodeputato forse gli va stretto e preferisce ritornare in Puglia, se gli sarà consentito. Infatti, se l’ex Primo cittadino barese fosse effettivamente il prossimo candidato del centrosinistra a presidente della Regione, non sarebbe la prima volta per lui che, a distanza di pochi mesi da una sua elezione parlamentare, si presentasse nuovamente candidato, per tentare di rientrare nella sua “patria” elettorale ad occupare un importante ruolo di governo del territorio e, quindi, di pura gestione del potere. Come si ricorderà, Decaro, da quando nel 2004 è entrato nella scena politica locale, dalle poltrone di gestione pura del potere non è mai allontanato. Difatti, l’eurodeputato barese dei dem fece il suo debutto al Comune di Bari, nel luglio del 2004, da assessore esterno alla Mobilità nel primo mandato di sindaco dell’ex pm Michele Emiliano. Incarico, questo, che gli fu riconfermato dallo stesso Emiliano nella sua seconda consigliatura, dopo che nel giugno del 2009, da candidato al Consiglio comunale, si era fatto eleggere con oltre 2500 voti di preferenza, contendendo il primato degli eletti nella lista dem al veterano Emanuele Martinelli, che di Emiliano era stato vice. L’anno successivo, ossia nel marzo del 2010, quindi a meno di un anno dalla candidatura alle amministrative baresi, Decaro si presentò candidato al Consiglio regionale, risultando eletto con oltre 15mila voti di preferenza e condividendo con l’uscente Nicola Canonico il primato dei maggior suffragati della lista dem della provincia di Bari. Risultato, quest’ultimo, che, benché fosse neofita alla Regione, gli consentì di assurgere al ruolo di capogruppo del Pd in Consiglio. Al Comune Decaro, pur lasciando la poltrona in giunta, comunque continuò a rimanere con le mani “in pasta”, poiché Emiliano, dopo l’elezione al Consiglio regionale, continuò a tenerlo in qualità di delegato alla Mobilità cittadina. Nomina che “Mister preferenze” del Pd mantenne anche dopo il febbraio del 2013, quando lasciò la Regione per essere eletto al Parlamento nazionale, in posizione sicura nel listino bloccato pugliese del suo partito. Infatti, l’allora segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, stranamente concesse al consigliere regionale neofita Decaro la possibilità a partecipare alle primarie per la candidatura alla Camera, mentre la negò ad un altro consigliere regionale neofita del Pd, il brindisino Fabiano Amati, che – tra l’altro – vantava dalla sua anche il fatto di essere stato in precedenza segretario regionale della Margerita (prima della nascita del Pd) ed assessore regionale esterno nella giunta Vendola dal 2008 al 2010. Ma – come è anche noto – la corsa di Decaro ad essere consecutivamente candidato non si fermò neppure dopo il suo passaggio, nel 2013, dalla Regione a Montecitorio. Infatti, nel 2014, a seguito del mancato ingresso nel governo Renzi, in veste di aspirante sottosegretario ai Trasporti, Decaro decise di tentare il rientro nella sua città candidandosi a Primo cittadino, per succedere ad Emiliano che – come è noto – non poteva ripresentarsi per un terzo mandato consecutivo a sindaco. Come sono andati i fatti di Decaro da allora in poi è ben noto. Infatti, con l’elezione a sindaco di Bari del 2014, Decaro si “conquistò” (grazie alla “legge Delrio” voluta dal governo Renzi!) anche la guida della “Città metropolitana” barese, ossia della ex Provincia di Bari. Ed è con entrambe tali cariche (oltre che con quella di presidente dell’Anci conseguita nell’ottobre del 2016 sempre grazie all’allora premier e segretario dem Matteo Renzi!) che Decaro nel 2024 si è presentato candidato al Parlamento europeo nella Circoscrizione elettorale meridionale, sbancando con i voti di preferenza (oltre 500mila), ottenuti verosimilmente grazie a tali posizioni di potere e mettendo in ombra financo la segretaria nazionale dei Dem, Elly Schlein, che non è riuscita ad andare oltre le 350mila preferenze in nessuna delle due Circoscrizioni in cui era candidata da capolista. Quota, quest’ultima, a cui si è fermato anche il presidente del Pd, Stefano Bonaccini, alle europee scorse da capolista nella sua Circoscrizione elettorale, oltre che da governatore in carica dell’Emilia-Romagna. Ma il primato di Decaro alle europee con le preferenze, per noi pugliesi, non ha eguali neppure nella storia politica passata della nostra regione con i voti che ottenevano alle elezioni leader ben più autorevoli degli attuali Schlein e Bonaccini. Infatti, il ricordo va allo statista pugliese Aldo Moro, che alle politiche del 1968, da premier in carica, con un sistema elettorale proporzionale e la pluri- preferenza (quindi pressoché analogo a quello delle europee), nella Circoscrizione Bari-Foggia per le elezioni alla Camera ottenne poco più di 150mila voti nella lista del suo partito, ovvero la Dc, che in detto collegio elettorale, in una competizione dove a votare si recava mediamente oltre l’80% degli aventi diritto, conseguiva circa il 45% dei voti di lista. Mentre alle ultime europee i votanti sono stati in media il 49% ed il Pd in Puglia ha ottenuto un risultato medio che si aggira intorno al 30% dei voti validi. Ebbene con tali dati Decaro ha conseguito nella sola provincia di Bari oltre 200mila voti di preferenze e più di 350mila in tutta la Puglia. “Ma – si chiedono in molti – dopo un successo elettorale di tale portata, il partito di Schlein dovrebbe chiedere a gran voce a Decaro di rimanere al Parlamento di Bruxelles e non certo di ritornare in Puglia”. Invece, pare, che l’interessato abbia intenzione di lasciare il seggio a Bruxelles per candidarsi alla Regione. Ossia di ritornare in Puglia evidentemente per continuare a mantenere ininterrottamente le “mani nella pasta” del potere locale.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 11 Marzo 2025